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mercoledì 21 novembre 2018

Hito Steyerl - LA CITTA' DELLE FINESTRE ROTTE





Negli spazi della Manica Lunga del Castello di Rivoli Hito Steyerl presenta in anteprima The city of the broken windows (La città delle finestre rotte 2018) una mostra concepita appositamente per gli spazi del museo, una nuova installazione multimediale basata sul suono, sul video, sulla pittura e sull'intervento architettonico.
Il progetto nasce dalla sua ricerca sulle industrie dell'intelligenza artificiale (AI - Artificial Intelligence) e sulla pittura in campo urbano.
La Steyerl  esplora sia le modalità attraverso cui l'Intelligenza Artificiale influenza il nostro ambiente urbano sia come le pratiche alternative possano emergere attraverso atti pittorici nello spazio pubblico.
The city of the broken windows  ruota attorno al processo di insegnare all'AI come riconoscere il suono di finestre che si infrangono. 


Il progetto offre una prospettiva integrante su come l'immaginazione digitale contemporanea modella la nostra percezione della realtà. La componente audio dell'installazione è stata registrata all'interno di un hangar, costruito ai tempi della seconda guerra mondiale per veicoli aerei a Cambridge in Inghilterra.



Migliaia di finestre  sono ridotte in frantumi per creare una discordante sinfonia.






Disseminato nello spazio espositivo l'audio riproduce una melodia di frantumi e riverberi, incapace di classificare i suoni tanto che si ha l'impressione che i vetri spazzati da terra assomiglino a suoni di campanelli


Il lavoro di riferisce a Georges-Louis Leclerc de Buffon (Montbard 1707- Parigi 1788) una delle figure centrali dell'Illuminismo francese, impegnato nel grade progetto moderno di classificazione che influenzerà le teorie dei più grandi evoluzionisti europei, anticipando la statistica moderna, la cibernetica degli anni Cinquanta e Sessanta e, quindi, la cultura dell'algoritmo alla base dell'Intelligenza Artificiale.
L'opera è accompagnata da una linea di testo a parete che forma un apparato narrativo


proveniente da diverse fonti: le dichiarazioni tratte dalle interviste dei ricercatori che si occupano di ingegneria digitale, le citazione estrapolate da "Il racconto della finestra rotta" presente nel saggio di teoria economica "Quello che si vede e quello che non si vede" del 1850 di Frédéric Bastiat (Bayonne 1801 - Roma 1850) in cui l'autore invita a prestare attenzione agli effetti economici a prima vista invisibili; nonché infine le osservazioni disconnesse e sgrammaticate frutto della rielaborazione scorretta delle informazioni da parte dell'AI.
Ai due estremi della Manica Lunga, installati su cavalletti, sono visibili Broken Windows (finestre rotte, 2018) e Unbroken Windows (Finestre non rotte 2018). I due video, i cui rispettivi audio scorrono lungo la superficie dell'intero spazio, avvolgono lo spettatore.
Il primo è la registrazione del lavoro di ingegneri coinvolti nell'industria dei sitemi di allarme


il secondo racconta il lavoro dell'artista attivista Chris Toepfer (New York City 1962), impegnato tramite la sua associazione "The Neighborhood Foundation" nell'abbattimento del degrado urbano architettonico nelle periferie più disagiate a Chicago e in altre parti degli Stati Uniti.



Il progetto di Steyerl trova il suo culmine tra, da un lato, una finestra del museo rimossa, otturata e dipinta da Toepfer (protagonista della nuova opera che ha occluso le finestre del Castello di Rivoli con dipinti realizzati tramite la tecnica del trompe l'oeil) e dall'altro lato, in fondo alla Manica Lunga,  un'altra grande finestra distrutta facendo sì che il suo lavoro si trovasse tra una finestra non rotta e una finestra rotta.

