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sabato 5 ottobre 2019

Collettivo artistico BASTIONE




Il BASTIONE è un collettivo di giovani artisti con sede nel Bastione San Maurizio, storico edificio militare costruito tra il 1670 circa e il decennio successivo su progetto di   Sèbastien Le Preste de Vauban (1633-1707), all'interno dei giardini della Cavallerizza Reale, ultimo baluardo difensivo situato sulle mura dei Giardini Reali nel cuore di Torino. 


Il 23 maggio 2014 un’occupazione di studenti e artisti si è prefissata l’obbiettivo di creare e salvaguardare un polo culturale all’interno degli ambienti della Cavallerizza Reale promuovendo così una residenza d’artista. Il Bastione, situato nei giardini, tre anni dopo entra a far parte dell’autogestione di alcuni studenti dell’Accademia. 
Ad ottobre 2017, nasce il collettivo artistico   BASTIONE, un gruppo di studenti provenienti da diverse Accademie italiane, che hanno iniziato a frequentare il Garittone dei Giardini Reali come luogo di ritrovo e scambio di idee e ricerche artistiche in ambito contemporaneo.
Questo è stato il primo passo che ha cambiato la natura del luogo. Uniti dalla comune volontà di dare nuova identità allo spazio, gli artisti iniziano a prendersi cura dell’edificio e riqualificare gli ambienti che da diversi anni erano rimasti in uno stato di abbandono e oggetto di vandalismo.
"I lavori per il recupero del bastione sono iniziati nell’ottobre del 2017 quando abbiamo dato avvio ad un lavoro di pulizia e riordino di tutti i piani del baluardo, strutturandoli in previsione della prima apertura al pubblico Atto I° all’interno del progetto  Apotema .
L’edificio era in uno stato di abbandono e la maggior parte delle stanze erano un deposito di oggetti e rifiuti accumulati nel corso del tempo."


Negli anni è maturata una ricerca che pone le basi sull’idea di trasformazione espositiva e sperimentale dell’ambiente circostante, mediante operazioni in diretta relazione e dialogo con lo spazio, le opere in situ dalla vorticosa espansione relazionale permettono a un luogo storico come quello del Bastione di confrontarsi con un fare artistico contemporaneo vivo e attivo.
La dicotomia laboratorio-spazio espositivo si fonde così in un ambiente primigenio che congiunge antico e nuovo in una coinvolgente, dinamica e aperta comunicazione fra gli artisti e il pubblico stesso. È un luogo non solo di sperimentazione, ma anche di incontro e scambio costante, in cui appare quindi, a livello progettuale, installativo e concettuale, il rapporto tra spazio e opera. Attraverso questo rapporto gli artisti si esprimono per sottolineare un dialogo intimo e radicale nella processualità dell’agire.
Il collettivo Bastione nasce con queste intenzioni, declinandosi in atti pensati e agiti in continua evoluzione con la volontà di coinvolgere anche altri artisti o collettivi accogliendo progetti di diversa natura mantenendo un costante confronto. Ogni progetto infatti, viene accolto e selezionato dal collettivo che si mette a disposizione nel curare e sostenere l’intervento con un reciproco scambio.

Gli artisti attivi sono:
Adele Zunino, Cecilia Ceccherini, Donato Mariano, Emanuele Marullo, Francesca Bicego, Gianmaria Dellarossa, Giulia Fresca, Giulia Rebonato, Jacopo Mandich, Lisa Redetti, Mara Jvonne Raia, Marco Mattana, Michele Rava, Mohsen Baghernejad M., Silvia Cioni.


Ringrazio Silvia Cioni per avermi accompagnata nell'esplorazione di questa realtà in occasione della mostra tenutasi il 18 settembre scorso ed avermi fornito le informazioni che ho riportato in questo articolo.

