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domenica 19 aprile 2020

Movimenti artistici: OP ART

Con il termine Op Art (Optical Art -  termine comparso per la prima volta nel 1964 su un articolo del Times più che altro in opposizione a Pop Art) si intende quel movimento composto da artisti europei, americani e sudamericani che a partire dagli anni Cinquanta cercò di fondare un nuovo linguaggio artistico utilizzando nozioni e strumenti scientifici.
I giovani che si avvicinano alle problematiche della visione iniziarono le loro sperimentazioni basandosi sulle ricerche dell'ungherese László Moholy- Nagy (formatosi nell'ambito del costruttivismo e poi attivo al Bauhaus) e del tedesco Josef Albers, (artista e anch'egli professore della scuola di Weimar).
Pur condividendo gli elementi centrali della ricerca dei due maestri dell'avanguardia - legate ai processi e alla loro relazione con la soggettività della visione - gli artisti optical (tra i quali Victor Vasarely, Getulio Alviani, Paolo Scheggi, Jesus Raphael Soto, Yakov Agam, Bridget Riley, Julio Le Parc, Carlos Cruz-Diez) basavano la propria ricerca su due punti fondamentali.
Il primo che non era possibile sottrarre l'individuo ai condizionamenti che lo avevano determinato, pertanto esso doveva essere libero delle proprie facoltà percettive; il secondo che la percezione rappresentava una parte, un momento dell'immaginazione intesa come attività di pensare attraverso immagini, inizialmente statiche e successivamente dinamiche.



La ricerca doveva avvenire su una sequenza di immagini determinata da un ritmo e la capacità di tali immagini di associarsi poteva avvenire nella sequenza stessa, nello spettatore o esternamente a lui, oppure essere determinata da meccanismi ottici o luminosi.  Tutto doveva basarsi su un totale rigore scientifico, sull'utilizzo di elementi geometrici semplici o complessi, su una profonda conoscenza delle teorie del colore e della percezione visiva e questo faceva diventare l'artista quasi uno scienziato.
All'inizio, attraverso l'utilizzo del bianco e del nero, di forme geometriche relativamente semplici, furono creati effetti ottici in cui la definizione della forma era precisa e dichiarata



poi si passò a sfruttare le leggi della teoria dei colori (contrasti simultanei, scale tonali digradanti o crescenti ecc.) e della forma con un'attenzione particolare a legare tra loro dinamicamente gli elementi in modo da costruire un insieme organico e non una somma di singoli elementi.
Partendo da questi elementi semplici gli artisti iniziarono a muovere il piano secondo una logica formale più libera, fino a suggerire il rilievo nella piatta superficie del quadro grazie ad effetti ottici






oppure con l'inserimento di elementi tridimensionali


Nel 1965 i risultati della Op Art furono presentati al Museum of Modern Art di New York nella mostra The Responsive Eye curata da William Seitz.
Il pubblico fu affascinato dagli infiniti giochi ottici che le opere proponevano, tutti gli abituali codici percettivi erano messi in discussione e sovvertiti al fine di dimostrare come fosse possibile far muovere un piano totalmente immobile utilizzando unicamente elementi di carattere percettivo.
Attraverso l'uso di materiali extrapittorici si cercava di porre in relazione forma e materia al fine di sottolineare la percezione che il nostro occhio ne deriva.
La mostra, che voleva ribadire la grandezza del movimento, segnerà però anche la fine dell'Optical Art: ai grandi artisti si erano ormai già affiancati troppi imitatori.