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Nata a Monaco di Baviera nel 1966, Hito Steyerl è una regista, una scrittrice, una video artista, un'innovatrice del documentario tedesco. I suoi principali argomenti di interesse sono i media, la tecnologia e la circolazione globale delle immagini.
Ha frequentato l'Istituto giapponese dell'immagine in movimento e ha studiato presso l'Università della televisione e della pellicola a Monaco di Baviera, ha conseguito un dottorato di ricerca in Filosofia presso l'Accademia di Belle Arti di Vienna, ed attualmente è docente di New Media Art presso l'Università delle Arti di Berlino.
Nel suo lavoro esplora ciò che le immagini mostrano, perché sono fatte e quale effetto hanno sul modo in cui pensiamo e su come vediamo il mondo.
L'artista crea installazioni in cui la produzione filmica è associata alla costruzione di ambienti architettonici.
Il lavoro di Hito Steyerl è stato descritto come "un'arte per i nostri tempi" perché i temi dei suoi lavori sono molto legati a ciò che sta accadendo. L'artista affronta anche questioni sociali e politiche come i diritti delle donne, la corruzione politica, e l'orrore dei conflitti e della guerra.
Nel 2004 ha partecipato a Manifesta 5 (Biennale Europea di Arte Contemporane), nel 2007 il suo film Lovely Andrea è stato esposto a Documenta 12 a Kassel in Germania. Nel 2008 ha preso parte alla Biennale di Shanghai mentre nel 2013 il suo lavoro è stato incluso nella Biennale di Venezia e nella Biennale di Istanbul.
Era presente nel padiglione tedesco alla Biennale di Venezia del 2015.

domenica 28 ottobre 2018

THE OTHERS ART FAIR 2018




The Others, che si terrà a Torno dal 1 al 4 novembre 2018,  è la principale fiera indipendente italiana che ospita le più recenti tendenze artistiche internazionali, con un'attenzione particolare sulle ultime generazioni di artisti.
Ideata otto anni fa da Roberto Casiraghi, quest'anno come già nei due anni precedenti, sarà ospitata nell'ex Opedale Regina Maria Adelaide  in Lungo Dora Firenze 87 a Torino.


Il logo sfocato e capovolto della fiera 2018, propone da subito un'esercizio visivo e più di un interrogativo sulla capacità di visione di cosa sia oggi l'espressività artistica.  The Others vuole essere una lente o forse un cannocchiale per individuare l'arte del futuro e trovare i nuovi collettori di talenti.
Una piattaforma espositiva rivolta a gallerie, a spazi gestiti da artisti (artist-run) e  project space, a collettivi di artisti e curatori e a spazi indipendenti. Più di quaranta le gallerie e associazioni culturali presenti quest'anno, di cui due terzi straniere, una novità rispetto alla precedente edizione in cui il 65% degli espositori erano italiani.
Un'altra novità è la sezione Expanded Screen dedicata alla video installazione e che pone l'accento non solo sul video ma anche sulla superficie e sulle modalità attraverso cui le immagini diventano fruibili.
Faranno parte della sezione Specific le tredici interpretazioni site specific che si misureranno con le vecchie sale operatorie, l'area accettazione, la sala d'attesa, gli spazi delle cucine, l'area lavaggio e sterilizzazione per i chirurghi con gli arredi originali: una vera e propria sfida per artisti e visitatori.


Ph The Other Fair
Della sezione Speciali projects saranno protagonisti artisti di Francia, Paesi Bassi e Danimarca.
Non mancheranno incontri e tavole rotonde già a partire dal 2 novembre.
A fine rassegna verranno assegnati tre premi, uno per ogni sezione della fiera: Specific, Expanded Screen, Main; riconfermato il #premiobottegabaretti che accompagna la manifestazione dal 2015 (si tratta di un premio del valore di 1.000,00 euro destinato ad un artista che si distingue per la sua ricerca sperimentale).
Concepita per espositori giovani, con costi di partecipazione tra i più bassi d'Europa, The Others è un'importante vetrina all'interno della Contemporary Art Week torinese.
Fin dai suoi esordi è stata ospitata in posti non convenzionali, negli anni The Others si è spostata in diversi strutture rivitalizzando e riconvertendo importanti edifici in disuso (prima l'ex carcere Le Nuove, ora un ospedale).


The Others - ex carcere Le Nuove Torino




Gli orari di apertura serali, l'atmosfera vivace ed informale, un ampio programma di eventi interdisciplinari sono gli ingredienti che hanno portato alla creazione di un nuovo formato di promozione dell'arte.

