Translate

sabato 2 luglio 2016

HOPPER PRIMA DI HOPPER - Mostra a Bologna Palazzo FAVA fino al 24 luglio 2016


La retrospettiva su Eduard Hopper (Nyack 1882 - New York 1967) a Palazzo Fava  mette in luce la produzione meno famosa ma ugualmente emblematica dell'artista americano.
Attraverso 60 opere, tra acquarelli, dipinti ad olio, oltre a carboncini e gessetti che mostrano Hopper in veste di superbo disegnatore, 
Studio  di Girl Show - 1941
il percorso attraversa la produzione e tutte le tecniche di un artista che oggi è considerato un grande classico della pittura del Novecento.
Eduard Hopper reputato da chi lo conosceva, uomo schivo e taciturno, è colui che con il suo lavoro ha saputo fermare l'attimo di una persona come di un panorama.
Mattino in South Carolina - 1955

Nietzsche scriveva che l'arte nasce dall'unione di due elementi: un grande realismo e una grande realtà e nelle opere di Hopper li troviamo entrambi. La scena americana che dipinge comprende oggetti comuni e luoghi familiari (distributori di benzina, caffè, negozi con vetrine illuminate, uffici, stanze d'appartamento e camere d'albergo in cui compaiono una o al massimo due figure).
Ma ancora più evidente del realismo è l'irrealtà delle sue immagini, Hopper ha trasformato la visione di New York rendendola una città deserta, immersa in una luce geometrica. Eppure erano i ruggenti anni Venti, e Trenta e la città era quella di Al Capone e di Armstrong, del Venerdì nero di Wall Street e del proibizionismo, di Sacco e Vanzetti e delle Ford, del Rockefeller Center e dell'Empire State Building: ma i paesaggi di Hopper sono disabitati e le strade cittadine sono sottratte ad ogni forma di lavoro e di funzione.
Approching a City - 1946
La pittura di Hopper non ha approcci psicologici ma rappresenta la realtà spesso avvolta da una luce senza variazioni.
Già nel 1900 quando si iscrive alla Chase School di New York entra in contatto con il movimento realista: suo insegnante è Robert Henri  che muovendo da Manet e Courbet aveva dato vita ad un movimento che dipingeva con una profonda e spontanea osservazione della realtà.
Hopper si forma in quest'ambito, studia l'arte moderna secondo un linea che dai francesi (Daumier, Degas)
Nudo che sale sul letto - Hopper 1903/1905
Donna che entra nella vasca da bagno
E. Degas - 1890 



risale agli spagnoli ed ai fiamminghi (Velazques, Rembrandt, Hals, Goya) ed intanto impara ad amare la tradizione americana di Thomas Eakins e Winslow Homer
Ragazzi al pascolo - Winslow Homer 1874
e dipinge ritratti ed autoritratti dominati da toni cupi, secondo la lezione di Henri

Autoritratto - Hopper 1903-1906
Soltantanto quando, conclusi gli studi Hopper compie un viaggio a Parigi, la sua tavolozza si riempie di una luminosità nuova, tipica della pittura francese: schiarisce i toni sostituendo alle terre e ai neri le gamme degli azzurri pallidi, dei gialli e dei rosa. 


Bistrot o Il negozio di vino - Hopper 1909
I soggetti prediletti sono ora architetture viste di scorcio, secondo inquadrature fotografiche volumetrie che fanno pensare a Marquet, ma che dipendono soprattutto dalle audaci prospettive di Degas preferendo soggetti volumetrici che diano un senso di durata e stabilità.
Durante gli anni Dieci sono però pochi i suoi quadri importanti. Per poter vivere lavora come illustratore e dipinge soprattutto durante le vacanze estive a Monhegan Island o a Ogunquit eseguendo composizioni di rocce e onde.
Square Rock, Ogunquit 1915
Quando inizia a dedicarsi all'incisione però, il suo stile inizia a delinearsi . Nelle acqueforti (in cui affiora la sua sua predilezione per l'opera di Rembrandt) la trama dei segni diventa più regolare, la composizione più limpida. Nascono in questo periodo Vento della sera 

e Ombre nella notte


Sono opere di grande suggestione e bellezza compositiva.
Da un punto di vista stilistico, è intorno al 1923 con opere come Casa vicino alla ferrovia

che Hopper definisce compiutamente il suo linguaggio: l'architettura, intesa sia come edificio che come ambiente interno, è il centro della sua opera. La figura compare più raramente, ma non è un'apparizione fuggevole, una comparsa sulla scena, è piuttosto delineata nettamente secondo peso e volume come in Manhattan Bridge Loop




La composizione di Hopper procede per sintesi, eliminando i particolari ed i segni superflui ma rispettando sempre la visione della realtà nelle sua complessità.
Semplificazione della forma e conservazione dell'essenzialità della visione sono dunque le categorie fondamentali della sua ricerca.
Dalla metà degli anni Venti, ed in particolare a partire da un'opera "metafisica" come Il faro sulla collina 


lo stile dell'artista è consolidato anche se le opere tarde (dopo il 1949), saranno contraddistinte da una struttura geometrica sempre più nuda e manifesta
Stanze sul mare - 1951
Il sole, che irrompe al mattino dalle finestre aperte, penetra nelle stanze solitarie o illumina i tavolini dei caffè, è il vero protagonista degli ultimi lavori dell'artista. La sua presenza percepibile ma mai manifesta (il disco solare non si vede mai nel cielo) diventa espressione di nostalgia o la ricerca di una dimensione trascendente.
Le sue parole esprimo il suo pensiero "... tutto quello che volevo era dipingere la luce del sole sul lato di una casa" e ci raccontano la sua ossessione per la luce, quella luce che dal viaggio a Parigi compiuto mezzo secolo prima, non lo ha più abbandonato.





“Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere” (E. Hopper)