lunedì 30 marzo 2020

Movimenti artistici : FLUXUS

Il movimento internazionale Fluxus si afferma nel 1961 e mette in pratica le teorizzazioni di George Maciunas (secondo il quale tutto è arte e l'arte deve occuparsi anche di cose insignificanti, deve essere divertente e accessibile a tutti) e di Dick Higgins (che sostiene che  Fluxys è un'idea, un modo di vivere, un gruppo di persone non fisso che compie fluxuslavori).
Lo spirito libero del gruppo fa si che in ogni azione ed in ogni opera confluiscano linguaggi quali la pittura, la scultura, l'happening, la danza, la musica, la poesia, il teatro, la tecnologia.
Fluxus è un movimento aperto a tutti e vi aderiscono numerosi artisti provenienti da tutto il mondo quali Nam June Paik, George Brecht, Wolf Wostell, Robert Filliou, Ben Vautier, Daniel Spoerri, Yoko Hono, Joseph Beuys, La Monte Young, Henry Flint, Charlotte Moorman, Robert Watts, Gianni Emilio Simonetta, Giuseppe Chiari, Sylvano Bussotti e il gruppo giapponese Gutai.
Il fine è quello di proporre un'arte totale dove la fusione tra i linguaggi possa originare una fluidità vitale, così come lo sono gli avvenimenti della vita quotidiana.
Prendendo spunto dalle avanguardie storiche, il movimento trova le sue radici in Dada e in Duchamp e cerca di coinvolgere tutta la realtà: Fluxus compie azioni in cui i vari linguaggi, insieme a gesti semplici della vita quotidiana (sedersi, respirare, parlare, fumare, ecc.) si intrecciano in una struttura dove arte e vita, in modo unitario, creano l'opera o l'evento.


Flux Wedding of George Maciunas e Billie Hutching (1978)
Particolare importanza assume in Fluxus la ricerca musicale che sfrutta la capacità di alcuni semplici oggetti di generare suoni (una teiera che fischia, il battito di un metronomo ecc.) i quali possono essere intrecciati con strumenti musicali per far nascere l'opera. 
Importante è la sperimentazione di John Cage che, anche se assume una posizione autonoma rispetto al movimento, elabora la propria teoria seguendo gli insegnamenti della filosofia zen. Egli elimina ogni tipo di coinvolgimento personale ed emotivo nella struttura musicale e nella sua esecuzione, mettendo in risalto la capacità del suono o del rumore di essere parte dell'opera come presenza della vita.
L'esecuzione dei brani composti dal musicista è determinata da elementi di volta in volta diversi, dove la varietà degli strumenti e degli esecutori produce risultati sempre nuovi.
Egli basa la costruzione musicale sulla struttura ritmica, sulla successione delle durate. 
Esplora anche il campo dei rumori, prova nuovi tipi di strumenti, soprattutto percussioni, conduce esperimenti con la musica elettronica ed utilizza formule matematiche per strutturare le composizioni.


Sonatas n. 1, 2, 3, 5 for prepared piano - John Cage
Nel settembre 1962, dopo la prima manifestazione organizzata da Maciunas a New York, ha luogo il Fluxus international Festspiele neuester Musik a Wiesbaden, organizzato dallo stesso Maciunas, cui seguono altre manifestazioni in tutto il mondo.
Sempre nel 1962 Maciunas inizia la pubblicazione degli Yearboxes in cui sono raccolte le testimonianze di tutti gli esponenti di Fluxys sparsi nel mondo.
Nonostante le varie personalità artistiche che partecipano al movimento, si può affermare che Maciunas è a tutti gli effetti l'ideatore, il teorico, l'editore, il promotore, l'organizzatore di Fluxus.








"Purgare il mondo dalle forme di vita borghese. Saper promuovere la Realtà.
(George Maciunas)







domenica 22 marzo 2020

Movimenti artisti: MINIMAL ART

La Minimal Art (termine inventato nel 1965 dal critico Richard Wollheim) è nata negli Stati Uniti agli inizi degli anni Sessanta, periodo in cui si stavano sviluppando due tipi di ricerca : la Pop Art tutta immagine e colore e la Minimal Art tutta riduzione dell'immagine e del colore.
La Minimal Art basa la propria ricerca sul concetto di "riduzione" e di "raffreddamento" dell'opera. All'esuberante opulenza delle forme urbane, dei media, delle immagini pubblicitarie, contrappone soluzioni formali che utilizzano per la loro struttura elementi con una geometria elementare e materiali naturali o industriali.

