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mercoledì 13 aprile 2016

Il mondo di Steve McCurry - Venaria Reale (TO) - Mostra fino al 25/9/2016


Per Steve McCurry, più che forma d'arte, la fotografia è l'atto di creare un documento, raccontare una storia, evocare il ricordo di un passato perduto.
Ha la capacità di far apparire semplice ciò che è complesso, con immagini che vanno dirette al cuore del soggetto.
I suoi scatti hanno contribuito in maniera sostanziale alla comprensione di vicende che hanno trasformato il volto dell'Asia, dalla Prima Guerra del Golfo


agli intricati conflitti in Afganistan, sviando il senso dell'essere lì, in quel momento, testimone del dramma, ma anche della poesia dei colori e delle forme.
Le immagini di McCurry richiedono all'osservatore e a lui stesso come fotografo una grande attenzione e la giusta predisposizione d'animo nei confronti del soggetto. Le sue immagini, destinate in genere a illustrare servizi giornalistici, hanno finito per meritarsi un posto nella storia della fotografia artistica.
E' lo scatto del 1984 per il National Geografic a Sharbat Gula, che tutti conoscono "la ragazza afgana dagli occhi verdi", a renderlo famoso ed insieme ad altri scatti dedicati ad un Afganistan dilaniato dalle guerre, a imporlo come uno dei più importanti fotografi documentaristi a livello internazionale.
Vibranti, vivaci, esotiche, raggelanti o contemplative, le immagini di McCurry si inseriscono nel solco della grande tradizione documentaristica della fotografica come racconto della realtà.
Le immagini scattate in tutto il mondo da McCurry sono l'unicità del momento che il fotografo scopre nel "qui e ora", l'attimo che che si presenta una sola volta. Sono immagini che poi rimangono incise nella sua e nella memoria dello spettatore diventando vere e proprie icone.
Tra le fotografie dell'attimo, quella più amata dal fotografo è "Dust storm" scattata nel Nord dell'India ad alcune donne che si stavano proteggendo durante una tempesta di sabbia nel periodo dei monsoni. Invece di rifugiarsi in macchina è sceso ed ha colto l'attimo vibrante del vento e dei colori che si presentavano davanti ai suoi occhi.

McCurry seleziona e inquadra quello che vede, così facendo trasforma quella scena in qualcosa di interessante, qualcosa che risuonerà in coloro che avranno modo di osservare le sue fotografie.
Il fotografo e gli spettatori entrano allora in contatto creativo con i soggetti delle immagini, un legame che, quando si rivela positivo, va ben al di là della superficie delle fotografie  per incidere profondamente in chi le guarda, fino addirittura a modificare un opinione del mondo



McCurry ha condotto il pubblico in luoghi lontani e pericolosi che incutono meraviglia e soggezione grazie ad immagini che sono vivide descrizioni di terre e popoli molto diversi e stimolano un senso di esplorazione e scoperta, innescano un processo di valutazione e illustrazione, danno un nome all'ignoto.


Tuttavia egli sa bene che la fotografia, per propria natura, può essere un'imposizione, una brusca interruzione del tempo nel suo
libero fluire. 
La sua opera racconta una storia, parte della quale rimane però fuori dall'inquadratura e noi possiamo solo immaginare come i protagonisti la vivano.





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Steve McCurry (Philadelphia 1950) è famoso per le fotografie a colori scattate in tutto il Sud-est asiatico.
L'nizio della sua carriera riasale al 1979 quando, varcata la frontiera pakistana, si addentra nel territorio afgano controllato dai mujaheddin alla vigilia dell'invasione sovietica. Gli scatti realizzati in quell'occasione gli valgono la prestigiosa Robert Capa Medal. Da dieci anni collaboratore con il National Geographic e dal 1996 membro dell'agenzia Magnum.