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mercoledì 24 giugno 2015

TIME TABLE. A TAVOLA NEI SECOLI



Nella bellissima Sala del Senato di Palazzo Madama a Torino una mostra che evoca il tempo e lo spazio della condivisione che nelle società occidentali è rappresentato dalla tavola imbandita.

La mostra ha puntato sulla teatralizzazione della ricca collezione di arte decorativa del museo piemontese, 180 pezzi di cui la metà mai esposti.
Il percorso tematico e cronologico ideato dal registra teatrale Roberto Piana con Studio2fashion si articola in sei tavoli principali che coprono un arco di tempo che va dal basso Medioevo al Novecento.
Su ogni tavolo (dell'azienda di arredo LAGO) sono stati disposti gli oggetti ideati e creati in ogni tempo da artisti e artigiani per accompagnare i riti della convivialità: dalle umili ciotole graffite del Quattrocento




alle sofisticate allegorie dipinte della maiolica rinascimentale, fino al trionfo della porcellana





e al colorato design della tavola borghese del Novecento


Accanto alle stoviglie, altri manufatti evocano aspetti della vita quotidiana di ogni tempo, momenti particolari e diversi da quelli legati al cibo: strumenti musicali, giochi di società, abiti, elementi di arredo 










Completano la visita una ceramica Sèvres, personalizzata dall'artista israeliano Izhar Patkin, su invito dello storico Ristorante Del Cambio di Torino e un volumetto seicentesco di proprietà dell'azienda Guido Gobino, che esalta le virtù del cacao.
Arte, cibo, convivialità sono le coordinate della mostra Time Table. A tavola nei secoli, fino al 18 ottobre 2015 a Palazzo Madama - Torino.

lunedì 22 giugno 2015

Artisti contemporanei: Botto & Bruno

Gianfranco Botto (Torino, 1963) e Roberta Bruno (Torino, 1966) hanno frequentato l’Accademia di Torino, seguendo i corsi di Giulio Paolini , sono una giovane coppia nella vita ed in arte, che vive alla periferia di Torino. Nati e cresciuti entrambi in quartieri periferici, grazie alla loro cultura sofisticata, hanno saputo trattare la marginalità come un tema culturale su cui intervenire per sondarlo in tutti i suoi risvolti.
I due artisti usano principalmente la macchina fotografica: scattano moltissime immagini delle periferie urbane, della loro città e dei luoghi dove vanno ad esporre, o di dovunque capiti di recarsi. Scelgono quartieri ed edifici per lo più abbandonati, ma non necessariamente: capannoni, fabbriche, scuole, palazzi popolari da abitazione.

Tramite un lavoro interamente manuale (manuale è anche il procedimento di realizzazione dei video costruiti su sequenze fotografiche) realizzano poi dei collages e creano nuovi scenari  giustapponendo liberamente particolari delle fotografie.
L'opera risulta così l'assemblaggio di molti luoghi veri e alla fine ci mostra un luogo inesistente che potremmo chiamare non luogo, 


 

caratterizzato dalla mancanza di attività e abitati al massimo da una o due figure (gli artisti stessi) che non guardano in faccia lo spettatore, ma volgono lo sguardo a terra.
Nel lavoro dei due torinesi, le aree industriali dismesse sono avvicinate con un sentimento malinconico ma non rassegnato. I personaggi, sempre s-figurati, sono avvolti da un alone di autismo relazionale che si staglia sotto il cielo post-atomico e un ambiente surreale ma non irreale.
 

     

Il compito di Botto & Bruno è quello di irrompere all’esterno per comunicare quanto si vede da quel luogo. È per questa ragione che i due lavorano non solo nei luoghi istituzionali dell’arte, ma anche in luoghi cittadini come la metropolitana di Napoli 

 
e sulla circumvesuviana (Vento sotterraneo, 2003) o anche con interventi su immobili industriali come sull'ecotermica di Banchette, nei pressi di Ivrea  (modernissima centrale di energia termica alimentata a metano e a servizio del teleriscaldamento cittadino) per la quale la società di gestione - ETS Ecotermica Servizi - ha pensato il progetto ETforArt, "per favorire l'impatto ambientale del nuovo insediamento industriale situato all'ingresso della conurbazione di Ivrea attraverso l'intervento di artisti italiani contemporanei”.

Grandi lavori sono stati presentati in gallerie e palazzi storici dove la coppia ha assemblato artigianalmente fotografie dando vita a scenari riprodotti in scala 1:1, incollati alle pareti delle sale espositive, ma anche sul soffitto e sul pavimento,immergendo lo spettatore in un'installazione praticabile
 
 
un esempio è la sala a loro dedicata durante la Biennale del 2001, House where nobody lives, oppure la Stanza della musica (2002) alla Fondazione Teseco per l’Arte di Pisa o la galleria di  Nizza, (Collage town, 2004)


La coppia artistica è anche apprezzata all'estero dove ha realizzato molti lavori per gallerie ed istituzioni.
Da segnalare la produzione video tra cui il lavoro An ordinary day (2004) trasmette compiutamente la poetica di Botto & Bruno, miscelando la tematica metropolitana con la condizione dei giovani e quella di ciò che un tempo si chiamava classe operaia. Sottolineando non il solito scollamento generazionale di tanto pseudo-cinema odierno, ma la compenetrazione di problematiche che vanno affrontate con gli strumenti della politica e non con quelli del sensazionalismo.



