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lunedì 7 settembre 2015

Il furto della Gioconda: anche Picasso coinvolto ...



Il furto della Gioconda avvenne verso le sette del mattino di lunedì 21 agosto 1911, giorno di chiusura del museo.
Il ladrò entrò nel museo attraverso la porta Jean Goujon di frequente utilizzata dagli operai e si diresse al Salon Carré, dove era esposta l'opera, senza che nessuno si accorgesse della sua presenza. 
Dopo aver staccato il quadro dalla parete, si diresse verso la scaletta della sala dei Sept Maitre liberandosi della cornice e del vetro. 
Giunto in un cortile interno poco frequentato si servì della giacca che indossava per avvolgere il quadro. 
Uscito dal museo senza essere fermato, salì sul primo autobus, ma si accorse di aver sbagliato direzione e così scese e si fece riportare a casa da una vettura, precisamente in rue de l'Hopital Saint-Louis dove nascose la Gioconda.
Dovendo tornare al lavoro e giustificare il ritardo, disse di essersi ubriacato il giorno precedente e di soffrirne ancora le conseguenze.
Il furto fu scoperto il lunedì stesso e venne subito informato il capo della sicurezza: in poco tempo nella sala si riunirono il Direttore del museo, il Capo Polizia, il Sottosegretario di Stato alla Belle Arti e il Prefetto di Parigi.

                                   

La notizia fu data martedì 22 agosto 1911 poiché in un primo tempo si pensava ad una momentanea assenza dell'opera poiché  capitava che le opere venissero rimosse per essere fotografate dai fotografi ufficiali e quindi furono prima  attentamente ispezionate tutte le sale del museo. 
Era la prima volta che un dipinto veniva rubato da un museo, per di più dell'importanza del Louvre.

                  

A lungo la polizia brancolò nel buio, furono sospettate molte persone anche famose tra cui il poeta francese Guillaume Apollinaire che venne arrestato ed in seguito rilasciato; si diffuse la voce che a rubarla fosse stato uno spagnolo e anche Pablo Picasso fu interrogato e durante una perquisizione nel suo studio furono trovate due statuette antiche rubate al Louvre.
Le indagini proseguirono e, dopo aver escluso dalla responsabilità del furto il personale stabile del museo, la gendarmeria si concentrò su muratori, decoratori, personale assunto per breve periodo o per uno specifico incarico, tutte le persone i cui dati erano riportati sul registro delle commesse, ma senza risultati.
Il ladro custodì l'opera a Parigi per ventotto mesi e successivamente andò in Italia con l'intenzione di restituire al paese un'opera trafugata da Napoleone (di questo era convinto il ladro perché ignorava che Leonardo l'aveva dipinta in Italia ma venduta a Francesco I di Francia).
Ingenuamente nel 1913si recò a Firenze, per rivendere l'opera per pochi spiccioli. Si rivolse all'antiquario fiorentino Alfredo Geri, che ricevette una lettera firmata "Leonardo" in cui era scritto che «Il quadro è nelle mie mani, appartiene all'Italia perché Leonardo è italiano» con una proposta di restituzione a fronte di un riscatto di 500 000 lire «per le spese». Incuriosito, l'11 dicembre 1913, l'antiquario fissò un appuntamento nella sua stanza numero 20 al terzo piano dell'Hotel Tripoli, in via deCerretani (albergo che poi cambiò il nome proprio in Hotel Gioconda), accompagnato dall'allora direttore degli Uffizi. I due si accorsero che l'opera non era uno dei tanti falsi in circolazione, ma l'originale e se la fecero consegnare per "verificarne l'autenticità".
Nell'attesa il ladro se ne andò a spasso per la città, ma venne rintracciato ed arrestato.
Si trattava di un ex-impiegato del Louvre, Vincenzo Peruggia originario di Dumezia una cittadina nei pressi di Luino. Il ladro, processato,fu definito "mentalmente minorato" e condannato ad una pena di un anno e quindici giorni di prigione, poi ridotti a sette mesi e quindici giorni. La sua difesa si basò tutta sul patriottismo e suscitò qualche simpatia: egli stesso dichiarò di aver passato due anni "romantici" con la Gioconda appesa sul suo tavolo di cucina.
Approfittando del clima amichevole che allora regnava nei rapporti tra Italia e Francia, il dipinto recuperato venne esibito in tutta Italia:
prima agli Uffizi a Firenze


poi all'ambasciata di Francia di Palazzo Farnese a Roma, infine alla Galleria Borghese (in occasione del Natale), prima del suo definitivo rientro al Louvre.
La Monna Lisa arrivò in Francia a Modane, su un vagone speciale delle Ferrovie Italiane, accolta in pompa magna dalle autorità francesi, per poi giungere a Parigi dove, nel Salon Carré, l'attendevano il Presidente della Repubblica francese e tutto il Governo.







Sicuramente il furto contribuì alla nascita e alimentazione del mito della Gioconda e la sua immagine entrò decisamente nell'immaginario collettivo...