 Carl Andre
 Donald Judd
Robert Morrison
Cercando di ridurre al minimo l'impatto formale e cromatico delle forme del reale la Minimal Art utilizza elementi primari nonché colori neutri, differenti dai materiali ipercolorati e iperdecorativi che invadono le metropoli. 
Il gruppo della Minimal Art era composto soprattutto dagli americani Donald Judd, Robert Morris, Carl Andre, Dan Flavin, Sol LeWitt, Tony Smith, Walter De Maria, e dagli inglesi Anthony Caro, William Tucker, Philip King.
Il loro intento era quello di creare opere che realizzassero una totale sintesi tra forma-volume e colore e che tale sintesi sapesse inserirsi nel contesto urbano mantenendo inalterata la propria forza di elementare pulizia e rigore.

Tony Smith
Lavori soprattutto tridimensionali costruiti tenendo ferme le nozioni di spazio, geometria e ordine, dove il rigore ne diventa il collante: costruzioni realizzate con un elementare ma rigoroso impianto geometrico, dove i pieni e i vuoti costruiscono lo spazio dell'opera, che si avvale di elementi modulari semplici e basati su scansioni, ritmi ed equilibri regolari.

Sol LeWitt
Attenti alle tecnologie, i minimalisti ne utilizzano alcuni materiali per mostrare la possibilità che questi diventino elementi estetici. Ciò che deve essere sottolineato è la capacità dell'artista di avvalersi di elementi concettuali di derivazione industriale, quali il progetto inteso come idea e processo dell'opera, o i materiali (barre o trafilati di metallo, tubi fluorescenti) per definire un nuovo linguaggio estetico dove il silenzio della riflessione, il rigore del progetto, la pulizia della forma, l'essenzialità dei materiali, la neutralità del colore siano gli elementi fondanti.
Sono i termini "minima" ed "essenziale" che caratterizzano la Minimal Art, focalizzata sul proprio ritmo interno e sulla propria tensione costruttiva, un'arte che non deve preoccuparsi di chi guarda e chiede all'opera solo il piacere dell'occhio. Il piacere che essa propone è più intellettuale che visivo: è dall'intellettualità del progetto che derivano le sue forme essenziali realizzate sulla base di rigorosi parametri costruttivi.

Donald Judd
Dalla fine degli anni Sessanta all'inizio dei Settanta, molti artisti sia europei che italiani si sono ispirati alla Minimal Art ma per approdare a proprie esperienze artistiche. 
Si pensi ai gruppi francesi Support-Surface (composto da Luis Cane, Daniel Dezeuze, Claude Viallat, Vincent Bioulès, Marc Devade) o  BMPT (composto da Daniel Buren, Olivier Mossat, Michel Parmentier e Niele Toroni) che intendono la pittura come un lavoro autoriflessivo che indaga sui propri elementi, utilizzandola al minimo delle sue possibilità materiche, decostruendole

Claude Viallant
Daniel Buren

oppure agli artisti italiani che utilizzano materiali, forme e colori essenziali e primari per inserire nei loro lavori una riflessione non solo sull'arte ma anche sulla realtà, ponendo le forme artistiche in relazione con il mondo delle forme della modernità.
Tra quelli più interessati a elementi strutturali ricordiamo Rodolfo Aricò, Gianfranco Pardi, Giuseppe Uncini, Mauro Staccioli, Nicola Carrino, Livio Marzot, Massimo Mochetti . 

Mauro Staccioli
Giuseppe Uncini

mentre gli artisti Claudio Verna, Claudio Olivieri, Giorgio Griffa, Carmengloria Morales e Antonio Passa
Giorgio Griffa
 sono più concentrati sul problema della superficie pittorica.