Tutte le informazioni  su : http://www.theothersfair.com/en/info/




sabato 19 maggio 2018

HERE 2018 - Cavallerizza Reale - Torino





Al via la terza edizione di HERE, la prima si è svolta nel 2016 e ha coinvolto 200 artisti in 130 stanze del complesso della Cavallerizza Reale di Torino
In soli dieci giorni più di 9.000 visitatori parteciparono all'evento, con una notevole attenzione da parte dei media e l'inserimento della Cavallerizza nella mappa internazionale dei luoghi d'arte indipendenti a cura del MAXXI di Roma.
Durante l'evento artisti affermati ed emergenti hanno esposto le loro opere e personalità del mondo dell'arte hanno partecipato  ai programmi giornalieri di incontri talks.



Lo scopo della manifestazione era quello di portare all'attenzione della cittadinanza la situazione della Cavallerizza Reale, patrimonio Unesco, da anni lasciato in stato di abbandono dal Consiglio Comunale che ne prevedeva la vendita a privati.




Dal maggio 2014 un collettivo autogestito di cittadini ha riaperto una parte degli spazi (che includono due teatri, aree comuni, giardini reali e più di 100 stanze) con l'intento di preservarli dal degrado e trasformarli in polo culturale attivo ed autocoordinato.
La Cavallerizza è diventato un centro di creazione culturale indipendente che in quasi quattro anni ha dato vita a più di 100 eventi (musica, spettacoli, mostre, cinema, workshop) ed accolto in residenza artisti nazionali ed internazionali. 
Per l'edizione 2017 è stata indetta una chiamata internazionale alle arti a cui hanno aderito 230 artisti e che ha visto la partecipazione di più di 10.000 visitatori. L'evento è stato autogestito ed autofinanziato.
La manifestazione, nata per sensibilizzare e coinvolgere i cittadini a livello territoriale, nazionale ed internazionale, ha evidenziato il potenziale di crescita e il valore socio-culturale della Cavallerizza, come esempio di nuove politiche culturali di utilizzo di beni pubblici attraverso un processo di partecipazione che si avvale di strumenti quali l'inclusione, il confronto, la trasversalità.
La Comunità Creativa Cavallerizza Irreale propone per il 2018 la terza edizione di Here - #HEREalCubo - che si svolgerà dal 18 al 27 maggio 2018 e vedrà coinvolti oltre 250 artisti che esporranno occupando interamente gli spazi della Cavallerizza (tre piani a cui si aggiungono quest'anno anche le soffitte sede di un progetto video curatoriale e di concerti nel corso della rassegna, il Polo Letterario con ingresso da via Verdi, la CLAP nel primo cortile interno, il Giardino ed il Bastione).
#HEREalCubo costruirà un Museo Irreale, il Museo Vivente pertanto è stato chiesto ad ogni partecipante di donare un'opera con l'obiettivo "di costruire un deposito d'arte, per accogliere una collezione di opere e documenti come traccia e sostanza del Museo Vivente -neo istituzione di uso civico e collettivo- che dovrà essere pubblico e riconosciuto come bene fruibile da tutti. Un museo che intende proporsi come fattore strategico per l'intera umanità, sovvertendo la tradizione museale"...
Se non avete visitato le passate edizioni, non perdetevi questa speciale avventura artistica. Nelle stanze, nei corridoi, ad ogni piano gli artisti con il loro talento e la loro creatività hanno fatto rivivere un edificio ricco di storia e suggestione.






#HEREalCubo intende allargare la Comunità Creativa, includere artisti di ogni area, coinvolgendo il pubblico partecipante in un'esperienza artistica oltre a rivendicare la politicità dell'atto artistico comunitario.

Sito web: http://www.cavallerizzairreale.org







lunedì 2 ottobre 2017

OFFICINA DELLA SCRITTURA - Il museo dedicato al segno e alla scrittura compie un anno



Officina della Scrittura nato il 1° ottore 2016 a Torino in Strada Bertolla all'Abbadia di Stura n. 200, è il primo museo al mondo dedicato al Segno nelle sue varie declinazioni , attraverso un grande progetto che testimonia la nascita e l’evoluzione di un’invenzione straordinaria, quella della comunicazione non orale.

