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domenica 22 marzo 2020

Movimenti artisti: MINIMAL ART

La Minimal Art (termine inventato nel 1965 dal critico Richard Wollheim) è nata negli Stati Uniti agli inizi degli anni Sessanta, periodo in cui si stavano sviluppando due tipi di ricerca : la Pop Art tutta immagine e colore e la Minimal Art tutta riduzione dell'immagine e del colore.
La Minimal Art basa la propria ricerca sul concetto di "riduzione" e di "raffreddamento" dell'opera. All'esuberante opulenza delle forme urbane, dei media, delle immagini pubblicitarie, contrappone soluzioni formali che utilizzano per la loro struttura elementi con una geometria elementare e materiali naturali o industriali.

 Carl Andre
 Donald Judd
Robert Morrison
Cercando di ridurre al minimo l'impatto formale e cromatico delle forme del reale la Minimal Art utilizza elementi primari nonché colori neutri, differenti dai materiali ipercolorati e iperdecorativi che invadono le metropoli. 
Il gruppo della Minimal Art era composto soprattutto dagli americani Donald Judd, Robert Morris, Carl Andre, Dan Flavin, Sol LeWitt, Tony Smith, Walter De Maria, e dagli inglesi Anthony Caro, William Tucker, Philip King.
Il loro intento era quello di creare opere che realizzassero una totale sintesi tra forma-volume e colore e che tale sintesi sapesse inserirsi nel contesto urbano mantenendo inalterata la propria forza di elementare pulizia e rigore.

Tony Smith
Lavori soprattutto tridimensionali costruiti tenendo ferme le nozioni di spazio, geometria e ordine, dove il rigore ne diventa il collante: costruzioni realizzate con un elementare ma rigoroso impianto geometrico, dove i pieni e i vuoti costruiscono lo spazio dell'opera, che si avvale di elementi modulari semplici e basati su scansioni, ritmi ed equilibri regolari.

Sol LeWitt
Attenti alle tecnologie, i minimalisti ne utilizzano alcuni materiali per mostrare la possibilità che questi diventino elementi estetici. Ciò che deve essere sottolineato è la capacità dell'artista di avvalersi di elementi concettuali di derivazione industriale, quali il progetto inteso come idea e processo dell'opera, o i materiali (barre o trafilati di metallo, tubi fluorescenti) per definire un nuovo linguaggio estetico dove il silenzio della riflessione, il rigore del progetto, la pulizia della forma, l'essenzialità dei materiali, la neutralità del colore siano gli elementi fondanti.
Sono i termini "minima" ed "essenziale" che caratterizzano la Minimal Art, focalizzata sul proprio ritmo interno e sulla propria tensione costruttiva, un'arte che non deve preoccuparsi di chi guarda e chiede all'opera solo il piacere dell'occhio. Il piacere che essa propone è più intellettuale che visivo: è dall'intellettualità del progetto che derivano le sue forme essenziali realizzate sulla base di rigorosi parametri costruttivi.

Donald Judd
Dalla fine degli anni Sessanta all'inizio dei Settanta, molti artisti sia europei che italiani si sono ispirati alla Minimal Art ma per approdare a proprie esperienze artistiche. 
Si pensi ai gruppi francesi Support-Surface (composto da Luis Cane, Daniel Dezeuze, Claude Viallat, Vincent Bioulès, Marc Devade) o  BMPT (composto da Daniel Buren, Olivier Mossat, Michel Parmentier e Niele Toroni) che intendono la pittura come un lavoro autoriflessivo che indaga sui propri elementi, utilizzandola al minimo delle sue possibilità materiche, decostruendole

Claude Viallant
Daniel Buren

oppure agli artisti italiani che utilizzano materiali, forme e colori essenziali e primari per inserire nei loro lavori una riflessione non solo sull'arte ma anche sulla realtà, ponendo le forme artistiche in relazione con il mondo delle forme della modernità.
Tra quelli più interessati a elementi strutturali ricordiamo Rodolfo Aricò, Gianfranco Pardi, Giuseppe Uncini, Mauro Staccioli, Nicola Carrino, Livio Marzot, Massimo Mochetti . 

Mauro Staccioli
Giuseppe Uncini

mentre gli artisti Claudio Verna, Claudio Olivieri, Giorgio Griffa, Carmengloria Morales e Antonio Passa
Giorgio Griffa
 sono più concentrati sul problema della superficie pittorica.









"Fino ad un certo punto ho scolpito cose. Quindi ho capito che la vera scultura era la cosa che stavo intagliando e allora piuttosto che scolpire un materiale ho deciso di usarlo come una scultura nello Spazio" - Carl Andre