Foto courtesy Silvia Cioni

giovedì 11 luglio 2019

I MONDI DI RICCARDO GUALINO COLLEZIONISTA E IMPRENDITORE




La mostra  I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore  visitabile presso il Palazzo Chiablese  di Torino fino al 3 novembre 2019, presenta la collezione appartenuta a Riccardo Gualino, riunendo   i due principali nuclei di opere conservate alla Galleria Sabauda di Torino e alla Banca d’Italia di Roma, insieme a dipinti, sculture, arredi e fotografie provenienti da musei e istituzioni torinesi e nazionali, raccolte private e archivi, primo fra i quali l’Archivio Centrale dello Stato.
Con oltre trecento opere, tra cui i capolavori di Botticelli, Duccio da Boninsegna, Veronese, Manet, Monet, Casorati, la mostra offre una preziosa occasione per conoscere, per la prima volta in modo esteso, l’intero arco della vita e del collezionismo di Riccardo Gualino, capitano d’industria e finanziere, figura di spicco nell’economia italiana del Novecento.
L’esposizione si basa sull' intreccio tra l'arte e la vita, indirizzo che Gualino stesso ha spiegato e sostenuto nell’autobiografia "Frammenti di vita" del 1931 mentre scontava la condanna di due anni di confino a Lipari.
Nei diciotto ambienti delle Sale Chiablese, le opere sono accostate a partire dalle fonti storiche o allestite in spazi che rinviano a quelli originali: le sale del Castello di Cereseto Monferrato, sua prima residenza in stile neogotico, 



la palazzina di via Galliari a Torino, l’ufficio all’ultimo piano del palazzo di corso VittorioEmanuele II. Sono accompagnate da fotografie e immagini che raccontano i mondi di Riccardo Gualino e di sua moglie Cesarina Gurgo Salice, le case in cui hanno abitato, il milieu cosmopolita che frequentavano, il clima di un’epoca, dai ruggenti anni Venti alla parabola del regime, dalla Seconda guerra mondiale al Miracolo Italiano. Alcune documentano i modernissimi stabilimenti che Gualino ha fondato nei settori del legname e del cemento, della seta artificiale e del cioccolato. 
La collezione di Riccardo Gualino è stata ed è considerata una delle più significative e importanti raccolte italiane del Novecento. Avviata negli anni dieci, fu alimentata da una straordinaria disponibilità di risorse, realizzate dall'imprenditore biellese nei settori del commercio, della produzione industriale e della finanza, in Italia e all’estero. 
Arte cinese
dinastia Yuan o inizi dinastia Ming
 
BuddhaShakyamuniin meditazione,
 
XIII-XIV
Comprende sculture e dipinti, reperti archeologici, arredi, vetri e ceramiche, oreficerie, arazzi e tessuti, datati dall’antichità ai primi decenni del XX secolo, provenienti dall’area europea, orientale e mediorientale.
Condivisa con la moglie Cesarina Gurgo Salice (Casale
Monferrato Torino 1890 - Roma 1992), la collezione nasce come raccolta antiquariale con funzione d’arredo, per poi assumere un nuovo e più ampio orientamento, impresso dal sodalizio con lo storico dell’arte Lionello Venturi, coinvolto come consulente nel 1918. Nel corso degli anni venti, la collezione dei Gualino entra nella sfera del mecenatismo, con il sostegno offerto agli artisti attivi a Torino in particolare a Felice Casorati (dal quale i coniugi Gualino si fanno ritrarre nel 1922) 


La quiete - Felice Castrati 1922-1924
e al gruppo dei Sei pittori (L. Chessa, C. Levi, F. Menzio, E. Paulucci, J. Boswell, N. Galante). 
Castrati  dipinge a Cereseto
Nel 1925 Gualino inaugura il Teatro di Torino, uno spazio aperto al pubblico, di produzione e di ricerca nel campo della musica, del teatro, della danza e del cinema, modellato sull’esempio dei teatri “d’eccezione” di Parigi, Vienna, Londra e Berlino.
Teatro di Torino - facciata principale su via
Verdi e ingresso su vicolo Benevello

La sala 
L'atrio

Nel 1928 un nucleo consistente della collezione viene esposta nelle sale della Pinacoteca Sabauda di Torino.
La stagione splendida s’infrange con la crisi delle aziende del gruppo, il crack (conseguenza anche della crisi del 1929), l’arresto e la condanna dell’imprenditore e finanziere al confino. La collezione è concessa a garanzia del debito contratto con lo Stato: una parte entra alla Pinacoteca Sabauda, l’altra in Banca d’Italia.
Scontata la pena, Riccardo Gualino inizia una nuova vita a Roma dove vivrà per per trent'anni.  Riprende l’attività imprenditoriale e, perduta la prima favolosa collezione, ne inizia una seconda  ricchissima di capolavori.
Il dialogo tra passato e presente si rinnova, come suggeriscono in mostra la giovane Cecilia, dipinta da Castrati nel 1937 e la trecentesca scultura con Santa Caterina del Maestro della Santa Caterina (che proprio da lei prende il nome) una delle opere riscoperte, tra le molte disperse.







