Dalla sua pratica, a partire dalla fine degli anni '60, nasce la figura del curatore indipendente e l'idea della mostra come una disciplina creativa, quasi una forma autonoma di linguaggio.
Nel corso della sua vita ha raccolto moltissimo materiale d'archivio definendolo come parte di un "museo delle ossessioni". Il suo archivio, originariamente situato in Svissera nella Fabbrica Rosa di Maggia, è ora collocato presso il Getty Research Institute di Los Angeles.
Dopo alcune esperienze nel teatro, Szeemann iniziò la carriera nell'arte come giovanissimo direttore della Kunsthalle di Berna (dal 1961 al 1969) dove alternò mostre storiche di carattere innovativo con altre dedicate agli ultimi sviluppi delle ricerche contemporanee.
La più importante tra queste Live in your Head. When Attitude Became Form del 1969, diede definitiva visibilità all'Arte povera e alle polemiche post-minimaliste che si stavano diffondendo in Europa e negli Stati Uniti.
Lo scandalo che la mostra suscitò per l'uso estremamente libero dello spazio museale da parte degli artisti, costrinse Szeemann alle dimissioni.
Libero da obblighi istituzionali fondò l'Agentur fur Geistige Gastarbeit (l'Agenzia per il lavoro spirituale all'estero) con l'obbiettivo di organizzare mostre seguendone tutte le tappe.
Il successo ed il clamore di When Attitude Become Form, resero Szeemann il curatore più noto dell'epoca e gli valsero la nomina a direttore artistico di Documenta (la più importante mostra d'arte internazionale che ha luogo ogni 5 anni nella città di Kassel in Germania).
La sua edizione del 1972, la prima a svilupparsi secondo un piano tematico, è oggi riconosciuta come la mostra più significativa e ambiziosa degli anni '70.
Negli anni che seguirono Documenta 5, la sua attenzione si concentrò ad approfondire tematiche e manifestazioni creative, utopiche e visionarie, solitamente trascurate.
Nel corso di un decennio, una serie di mostre rilessero non solo alcuni momenti chiave della modernità, ma anche la figura stessa dell'artista.
Nel corso della sua vita ha raccolto moltissimo materiale d'archivio definendolo come parte di un "museo delle ossessioni". Il suo archivio, originariamente situato in Svissera nella Fabbrica Rosa di Maggia, è ora collocato presso il Getty Research Institute di Los Angeles.
Dopo alcune esperienze nel teatro, Szeemann iniziò la carriera nell'arte come giovanissimo direttore della Kunsthalle di Berna (dal 1961 al 1969) dove alternò mostre storiche di carattere innovativo con altre dedicate agli ultimi sviluppi delle ricerche contemporanee.
La più importante tra queste Live in your Head. When Attitude Became Form del 1969, diede definitiva visibilità all'Arte povera e alle polemiche post-minimaliste che si stavano diffondendo in Europa e negli Stati Uniti.
Lo scandalo che la mostra suscitò per l'uso estremamente libero dello spazio museale da parte degli artisti, costrinse Szeemann alle dimissioni.
Libero da obblighi istituzionali fondò l'Agentur fur Geistige Gastarbeit (l'Agenzia per il lavoro spirituale all'estero) con l'obbiettivo di organizzare mostre seguendone tutte le tappe.
Il successo ed il clamore di When Attitude Become Form, resero Szeemann il curatore più noto dell'epoca e gli valsero la nomina a direttore artistico di Documenta (la più importante mostra d'arte internazionale che ha luogo ogni 5 anni nella città di Kassel in Germania).
La sua edizione del 1972, la prima a svilupparsi secondo un piano tematico, è oggi riconosciuta come la mostra più significativa e ambiziosa degli anni '70.
Negli anni che seguirono Documenta 5, la sua attenzione si concentrò ad approfondire tematiche e manifestazioni creative, utopiche e visionarie, solitamente trascurate.
Nel corso di un decennio, una serie di mostre rilessero non solo alcuni momenti chiave della modernità, ma anche la figura stessa dell'artista.
La mostra del 1974 dedicata alla creatività del nonno Étienne, parrucchiere ed inventore Grossvater: Ein Pionier wei wir (Nonno: pioniere come noi) e la trilogia che seguì con Junggesellenmaschinen/Les machines célibataires (le macchine celibi) del 1975, Monte Verità/Berg der Wahrheit: le mammelle della verità/Die Bruste dei Wahrheit del 1978 e Der Hang rum Gesamtkunstwerk: Europaische Utopien seit 1800 (Tendenza verso l'opera d'arte totale: utopie europee dal 1800 circa) del 1983, rappresentano un tentativo di rilettura della modernità attraverso gli influssi dell'anarchia, della psicoanalisi, della teosofia e dei movimenti di riforma etico-religiosa, verso la visualizzazione di una storia del pensiero utopico.
Nell'ultimo ventennio della sua vita Harald Szeemann si dedicò al tema dell'identità nazionale, attraverso alcune mostre sulla cultura artistica di alcuni paesi europei tra cui la Svizzera, il Belgio e l'Austria.
Fu il periodo della sua definitiva affermazione come curatore globale, instancabile viaggiatore, promotore di realtà artistiche ancora poco conosciute in Occidente come quella cinese e direttore di grandi mostre internazionali come le edizioni della Biennale di Venezia del 1999 e del 2001
La mostra Harald Szeemann: museo delle ossessioni presentata al secondo piano del Castello Rivoli Museo d'Arte Contemporanea sino al 26 maggio 2019, ripercorre le tappe principali della vita e della carriera di Szeemann, portando lo spettatore all'interno del pensiero, delle visioni e delle ossessioni, delle controversie e delle polemiche che hanno accompagnato l'esistenza di questo personaggio straordinario.
Dopo aver debuttato al Getty Research Institute di Los Angeles e aver fatto tappa alla Kunsthalle di Berna e di Dusseldorf, è ora al Castello di Rivoli con un allestimento che si sofferma sugli intensi rapporti avuti Szeemann con gli artisti torinesi, integrando nel percorso espositivo opere provenienti dalla collezione del Castello e da altre collezioni private.
La mostra include la sopra menzionata Grossvater: Ein Pionier pie wir/Nonno: pioniere come noi, originariamente presentata nel 1974 da Szeemann nella propria abitazione a Berna e dedicata al nonno ungherese, famoso parrucchiere al servizio delle famiglie reali che aveva inventato un congegno per le onde della permanente.
La mostra, minuziosamente ricreata ora nelle sale del Castello di Rivoli, comprendeva 1.200 oggetti appartenenti all'antenato
del quale il curatore condivideva l'atteggiamento pionieristico verso l'esistenza: fotografie, bauli, manoscritti densi di appunti, un vecchio armadio dal quale spuntavano abiti, cappelli e trini di inizio secolo scorso, uno scrittoio con numerosi stipati sormontato da oggetti di varie fogge, ma anche un tavolo da toilette con pettini e spazzole.
A metà tra un museo d'artista ed un esperimento surrealista,
attraverso una serie di accostamenti dinamici, la mostra Grossvater: Ein Pionier pie wir/Nonno: pioniere come noi esplorava la biografia del nonno, le migrazioni dei popoli in Europa, le guerre del ventesimo secolo e lo sviluppo dell'acconciatura in parallelo allo sviluppo del modernismo dell'arte.