"La nostra ricerca ha sempre esplorato i territori borderline", i luoghi di confine, ma lo ha sempre fatto cercando in essi possibilità di rinascita... "




martedì 16 giugno 2015

Le donne nell'arte: SARAH LUCAS

Sarah Lucas nata nel 1962 è inglese. Attualmente considerata tra le principali esponenti del panorama artistico internazionale   si è accreditata il ruolo di star femminile fra gli Young British Artist movimento artistico degli anni Novanta del Novecento.
CHERUB (realizzato con sigarette)
Ruvide e aggressive, le sculture e le fotografie della Lucas trasformano gli oggetti della quotidianità ( sigarette, calze, frutta, verdura) in tableaux sconci e ironici che affrontano temi come il sesso, la morte, la religione e le differenze di genere.
Allontanatasi dalla sensibilità punk degli YBA, l'artista si è concentrata sugli objets trouvés e sull'eredità del surrealismo, opera emblematica è  Au Naturel  del 1994




un vecchio materasso abbandonato contro un muro e decorato con organi sessuali maschili e femminili rappresentati da un cetriolo, due arance su un lato, due meloni e un secchio sfasciato dall'altro.


AUTORITRATTO
Un'analoga sensibilità Sara Lucas la mostra negli autoritratti, importanti fin dai primi anni '90: in Self Portrait with Fried Eggs (1996) gioca con gli stereotipi di genere adottando una posa e un cipiglio maschili. Fissando diritto l'obiettivo, la Lucas sembra sfidare l'osservatore e non ridere delle uova fritte posizionate sui suoi seni. 
Intorno alla metà degli anni Novanta l'artista inizia anche a realizzare una serie di assemblaggi con calze di nylon imbottite e cucite in forme biomorfe, lavoro che porterà avanti  anche successivamente

NUD 24 - 2010 


ORDINARY THINGS 
e che sembra ricordare le bambole del surrealista Hans Bellmer e le sculture di Louise Bourgeois

SINGLE III - L. BOURGEOIS
POUPEE - H. Bellm 


"Non bisogna pensare due volte a tutto ciò che dico. Non importa se quello che intendo è serio o detto per gioco. E' provocatorio." S. L.

sabato 6 giugno 2015

Cinema neorealista - Lo splendore del vero nell'Italia del dopoguerra






Inaugurata il 4 giugno scorso al Museo del Cinema di Torino (Mole Antonelliana) la mostra ha come protagonista il Cinema Neorealista.

A settant'anni dal film di Roberto Rossellini Roma città aperta il Neorealismo continua ad essere il momento più amato,
conosciuto ed influente della storia del cinema italiano.


Attraverso fotogrammi


sequenze di film, documenti, manifesti


testi e sceneggiature originali, interviste, colonne sonore, la mostra ripercorre le tappe più significative: si parte dall'influenza di alcune esperienze anticipatrici degli Anni Trenta e dei prima Anni Quaranta nelle quali si asuspicava l'allontanamento dai teatri di posa, verso  un cinema capace di cogliere gli infiniti segreti della società e della vita. Un esempio di "pre-neiorealismo"  furono i film 1860 di Blasetti del 1933 e Toni di Jean Renoir del 1934 quest'ultimo prodotto con povertà di messi, con attori poco noti e nei luoghi autentici in cui la vicenda si ambientava. 
J. Renoir sul set di Toni - 1934



"Con dieci anni di anticipo - come disse F. Truffaut - Renoir inventò il neorealismo, cioè la narrazione minuziosa non di un'azione ma di un fatto di cronaca reale in uno stile obiettivo senza mai alzare il tono".






Si prosegue con le figure centrali del neorealismo: Roberto Rossellini 


Germania anno zero 1948

Vittorio De Sica con la sua arte di far recitare i bambini nel film Sciuscià (1946), oppure Visconti nel drammatico lungometraggio Bellissima(1951).
Si prosegue con Lattuada, De Santis, Lizzani per proseguire con i principali collaboratori quali gli sceneggiatori e i direttori di fotografia fino ad arrivare all'eredità neorealista visibile in numerosi autori del cinema contemporaneo.
Non svelo altro ma segnalo che una rassegna cinematografica al Cinema Massimo ripercorrerà invece i film più importanti del periodo abbinati ad opere successive provenienti dalle più disparate cinematografie del mondo ispirate all'estetica e alle opere degli autori italiani del dopoguerra.
La mostra sarà visitabile fino al 29 novembre 2015.


lunedì 1 giugno 2015

HOLY / MISTER /Y Il Sacro ed il Mistero nell'Arte Contemporanea


Fino al 19 giugno 2015 è visitabile la mostra di Arte contemporanea organizzata  in occasione dell'Ostensione della Sacra Sindone presso il Centro Congressi della Chiesa del Santo Volto, via Borgaro 1 Torino. Nella mostra vengono presentate oltre quaranta opere d'arte contemporanea che indagano il sacro ed il mistero e sono realizzate da artisti internazionali, emergenti ed affermati.