Si tratta di una vera e propria “cittadella della conoscenza” ed è il luogo in cui viene raccontato e valorizzato tutto ciò che è legato alla cultura della scrittura e, più in generale, al segno dell’uomo: dalle pitture rupestri fino alle svariate forme della comunicazione contemporanea. 
Un museo unico nel suo genere che presenta un perfetto mix di tecnologia e tradizione, attraverso un percorso organico che con le sue diverse anime racconta, emoziona, educa il pubblico di ogni età.
Oltre 2.500 metri quadri suddivisi in aree ben distinte



ma tra loro profondamente interconnesse: dal racconto delle origini del segno, alla prima macchina da scrivere Remington; dal viaggio all’interno della scrittura alla sezione dedicata alla storia delle penne stilografiche, dove è possibile apprezzare una selezione delle 13 penne iconiche del XX secolo, come la Waterman’s 22 del 1896 e la Hastil Aurora disegnata da Marco Zanuso nel 1970 ed esposta al MoMA di New York.
Anche se nato nel 2016, l'idea risale al 2004 quando Cesare Verona, Presidente dell'Aurora Penne, decise di dedicare un museo al segno e alla scrittura, ai suoi strumenti, alle tracce del passato e a ciò che rappresenta scrivere oggi,

con occhio attento al futuro.
Numerose le attività didattiche e i laboratori per adulti e ragazzi, dai corsi di calligrafia e grafologia agli incontri con esperti e scrittori, due mostre a cura di Ermanno Tedeschi  già realizzate "Scripta Volant" con opere di 30 artisti come Boetti, Nespolo, Griffa, Mondino, Rama, Isgrò e " Antonio Menghetti - Scolpire la luce" con la presentazione di suoi  dipinti, sculture e oggetti di design.
Ad un anno dall'apertura dell' Officina della Scrittura viene presentata la terza mostra"Street Arts Volant" .
L'esposizione vuole essere un tributo e un'occasione di riflessione sulle diverse forme di "arte di strada", uno spunto per interrogarsi se la street art sia uno strumento di deturpamento o una nuova forma d'arte, o ancora possa essere un mezzo di riqualificazione delle periferie urbane.
Il dibattito rimane aperto ... ma per farvi un'idea di come lavorano gli artisti vi consiglio di visitare la mostra.


Live painting - IDROLAB (durante l'inaugurazione della mostra)














venerdì 8 settembre 2017

TREASURES FROM THE WRECK OF THE UNBELIEVABLE - Danien Hirst (fino al 3.12.2017)


"Nel 2008, al largo della costa orientale dell'Africa fu scoperto un vasto sito con il relitto di una nave naufragata. 



Il ritrovamento ha avallato la leggenda di Cif Amotan II, un liberto di Antiochia (città della Turchia nordoccidentale), vissuto tra la metà del I secolo e l'inizio del II secolo d.C.
Nell'Impero Romano, un ex schiavo aveva ampie possibilità di avanzamento socio-economico mediante il coinvolgimento negli affari finanziari dei suoi mecenati e padroni di un tempo.
La storia di Amotan (a volte citato come Aulus Calidius Amaton) racconta che, dopo l'affrancazione, lo schiavo accumulò un'immensa fortuna. Tronfio di ricchezze creò una sontuosa collezione di oggetti provenienti da ogni angolo del mondo antico.

I leggendari cento tesori del liberto - oggetti commissionati, copie, falsi, acquisti e bottini - furono caricati tutti insieme sulla gigantesca nave Apistos (nome che nell'antica koinè greca significa Incredibile) per essere trasportati in un tempio appositamente edificato dal collezionista. Ma l'imbarcazione affondò, consegnando il proprio tesoro alla sfera del mito e generando coì infinite varianti di questa storia d'ambizione e avarizia, di splendore e ubris.
La collezione rimase sul fondo dell'Oceano Indiano per circa duemila anni, prima che il sito fosse scoperto nel 2008, vicino agli antichi porti commerciali dell'Azania (costa dell'Africa sudorientale). Quasi un decennio dopo gli scavi, questa mostra raccoglie insieme tutte le opere recuperate in quello straordinario ritrovamento.
Alcune delle sculture sono esposte prima di aver subito qualsiasi intervento di restauro, coperte da pesanti incrostazioni di corallo e altre concrezioni marine che talvolta ne rendono la forma praticamente irriconoscibile. In mostra sono esposte anche serie di copie mussali contemporanee degli oggetti ritrovati che immaginano le opere così com'erano nello stato originario....
Così ci racconta il libretto che viene consegnato all'ingresso della mostra TREASURES FROM THE WRECK OF THE UNBELIEVABLE  (Tesori del relitto dell'Incredibile) presentata dall'artista Damien Hirst (Bristol 1965) a Venezia in due sedi: Palazzo Grassi e Punta della Dogana su un totale di 5.000 metri quadri.
Sculture monumentali in bronzo e marmo di sirene, idre, dee Kali, 