"Fino ad un certo punto ho scolpito cose. Quindi ho capito che la vera scultura era la cosa che stavo intagliando e allora piuttosto che scolpire un materiale ho deciso di usarlo come una scultura nello Spazio" - Carl Andre















giovedì 19 marzo 2020

Movimenti artistici: LAND ART

Il movimento della Land Art  prende vita negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni Sessanta.
Gli artisti che ne fanno parte sono costantemente alla ricerca di un contatto con i luoghi naturali e incontaminati che caratterizzano il territorio americano: i deserti sterminati, i canyon, le praterie, i laghi salati, le Montagne Rocciose.
Pur derivanti, sul piano strettamente formale, dal minimalismo (impegnato a confrontarsi con la realtà metropolitana e la sua struttura), le opere della Land Art si contraddistinguono per una forte valenza emozionale, per l'utilizzo di materiali naturali e per un confronto con la struttura geologica del territorio al fine di creare un linguaggio in cui cultura e natura, forma artistica e forma naturale possono mettersi in relazione e confluire nell'opera.
Pioniere del movimento fu Michael Heizer (Berkeley-California 1944) che diventò uno dei maggiori rappresentanti della Land Art.
Per il suo primo lavoro Double Negative convinse la collezionista e gallerista newyorkese  Virginia Dwan a mettergli a disposizione i mezzi economici e materiali per realizzarlo. 
Dopo aver sorvolato il deserto del Nevada per trovare un territorio adatto, il progetto che consisteva in uno scavo profondo quindici metri e lungo mezzo chilometro fu realizzato nel 1967 e documentato da Gerry Shun nel film Land Art.


A questo ne seguiranno altri, come Circular Surface Planar Displacement, che realizzò disegnando cerchi giganteschi per mezzo delle tracce lasciate dalle ruote di una motocicletta.


A  Heizer si unirono altri artisti americani tra cui Robert Smithson, Walter De Maria, Richard Serra, Dennis Oppenheim, Nancy Holt ed artisti europei come Richard Long, Barry Flanagan e successivamente Christo.

Robert Smithson e Nancy Holt - New York 1970
La formula Land Art venne utilizzata per la prima volta dal gallerista tedesco Gerry Schun come titolo di una videocassetta che egli stesso realizzò e che documentava gli interventi  sul territorio di alcuni dei sopra citati artisti presentati anche in una mostra dal titolo Earth Works organizzata Robert Smithson ed inaugurata nel 1968 alla Dawn Gallery a New York.
L'intento degli artisti della Land Art era di trovare una relazione con la natura, un rapporto intimo con l'ambiente piuttosto che collocare sculture nel deserto o sulle Montagne Rocciose o utilizzare i vari elementi che la natura offriva come puri strumenti per la realizzazione dell'opera.
Formalmente le loro opere rimandavano ad un puro minimalismo e in effetti alcuni artisti provenivano da tale ricerca.
Cerchi, spirali, cubi, parallelepipedi, forme geometriche semplici ed elementari hanno contribuito alla messa in atto del linguaggio minimale

Spiral Jetty - Robert Smithson
Sun Tunnels - Nancy Holt
e i fattori emotivi o emozionali, di relazione e sintonia con la conformazione stessa del territorio, dei materiali, degli elementi sociali e ideologici hanno caratterizzato la Land Art. 
Determinanti furono tutti quegli elementi di carattere sociale legati a una nuova visione della realtà e i nuovi modelli di vita che in quegli anni della rivoluzione culturale e della critica del sistema borghese ed industriale privavano l'individuo della libertà e lo costringevano a sopravvivere in uno spazio - la città o la fabbrica - che metteva a tacere ogni suo slancio creativo.
Molti abbandonarono la città alla ricerca di nuovi luoghi naturali e incontaminati dove trovare la possibilità di esprimere il loro gesto artistico in modo libero e creativo.
Nacque l'esigenza di trovare  luoghi lontani da musei e gallerie, per poter dar vita a un'opera d'arte libera da ogni condizionamento economico, politico e sociale e gli artisti furono spinti a ricercare nuovi spazi in cui l'autenticità, la libertà e la verità dell'arte potevano realizzarsi.
Non speravano nel ritorno al naturalismo ma ricercavano un linguaggio artistico in cui la natura diventasse lo strumento più adatto per dare vita ad un'opera che inglobasse quei materiali meccanici ed industriali  (ruspe, bulldozer, camion o motociclette) che la rendevano tecnicamente possibile: mondo naturale e mondo artificiale si confrontavano e dialogavano per dar vita al progetto artistico.