          
Marisa Merz - Senza Titolo 2014
 R. Kusterle-Il Volo della Rinucia 2006

Il termine mistero in questa mostra può essere inteso sia come concetto religioso (la verità rivelata propria della fede cristiana come il mistero della fede o della Trinità) sia come significato secolare di fenomeno del quale non si riesce a trovare la causa né la spiegazione.  Il titolo stesso Holy MisterY può essere letto in due modi differenti: come Holy Mister (Santo Signore) oppure Holy Mystery (Sacro Mistero). Il visitatore è trasportato in un luogo senza tempo, dove le differenti Opere dialogano in una comune ricerca che ha come fine quella di soddisfare la sete di conoscenza, cercando di rispondere a tormentati quesiti che da tempo affascinano l'umanità. Ogni opera esprime, celebra e nasconde l'ignoto sfidando lo spettatore ad interrogarsi sul perché (Y) di queste opere.
Realizzata a budget zero in occasione dalla Solenne Ostensione della Sindone, la collettiva rappresenta un'interessante occasione per ammirare autori contemporanei che, ognuno a modo suo, si confrontano con la parte più spirituale della propria ricerca.
Alcuni lavori si riferiscono alla simbologia religiosa, come il collage di Alessandro Gioiello, la video installazione "a croce" di Davide Coltro ed il Cristo morto di Fabio Viale.
Crux 2013 - D. Coltro
Vergine in attesa 2015 - A.Gioiello







Souvenir Pietà 2006 - F. Viale

Metamorfosi II 2006 A. Demez
Mystic Project 2007/in progress - S.Galeotti
Altre invece, come ad esempio la scultura di Aron Demez o la folta quadreria di Simona Galeotti, rivelano percorsi di ricerca di se stessi che gli artisti hanno intrapreso.
Sciolta in Lacrime. Assunta? Assente! 2015 - C.Margaroli
Oppure come nell'opera di Chicco Margaroli interroga- no il visitatore sulle colpe dell'umanità dal momento che nella sua edicola, la 
Madonna è assente letteralmente sciolta in lacrime...

"Uno sforzo Eterno, il pianto della Madonna. 
Ma a furia di piangere per noi, esausta se n'è andata.
Assente Assunta, consunta, lascia a noi lacrime e fiori."



Non mancano riflessioni su come rituali sacri e cultura pop si incontrano:  l'opera di Jeffrey Vallans mostra come un fazzoletto bagnato di sudore lanciato sulla folla dal Re del Rock & Roll durante i concerti, ad esempio, divenga reliquia religiosa


La Veronica - Guercino
Elvis Sweatcloth 1998 . J Vallance
Non manca l'invito a ragionare sul concetto di autentico e riproduzione che ci propone Nadir Valent con la sua opera che rappresenta una copia volontariamente e dichiaratamente falsa della Sacra Sindone. 
L'artista ci invita a prendere un foglio a nostra scelta e a portarlo a casa dove magari ci è possibile riflettere su uno dei simboli più conosciuti della storia della religione cristiana: per i credenti reliquia di eccellenza, per alcuni semplice lenzuolo di lino macchiato ma comunque per tutti uno dei simboli più controversi e potenti della storia che annovera diverse prove di imitazione (copie e tentativi di copie sono innumerevoli).

Sacra Sindone 2015 - 75.000 fotocopia A4 b/n su carta

ARTISTI IN MOSTRA
Revered E. Acres, P. Albertelli, C. Badelita, V. Berruti, M. Borrelli, G. Botta, Bounty Killart, J. Carrol, D. Catalli, C. Ceccherini, M. Cerutti, D. Coltro, F. Delia, P. Delle Monache, C. D’Oria, A. Demetz, F. Dominici, A. Eccel, A. Fanelli, F. Ferzini, H. Fletcher, S. Galeotti, G. Garbolino, A. Gioiello, P. Grassino, I. Kabakov, N. Goldin, K. Sato, R. Kusterle, B. Lucca, C. Margaroli, Mario Merz, Marisa Merz, P. Mesa Capella, F. Nonino, P. Peroni, L. Pozzi, G. Rubbio, S. Sacomandi, D. Scroppo, F. Squatriti, A. Stefanato, S. Tomaino, A. Uda, N. Valente, F. Viale, J. Vallance, B. Viola, e 15 Madonnari.