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Imprenditore, collezionista e mecenate, Riccardo Gualino (Biella 1879 Firenze 1964) è stato un protagonista della storia italiana del Novecento
La sua azione,contraddistinta da un forte legame tra i progetti realizzati nella sfera economica e l’impegno profuso nel campo dell’arte e della culturarappresenta un modello singolare rispetto alle tradizioni dell’imprenditoria italiana. 
Cosmopolita e grande viaggiatore, negli anni venti e trenta Gualino ha percorso l’Europa, le Russie e gli Stati Uniti, intrecciando la vita degli affari con quella del collezionismo. Mossa da un forte impulso verso la modernità e il futuro, l’esistenza di Gualino trascorre tra fabbriche ultramoderne e dimore d’eccezione, sedi della sua favolosa collezionefrequentate da studiosi, musicisti, artisti, danzatori, intellettuali, politici e industriali.
L’attività dell’imprenditore s’interrompe alla fine del 1930 con il crack determinato da una serie di fattori tra cui la Grande crisi del 1929, le perdite della Snia Viscosa, la principale azienda del suo Gruppo, la bancarotta di un socio francese e l’ostilità di MussoliniPer ordine del duce, il 19 gennaio 1931 Riccardo Gualino viene arrestato e condannato al confino "per aver prodotto grave nocumento all'economia nazionale". Sconterà la condanna Lipari e poi a Cava dei Tirreni. Le sue proprietàcompresa la collezione (in parte già assegnata nel 1930 alla Galleria Sabauda) e i beni mobili e immobili sono posti in liquidazione e consegnati alla Banca d’Italia
Il confino segna una netta cesura tra due epoche, un decisivo cambio di passo e di approccio esistenziale. Dopo un soggiorno a Parigi, i Gualino ritornano in Italia: acquistano una villa a Firenze e una serie di abitazioni a Roma. Le opere d’arte tornano alle pareti delle nuove case. Alla passione per il teatro subentra quella per il cinema che si concretizza con l’attività della Lux Film, la casa di produzione di pellicole come Riso amaro, del 1949, diretto da Giuseppe De Santis. Riccardo Gualino muore nella sua casa di Arcetri, sulle colline fiorentine, il 7 giugno 1964 all’età di ottantacinque anni.

domenica 7 aprile 2019

MADAME REALI. Cultura e potere da Parigi a Torino



Tra il 1619 e il 1724 due donne, Cristina di Francia (Parigi 1606 - Torino 1663) e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemour (Parigi 1644 - Torino 1724)  imprimono un forte sviluppo alla società e alla cultura dello Stato dei Savoia.
Cristina di Francia
La prima,  la figlia del Re di Francia Enrico IV di Borbone, arriva a Torino a soli 13 anni per sposare Vittorio Amedeo I mentre la seconda, nipote di Enrico IV di Francia  sposerà Carlo Emanuele II.   Entrambe furono figure emblematiche della storia europea ed esercitarono il loro potere declinato al femminile per affermare e difendere il proprio ruolo e l'autonomia del loro Stato.
Maria Giovanna Battista
di Savoia Nemour
Si fregiarono del titolo di "Madama Reale", assunto da Cristina in quanto figlia del Re di Francia e usato, dopo di lei, da Maria Giovanna Battista e dalle duchesse di Savoia fino all'acquisizione del titolo regio nel 1713.
Le loro azioni politiche e le committente artistiche testimoniano la volontà di fare di Torino una città di livello internazionale, in grado di dialogare alla pari con Parigi, Madrid e Vienna.
La mostra, con oltre 120 opere tra dipinti, oggetti d'arte, arredi, tessuti, gioielli, ceramiche oreficerie, disegni ed incisioni, ripercorre cronologicamente la biografia delle due Madame Reali e narra le parentele che le collegano alle maggiori case regnanti europee, le loro azioni politiche e culturali, le loro scelte artistiche per le loro residenzele feste sontuose, la moda e la devozione religiosa.


L'allestimento sviluppa un itinerario attraverso la vita di corte in epoca barocca, negli stessi ambienti in cui vissero le due dame documentati non solo nella loro immagine politica, ma anche in quella più intima e femminile. Gli ambienti rispecchiano il gusto delle duchesse: i mobili intarsiati, i parati e gli orologi, la moda di "vestire alla francese", la passione per il merletto e l'attrazione per 
l'Oriente con le porcellane e i prodotti delle colonie quali il the, il caffè e il cioccolato.
Le opere esposte provengono da prestiti di collezionisti privati e di importanti musei italiani e stranieri. La mostra è visitabile fino al 6 maggio 2019.