Documentario: Troublemakers - The Story of Land Art  Sky Arte






"Nel deserto posso trovare quel genere di spazio inviolato, pieno di pace e religioso, che gli artisti hanno sempre cercato di mettere nel loro lavoro".  Michael Heizer

domenica 15 marzo 2020

Movimenti artistici: HAPPENING


L'happening è un accadimento, un evento, un'azione che ha come finalità quella di aprire il linguaggio artistico alla realtà.
Riconducibile alle esperienze dadaiste del Cabaret Voltaire, l'happening fa la sua comparsa sulla scena artistica americana nel 1959 con la prima azione di Allan Kaprow (1927-2006).
Americano ma di origine russe, dopo la realizzazione tra il 1957 e il 1958 di alcuni enivironments, nel 1959 presenta a New York la sua opera 18 Happening in 6 Parts. Il lavoro ricorda per certi aspetti l'evento teatrale ma, a differenza del teatro, l'happening si sviluppa secondo schemi variabili e seguendo una struttura a compartimenti stagni in ognuno dei quali accade contemporaneamente qualcosa che è estraneo agli altri, avendo però come legante tra loro l'evento stesso.
Si tratta di azioni semplici, elementari, compiute da attori professionisti o improvvisati, con declamazioni di frasi o di semplici parole, suoni o rumori che interagiscono senza alcuna predeterminazione.
Nell'happening possono intervenire fattori esterni e variabili dettati dalla pura casualità che ne determinano un imprevisto e inedito sviluppo. 
A differenza del teatro che ha un copione e regole di rappresentazione, l'happening è tutto giocato sull'improvvisazione, la traccia indicata dall'autore non rappresenta uno schema fisso e ripetibile in quanto è soggetta alle leggi del caso.
Tutto è evento, aperto e libero di svilupparsi in maniera sempre inedita, sensibile anche alle interferenze del pubblico che assiste partecipando e modificando la struttura stessa dell'opera.
A Kaprow si uniscono artisti quali Jim Dine, Lucas Samaras, Claes Oldenburg, Robert Whitman, Red Grooms, Robert Rauschenberg e il musicista John Cage. 
Dalla collaborazione tra Rauschenberg, Cage e il coreografo Merce Cunningham avevano già preso vita eventi importanti, tra cui in particolare l'happening realizzato nel 1952 al Black Mountain College, dove i vari linguaggi, la pittura, la musica, la danza, interagivano al massimo delle loro potenzialità espressive e formali.
L'evento che l'happenig propone sottolinea la necessità di uscire dai limiti dell'opera, quadro o scultura che sia, al fine di partecipare al continuo fluire del mondo seguendone le spinte dinamiche.
Il rapporto tra individuo-artista e ambiente si fa sempre più definito e lo scambio fra essi dà vita a eventi-opere che testimoniano la capacità del lavoro artistico di inserirsi nel reale.