guerrieri, dischi solari Maya, Laocoonti rivisitati, ma anche scudi, spade, monete, manufatti d'oro, d'argento e di malachite, formano un universo fantastico con cui Hirst con faraonica megalomania ha lanciato la sua sfida al mondo dell'arte.
L'artista, conosciuto per i suoi squali in formalina e i teschi di diamanti del valore di 50 milioni di sterline, è riuscito ancora una volta a meravigliare il pubblico con un concept show che ha richiesto dieci anni di preparazione ed è stato reso possibile dalla complicità di F. Pinault, collezionista e presidente di Palazzo Grassi.
Damien Hirst ha voluto basare la sua mostra su una spiazzante ambiguità, rendendo vero il falso e lasciando gli spettatori confusi, stanza dopo stanza, opera dopo opera, vetrina dopo vetrina, soggiogati da una sensazione di impotenza e disfatta psicologica per l'accumulo esponenziale di stravaganze e meraviglia.
Visitando la mostra siamo catturati dalla meraviglia, misteriosamente le nostre facoltà critiche vengono sospese e le incongruenze ignorate permettendoci di godere di questa grande opera di fantasia: in quale fonte letteraria Andromeda incatenata sarebbe minacciata da uno squalo tigre? Ma qui tutto è possibile...


Nulla è lasciato al caso, tutto è curato nel dettaglio e la simulazione del ritrovamento delle opere incrostate di coralli, spugne e conchiglie di ogni tipo accumulatesi nel corso dei secoli, è sorretta da un'efficace serie di fotografie e filmati di archeologia subacquea presentati in entrambe le sedi espositive 


Con Treasures from the wreck of the Unbelievable, Hirst ha messo in mostra morte e decadimento come fossero reperti antichi installati dentro vetrine che non hanno più nulla a che vedere con gli asettici e chirurgici cabinet con cui è diventato celebre, bensì con il mondo misterioso di musei archeologici e wunderkammer rinascimentali e barocche.

Artificio, simulazione, ma anche ironia come nell'opera "The colletto with friend" dove il collezionista tiene per mano Topolino oppure Pippo diventa una statua rinvenuta coperta di conchiglie bianche.


L'ascesa e la caduta del liberto Amotan sembrano riflettere il desiderio di potere dell'artista e la sua fine proprio a causa del peccato di arroganza e di presunzione di poter sfidare il destino: forse  una riflessione fatta da Hirst sull'impossibilità di sottrarsi agli eventi della vita?



Damien Hirst nasce nel 1965 a Bristol, cresce a Leeds e dal 1986 al 1989 studia belle arti al Goldsmith College di Londra. Durante il suo secondo anno, Damien Hirst lavora all’organizzazione e alla curatela di “Freeze”, una mostra collettiva nota per essere stata il trampolino di lancio non solo per Hirst stesso, ma per un’intera generazione di giovani artisti britannici. Attualmente Damien Hirst vive e lavora tra Londra e Gloucester.
Dalla fine degli anni ‘80, Damien Hirst realizza una vasta serie di installazioni, sculture, dipinti e disegni con il fine di esplorare le complesse relazioni tra arte, bellezza, religione, scienza, vita e morte. Con i suoi lavori – tra cui l’iconico squalo in formaldeide The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living (1991) e For the Love of God (2007), calco in platino di un teschio tempestato di 8.601 purissimi diamanti – Damien Hirst sfida le certezze del mondo contemporaneo, esaminando tutte le incertezze insite nella natura dell’uomo.
Dal 1987 sono state organizzate in tutto il mondo oltre 90 mostre personali sull’artista; Damien Hirst ha partecipato, inoltre, a più di 300 mostre collettive. Nel 2012 la Tate Modern di Londra, in contemporanea con le Olimpiadi Culturali, ha presentato una grande retrospettiva sul lavoro dell’artista. Sono state organizzate mostre personali di Damien Hirst anche al Qatar Museums Authority, ALRIWAQ Doha (2013-2014), a Palazzo Vecchio, Firenze (2010), all’Oceanographic Museum, Monaco (2010), al Rijksmuseum, Amsterdam (2008), all’Astrup Fearnley Museet fur Moderne Kunst, Oslo (2005) e al Museo Archeologico Nazionale, Napoli (2004). Nel 1995 Damien Hirst vince il Turner Prize.









