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mercoledì 6 novembre 2019

Donne nell'arte: MARIA LAI


Maria Lai (Ulassai 1919-Cardedu 2013) ha percorso quasi un secolo di storia, portando con sé il bagaglio culturale della sua isola primitiva, la Sardegna.
Nata in una società agro-pastorale ha sempre cercato un confronto con i linguaggi del suo tempo, rivendicando un proprio ruolo nella società ed una specifica capacità di critica e di azione.
A causa della sua cagionevole salute, ancora bambina viene affidata a parenti che stanno in campagna dove vive un'infanzia serena e libera.
A 9 anni si trasferisce a Cagliari ed inizia la scuola. Durante gli anni che trascorre nella città è fondamentale per lei l'incontro con il professore Salvatore Cambosu che la avvicina alla poesia orientando la sua attenzione più al ritmo che al significato.
Si trasferisce a Roma nel 1940 dove frequenta il liceo artistico e poi dal 1942 al 1945 va a Venezia dove segue il corso di scultura tenuto da Arturo Martini all'Accademia delle belle arti.
Finita la guerra torna in Sardegna dove rimarrà fino al 1954;  questo ritorno segna l'inizio di un periodo difficile, di disorientamento e sofferenza che cerca di superare con il sostegno e l'incoraggiamento di Cambosu con il quale ha riallacciato i rapporti.
Tornata a Roma nel 1957 tiene la sua prima personale presso la galleria L'Obelisco di Irene Brin presentando i disegni a matita realizzati dal 1941 al 1954 e successivamente apre un piccolo studio d'arte.
Intrattiene rapporti di amicizia con artisti  e compare in alcuni servizi televisivi dell'Istituto Luce.
Dopo la mostra sembra andare tutto meglio ma ad un tratto decide di ritirarsi dal mondo dell'arte, in un silenzio che durerà dieci anni: una crisi poetica che la tiene lontana dalle gallerie e dagli artisti, ma che la avvicina al mondo dei poeti e degli scrittori tra cui Giuseppe Dessì.
Attraverso lo scrittore, riscopre il senso del mito e delle leggende della sua terra, trae profonda ispirazione dai suoi libri e capisce l'importanza della sua origine sarda.
Durante questo periodo però osserva le correnti emergenti a lei contemporanee, come l'Arte Povera e l'Informale comprendendo quanto fossero importanti le lezioni di Marini, che inizialmente aveva vissuto come un completo fallimento, le parole di Salvatore Cobos, le tradizioni, i miti e le leggende della sua terra natia.
Dopo un periodo di sperimentazione sul segno grafico, alla fine degli anni sessanta l'artista giunge alla creazione dei Telai: assemblaggi di fili, scampoli di tessuto, legno e talvolta anche oggetti d'uso comune, in cui fa convivere gli elementi primigeni della cultura materiale della Sardegna e le riflessioni sulla scultura portate aventi in seno ai movimenti dell'avanguardia artistica, dai primi collage materici dei cubisti fino alle coeve sperimentazioni degli artisti dell'Arte Povera.



Nel decennio successivo si aggiungono i libri cuciti 

e le geometrie-geografiche di stoffe.


"Le mappe astrali rispondevano all'esigenza di un rapporto con l'infinito, di una dilatazione e proiezioni sulle lontananze. I libri cuciti, al contrario, chiedevano di essere tenuti tra le mani, toccati, sfogliati pagina per pagina, perché il lettore si fermi più a lungo e con più attenzione...".
Il principio "connettivo" che governa la serie dei Telai anticipa e percorre la poetica di Legarsi alla montagna, una performance collettiva realizzata nel 1981 che, in anticipo sui tempi dell'arte "relazionale", orienta il lavoro dell'artista nell'ambito della sfera pubblica, con la creazione di rituali laici fondati sulla partecipazione, sulla condivisione dei processi creativi e del gioco.
Traendo spunto da una fiaba locale - una bambina che salva la propria comunità dal crollo di una montagna, inseguendo un nastro azzurro, Maria Lai coinvolge gli abitanti di Ulassai nella realizzazione di una grande installazione urbana.


Una trama di strisce di tela collega tra loro le case, fino ad arrivare al picco del monte che sovrasta il paese, definendo così non soltanto il legame inscindibile tra uomo e natura, tema centrale dell'opera matura di Maria Lai, ma anche i rapporti e le relazioni tra le famiglie, attraverso un codice visivo di nodi e di fiocchi.


«Lasciai a ciascuno la scelta di come legarsi al proprio vicino. E così dove non c’era amicizia il nastro passava teso e dritto, dove l’amicizia c’era invece si faceva un nodo simbolico. Dove c’era l’amore veniva fatto un fiocco.» 
Nel 2004 le viene conferita la laurea honoris causa in Lettere dall'Università degli studi di Cagliari per il tratto fortemente narrativo e concettuale della sua opera che si realizza però con tecniche tradizionali, arcaiche.
Nel corso degli anni sperimenta ambiti diversi come il teatro, la scenografia, l'animazione, la musica e la grafica.
Negli ultimi anni ha vissuto e lavorato nella casa di campagna vicino al paese di Cardeddu.
Nel 2006, ad Ulassai, ha inaugurato il Museo di Arte Contemporanea Stazione dell'arte, che raccoglie una parte considerevole (circa 140 pezzi) delle sue opere.
Molti suoi lavori sono ormai entrati in importanti Istituzioni come il Palazzo Grassi di Venezia e Villa Borghese a Roma.
Dopo le esposizioni negli Stati Uniti ed in prestigiose manifestazioni europee, Maria Lai è ormai riconosciuta come una tra gli artisti più significativi della Sardegna.