sabato 25 maggio 2019

ART BRUT

Art Brut è l'etichetta che nel 1948  Jean Dubuffet attribuì alla sua collezione di opere realizzate da malati mentali, emarginati e bambini (oggi inclusa nel Museo dell'Art Brut a Losanna in Svizzera e costituita più di 5000 opere realizzate da quasi 500 artisti) e di arte tribale, popolare e naïve.
La raccolta faceva capo alla Compagnie de l'Art brut sostenuta da Breton e che vantava tra i suoi membri Charles Ratton, mercante d'arte e principale autorità dell'Arte Primitiva" a Parigi.
L'accostamento di Dubuffet all'arte psicotica risale alla visita, negli anni Quaranta, della collezione di Charles Madame, psichiatra di Ginevra e, ancor prima, alla lettura del testo di Hans Prinzhorn che fu tra i primi a riconoscere un valore artistico nell' "arte dei folli" e a metterla in parallelo con i disegni infantili e gli oggetti dei primitivi.
L'accostamento di Dubuffet a questo tipo di iconografie non ha però per lui le motivazioni formali che avevano orientato il primitivismo. L'impulso creativo universale, libero da istanze normative che le attraversa è il principio su cui Dubuffet costruisce le sue "posizioni anticulturali" e da cui deriva la sua concezione pittorica.
A partire dal pensiero occidentale, messo in crisi dalla tragedia insensata della guerra, Dubuffet abolisce nella pittura ogni traccia dei suoi fondamenti razionalistici: lo spazio prospettico e le gerarchie della composizione. Nel 1945 infatti scrive "Lo spazio mentale non assomiglia allo spazio percepito tridimensionale e non ha bisogno di nozioni come sopra e sotto".
Non esistono più convenzioni formali, ciò che predomina è il puro istinto, un linguaggio arcaico e primitivo, uno stile semplificato , infantile, irrazionale, quello dei bambini, degli ignoranti e dei malati di mente. Il risultato è una pittura di grande originalità di forme, di modi espressivi, di tecnica, di materiali, di assemblaggi, dove il colore viene sommariamente trattato con libertà ed esuberanza, le linee sono casuali ed elementari, i soggetti enigmatici, talvolta indecifrabili nel nome della giù assoluta spontaneità ed immediatezza, sia di contenuto che di forma.
Mirobolus blanc  1945-46  J. Dubuffet
Le Haute Pâtes di Dubuffet, esposte a Parigi nel 1946, sono celebrazioni della materia.
Su un impasto denso, artista incide il profilo di teste e di figure elementari simili a quelle disegnate dai bimbi. Sono immagini appiattite, stirate, eppure colme di una materia viva, naturale come la terra e il fango.
Nel predominio del segno appaiono le Mires e i Non-Linux ove, al di là di ogni designazione rappresentativa, con un ulteriore atto contestativo, il suo forte gesto pittorico stravolge nozioni consolidate mostrando, come annota nella sua biografia lo stesso Dubuffet, "non plus le monde mais l'incorporalité du monde, ou, dison, le néant fantomatiquement peuplé des fantasmes que nous y projections" .




Mire G71 1983   J. Dubuffet
L'Art Brut (detta anche Arte Grezza), che prenderà anche il nome di Raw Art e, oltreoceano, di Outsider Art, vuole affermare che la capacità espressiva è una caratteristica potenzialmente presente in qualsiasi persona, indipendentemente dalla sua intelligenza e cultura.
L'Art Brut è molto libera poiché non condizionata da modelli culturali o accademici, non vincolata a logiche di mercato e soprattutto libera perché non deve rispondere né compiacere qualcuno. 
I lavori sono creazioni artistiche e non prodotti artistici, sono frutto di situazioni estreme, fuori da ogni controllo, nel mondo dei folli, o degli ignoranti, o dei primitivi, realizzati "... dall'ebrezza creativa senza alcuna destinazione ... (J.D.)".
L'Art Brut finirà per avere inevitabilmente caratteristiche proprie non estranee all'automatismo psichico della poetica surrealista o alla violenta aggressività dell'Espressionismo, vicine a quelle del Gruppo Cobra ed ai nuovi modi espressivi di Karel Appel.
In Italia  esiste una collezione di Art Brut nel Museo di Antropologia ed Etnografia dell'Università di Torino attualmente chiuso al pubblico in attesa del trasferimento delle collezioni al Palazzo degli Istituti Anatomici.
Nella collezione anche un'opera di Francesco Toris realizzata con ossa animali provenienti dalla cucina del manicomio in cui  era ricoverato, l'Ospedale psichiatrico di Collegno.




