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giovedì 19 marzo 2020

Movimenti artistici: LAND ART

Il movimento della Land Art  prende vita negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni Sessanta.
Gli artisti che ne fanno parte sono costantemente alla ricerca di un contatto con i luoghi naturali e incontaminati che caratterizzano il territorio americano: i deserti sterminati, i canyon, le praterie, i laghi salati, le Montagne Rocciose.
Pur derivanti, sul piano strettamente formale, dal minimalismo (impegnato a confrontarsi con la realtà metropolitana e la sua struttura), le opere della Land Art si contraddistinguono per una forte valenza emozionale, per l'utilizzo di materiali naturali e per un confronto con la struttura geologica del territorio al fine di creare un linguaggio in cui cultura e natura, forma artistica e forma naturale possono mettersi in relazione e confluire nell'opera.
Pioniere del movimento fu Michael Heizer (Berkeley-California 1944) che diventò uno dei maggiori rappresentanti della Land Art.
Per il suo primo lavoro Double Negative convinse la collezionista e gallerista newyorkese  Virginia Dwan a mettergli a disposizione i mezzi economici e materiali per realizzarlo. 
Dopo aver sorvolato il deserto del Nevada per trovare un territorio adatto, il progetto che consisteva in uno scavo profondo quindici metri e lungo mezzo chilometro fu realizzato nel 1967 e documentato da Gerry Shun nel film Land Art.


A questo ne seguiranno altri, come Circular Surface Planar Displacement, che realizzò disegnando cerchi giganteschi per mezzo delle tracce lasciate dalle ruote di una motocicletta.


A  Heizer si unirono altri artisti americani tra cui Robert Smithson, Walter De Maria, Richard Serra, Dennis Oppenheim, Nancy Holt ed artisti europei come Richard Long, Barry Flanagan e successivamente Christo.

Robert Smithson e Nancy Holt - New York 1970
La formula Land Art venne utilizzata per la prima volta dal gallerista tedesco Gerry Schun come titolo di una videocassetta che egli stesso realizzò e che documentava gli interventi  sul territorio di alcuni dei sopra citati artisti presentati anche in una mostra dal titolo Earth Works organizzata Robert Smithson ed inaugurata nel 1968 alla Dawn Gallery a New York.
L'intento degli artisti della Land Art era di trovare una relazione con la natura, un rapporto intimo con l'ambiente piuttosto che collocare sculture nel deserto o sulle Montagne Rocciose o utilizzare i vari elementi che la natura offriva come puri strumenti per la realizzazione dell'opera.
Formalmente le loro opere rimandavano ad un puro minimalismo e in effetti alcuni artisti provenivano da tale ricerca.
Cerchi, spirali, cubi, parallelepipedi, forme geometriche semplici ed elementari hanno contribuito alla messa in atto del linguaggio minimale

Spiral Jetty - Robert Smithson
Sun Tunnels - Nancy Holt
e i fattori emotivi o emozionali, di relazione e sintonia con la conformazione stessa del territorio, dei materiali, degli elementi sociali e ideologici hanno caratterizzato la Land Art. 
Determinanti furono tutti quegli elementi di carattere sociale legati a una nuova visione della realtà e i nuovi modelli di vita che in quegli anni della rivoluzione culturale e della critica del sistema borghese ed industriale privavano l'individuo della libertà e lo costringevano a sopravvivere in uno spazio - la città o la fabbrica - che metteva a tacere ogni suo slancio creativo.
Molti abbandonarono la città alla ricerca di nuovi luoghi naturali e incontaminati dove trovare la possibilità di esprimere il loro gesto artistico in modo libero e creativo.
Nacque l'esigenza di trovare  luoghi lontani da musei e gallerie, per poter dar vita a un'opera d'arte libera da ogni condizionamento economico, politico e sociale e gli artisti furono spinti a ricercare nuovi spazi in cui l'autenticità, la libertà e la verità dell'arte potevano realizzarsi.
Non speravano nel ritorno al naturalismo ma ricercavano un linguaggio artistico in cui la natura diventasse lo strumento più adatto per dare vita ad un'opera che inglobasse quei materiali meccanici ed industriali  (ruspe, bulldozer, camion o motociclette) che la rendevano tecnicamente possibile: mondo naturale e mondo artificiale si confrontavano e dialogavano per dar vita al progetto artistico.

Documentario: Troublemakers - The Story of Land Art  Sky Arte






"Nel deserto posso trovare quel genere di spazio inviolato, pieno di pace e religioso, che gli artisti hanno sempre cercato di mettere nel loro lavoro".  Michael Heizer