domenica 18 giugno 2017

POSTNATURALIA - Krištof Kintera


Alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia fino al 31 luglio 2017 è possibile ammirare la complessa installazione scultorea realizzata da Krištof Kintera con la collaborazione di Richard Weisner e Restislav Juhàs dal titolo Postnaturalia.
Nella cosiddetta "età del rame", basata sulla trasmissione di energia ed informazioni, la natura è paragonata dall'artista a un enorme sistema nervoso ed anche per questa ragione 


che il progetto di Kintera si innesta in diversi spazi della Collezione come in un organismo vivente.
Innanzitutto la Natura viene ricreata e rigenerata nello spazio denominato Laboratorio dell'artista: immagini, fotografie, appunti e disegni alle pareti, materiali di scarto, elettrici ed elettronici, sostanze chimiche ecc.






sono tutti strumenti e oggetti del mestiere che divengono per l'artista elementi generativi di una nuova bellezza naturale.
Nello spazio sono presenti anche alcuni video che riportano suoni e processi di lavoro reali di Kintera nel suo studio di Praga.


Prendendo a modello l'attitudine dello scienziato e i suoi prototipi (modellini ed erbari conservati in teche nel laboratorio) nuovi tipi di piante vengono coltivate, classificate e seminate in un ampio sistema nervoso para-vegetale che trova spazio in una seconda sala della Collezione.
Il Systemus Postnaturalis presenta un tappeto sintetico di piante che cresce tra un'intricata rete radicolare di rame: tre isole che sono raccordate tra loro per percorsi esperibili dal visitatore 




anche la luce, che ne favorisce la crescita, viene pilotata artificialmente nello spazio.



Nell'ingresso principale, fra l'atelier e il bosco sintetico, si innalza un'imponente scultura di oltre tre metri Electrons Seeking Spirit, l'opera, realizzata con cablature di fili che ne costituiscono lo scheletro portante, termina con una testa di animale. Intorno a questa gravitano altre piccole sculture, creature che provocano un senso di panico collettivo per un "sistema senza spirito".

       

Uscendo in giardino, sotto piante vere, le opere Praying Woods sono ritualmente protese verso il cielo o prostrate verso terra. la loro struttura fa parte della "natura naturale": raccolte dall'artista nei boschi del suo Paese, sono state immerse e congelate in un bagno d'argento.



A questa proliferazione di suggestioni nella Collezione si sommano opere disseminate in altri luoghi della città di Reggio Emilia come ad esempio i Musei Civici.
Anche se il lavoro di Kintera può sembrare giocoso e un po' ironico, l'artista vuole sollecitare consapevolezza sulla questione natura, vuole ci si interroghi sul nostro tempo.
Il rapporto con la "Natura naturale", il tentativo di conoscere e di dare ordine alle diverse forme di vita biologica, sono per Kintera un punto di partenza che viene provocatoriamente sovvertito costruendo  scenari totalmente artificiali, lavorando e generando nuovi materiali sintetici  e prodotti di scarto che costituiscono il nostro habitat quotidiano para-naturale. Una provocazione malinconica che induce il desiderio di creare scenari alternativi in cui scienza e tecnologia - protagoniste nella costruzione del nostro paesaggio fisico e del nostro sistema di relazioni - possano procedere alla costante ricerca di un "nuovo umanesimo" in cui l'uomo rimanga solidamente al centro e avanzi senza dimenticare la sua identità, la memoria culturale in cui si inserisce la sua esistenza e la permanenza di relazioni reali.


Krištof Kintera (Praga nel 1973) vive e lavora a Praga. Ha frequentato la Academy of Fine Arts di Praga e la Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam. Ha esposto in musei e gallerie europee sia in mostre personali che collettive. Dal 1993 al 2007 ha anche collaborato alla creazione di campagne media, si è occupato di interior design, ha curato mostre, progettato scenografie e presentato numerose performance.