martedì 30 aprile 2019

ÉCOLE DE PARIS

Contrariamente all'etichetta coniata nel 1920 dal critico André Warnod, l'École de Paris non può essere considerata una scuola né tanto meno un movimento artistico ben definito, al contrario l'arte raccolta sotto questa insegna si caratterizza per un'assoluta libertà stilistica.
A Parigi, dopo la prima guerra mondiale, si riuniscono numerosi artisti di varia provenienza (Utrillo, Modigliani, Brancusi, Mondrian, Soutine, Chagall, Severini, de Pisis, Magnelli, Pascin, Archipenko) che danno vita, in un clima cosmopolita e di bohème, a qualcosa che non è un'avanguardia ma dall'avanguardia  parte per raccogliere valori e modalità espressive con cui confrontarsi.
Tutti gli stili ed i linguaggi sono ammessi e praticati al fine di dare all'arte quella libertà di ricerca che nel medesimo tempo in altri paesi europei i nascenti regimi totalitari stanno mettendo a tacere. 

Albero grigio - P. Mondrian 1911
Capitale internazionale dell'arte per i primi decenni del Novecento, Parigi funge da centro d'attrazione grazie al carattere avanzato del suo sistema artistico, alla presenza di istituzioni accademiche e museali ma anche per la concentrazione di artisti, di critici, di mercato (molte le gallerie private e la presenza stabile di un collezionismo informato e colto).
Adamo ed Eva - M. Chagall 1912
La capitale francese diventa polo di attrazione per molti artisti che desiderano conoscere le nuove tendenze artistiche (si pensi all'impressionismo). In tempi diversi giungono dalla Spagna Picasso, Dalì, Mirò e dall'Olanda Mondrian. Nel 1904 Brancusi si stabilisce a Parigi e due anni dopo dall'Italia giungono Modigliani e poi Severini, uno dei primi cosiddetti italianes a Paris, artisti che da qui continueranno ad intrattenere rapporti con l'arte italiana, garantendone apertura e rinnovamento.
Testa - Modigliani 1912
Nel 1911 vi arriva Chagall, seguito due anni dopo da Soutine, russo come lui.
Ciò che gli artisti ricercano nel clima dell'école de Paris è la possibilità di operare seguendo solamente l'impulso della propria "vocazione" artistica pur adottando i linguaggi della modernità. Intorno a tre grandi maestri, Picasso, Matisse e Braque, i giovani si sentono garantiti nelle loro ricerche e spronati a continuare nella più totale libertà e nel rispetto delle differenze di ognuno.
L'École de Paris, con il suo spirito libertario e cosmopolita, con i suoi artisti bohémiens riuniti intorno a Montparnasse e le loro innumerevoli opere, cessa di esistere nel momento in cui le armate hitleriane occupano Parigi dando inizio a una nuova guerra che sconvolgerà il mondo intero.

Fonti: 
- L'arte del XX secolo ed oltre - L. Parmesani ed. Skira
- Saper vedere i movimenti artistici. Gruppi e tendenze dall'impressionismo a oggi 
  ed. Mondadori Arte

Movimenti Artistici: IL SURREALISMO

Nel 1924 André Breton pubblica il Manifesto del surrealismo:
"Io credo - scrive Breton - alla risoluzione futura di questi due stati, in apparenza contraddittori, che sono il sogno e la realtà, in una specie di realtà assoluta, di surreale".
E' intorno a questo indirizzo che  si costituisce il programma del Surrealismo, un movimento che crea  un linguaggio di rottura e a cui aderiscono artisti ed intellettuali dalle più svariate provenienze.
Il Surrealismo è un movimento politico "in stato di insurrezione contro la Storia" che inserisce la parola rivoluzione nel proprio vocabolario. Come già il Futurismo e il Dadaismo, il surrealismo usa lo scandalo pubblico, riversando però anche al proprio interno un atteggiamento critico che culmina spesso nell'espulsione dei membri (un bersaglio fu in questo senso de Chirico, dapprima venerato e poi oggetto di polemica a causa della sua svolta classicista).
André Breton
Il Surrealismo nasce nell'ambito di "Letterature", la rivista della fase parigina del Dadaismo, sulle cui pagine si attua la transizione tra i due movimenti letterari. Letterati sono i primi surrealisti (Breton, Eluard, Desnos, Aragon).
La sua ricerca si concentra soprattutto sull'indagine dei più nascosti luoghi dell'Io. Traendo spunto dalle teorie psicanalitiche di Freud, il Surrealismo cerca di trasporre sulla tela o nella scultura, così come nella poesia, nella letteratura e nel cinema, i grandi turbamenti dell'uomo che, attraverso l'inconscio, dà libero sfogo ai propri desideri più nascosti e alle più segrete pulsioni. 
I surrealisti, tuttavia, affermano che l'opera non nasce dal ricordo, dalla lettura o dall'interpretazione dei sogni, ma è essa stessa sogno, creazione del sogno attraverso i materiali dell'arte: è dalle immagine oniriche che gli artisti surrealisti attingono il loro repertorio, ma non per interpretarle bensì per riviverle   esteticamente, realizzando le proprie opere in uno stato psichico simile a quello del sogno. L'arte si forma al momento stesso in cui il sogno accade, in una totale tensione verso il vissuto e non verso il rappresentato.
André Breton in Le surrealisme e la peinture, ordina l'eterogeneità visiva dell'arte surrealista intorno a due tendenze: l'automatismo ed il sogno.
A partire dalla scrittura automatica, il primo media la realtà interiore dell'artista attraverso procedimenti di trascrizione "passiva"; il secondo fa emergere l'inconscio attraverso una pittura che dà forma, illusionistica o meno, ai sogni e alla memoria.
Pittura, scultura e fotografia sono i campi frequentati dai surrealisti attraverso un sistema di procedimenti nuovi: i disegni automatici di Masson, i quadri di sogni di Mirò, i frottage e grattage di Ernst, le rayographie e le polarizzazioni di Man Ray.
Gli artisti surrealisti quali Andrè Masson, Joan Mirò, Yves Tanguy, René Magritte, Salvador Dalì, Hans Arp, Man Ray, Paul Delvaux

 
producono opere formalmente molto diverse tra loro, aderendo pienamente allo spirito polimorfo del movimento, rifiutando ogni codice stilistico, culturale o tecnico dato a priori, nella totale libertà di seguire le proprie pulsioni, sensibilità, abilità.


L'enigma di Isidore Ducasse - Man Ray 1920 (1971)

Venere di Milo con cassetti
Salvador Dalì 1936 (1964)
Storia naturale
 L'origine del pendolo
Max Ernst 1926
(tecnica del frottage)

Il doppio segreto - René Magritte 1927

Coppia con la testa piena di nuvole - Salvador Dalì - 1936

La città rossa - Paul Delvaux  1944
L'avventura surrealista che durerà più di quarant'anni e diventerà internazionale non si esaurirà con lo scoppio della seconda guerra mondiale ma sarà ripresa, anche se in maniera diversa, dalle giovani generazioni che negli anni quaranta e cinquanta, in Europa ed in America, ne utilizzeranno svariati aspetti ricreando, grazie alle aperture teoriche e alle tecniche che il movimento aveva saputo definire, nuovi ambiti di azione e di libertà teorica e formale.

Fonti: 
- L'arte del XX secolo ed oltre - L. Parmesani ed. Skira
- Saper vedere i movimenti artistici. Gruppi e tendenze dall'impressionismo a oggi       
  ed. Mondadori Arte