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giovedì 22 settembre 2016

Roma Pop City 60-70



Al MACRO di Roma fino al 27 novembre 2016 in esposizione oltre cento opere, fra dipinti, sculture, fotografie, installazioni e anche film d'artista e documentari che hanno come protagonista la Roma dei primi anni Sessanta, trasformata e rivissuta mediante l'immaginario visivo degli artisti della cosiddetta Scuola di piazza del Popolo.

Piazza del Popolo - Roma

Protagonista della mostra è la città di Roma, con i suoi monumenti, le sue strade, i suoi scorci urbani, la pubblicità e la grande cartellonistica che già alla fine degli anni Cinquanta andava invadendo lo spazio del suo paesaggio.
La città da interpretare e da intendere anche come ambiente, vita, cultura e società, collegata alle nuove tecnologie industriali, produttive e costruttive così come a quelle espressive e del mondo dei media. Il cinema prima di tutto, con l'imperante egemonia tecnica, creativa ed estetica di Cinecittà, ma anche la televisione, nuovo schermo e filtro che, in questo periodo, inizia ad entrare nella realtà pittorica e quindi espressiva degli artisti.
Gli Artisti presentati appartengono a quel microcosmo creativo ed esaltante della cosiddetta "Scuola di piazza del Popolo", una denominazione ormai superata negli anni dagli stessi protagonisti e che è andata circolando, negli anni Sessanta, soprattutto per esigenze giornalistiche o per meglio dire critico-giornalistiche. Un'etichetta che però non chiude e fissa quella che è l'estrema libertà creativa e inventiva di questi stessi artisti.
Nel nucleo centrale di piazza del Popolo sono presenti Franco Angeli, Umberto Bignardi, Mario Ceroli, Claudio Cintoli, Tano Festa, Jannis Kounellis, Francesco Lo Savio, Fabio Mauri, Mimmo Rotella, Mario Schifano e Cesare Tacchi, un posto a parte è per Titina Maselli che per prima ha interpretato, con i colori acidi e fluorescenti le periferie urbane come nuovi segni creativi del paesaggio urbano, fra Roma e New York.

Camion 1960-65 Titina Maselli
Gino Marotta
Continuando con Gino Marotta e Giuseppe Uncini e la loro sperimentazione materico-industriale, rivolta alla imitato della natura artificiale/artificiosa con il primo e alla costruzione dell'"oggetto" come significante estetico per il secondo.

Giuseppe Uncini
E ancora Giosetta Fioroni, Sergio Lombardo e Renato Mambor, 

Giosetta Fioroni
Sergio Lombardi

                            
                          Renato Mambor











Gianfranco Baruchello
Così come su altro versante, linguistico ed estetico, risulta inevitabile la presenza di Nanni Ballestrini e dei suoi collage/proclami politici. 
In qualche modo eccentrici, fuori tempo, le presenze di Gianfranco Baruchello e Luca Maria Patella a latere quindi della "piazza", ma perfetti per contestualizzare il nuovo nucleo visivo, concettuale, filmico e fotografico che in questi anni del resto ha avuto sempre più impulso e materia creativa.
Luca Maria Patella
Per finire con Pino Pascali che stigmatizza la nuova situazione di apertura verso dell'arte verso l'ambiente. 

Cinque bachi da setola e un bozzolo 1968
Al di là del quadro, della cornice quindi e della pittura, fino all'inclusione dello spettatore nell'opera d'arte, in corsa verso il successivo decennio.
Una nuova realtà artistica internazionale che ha dato vita, con il superamento della pittura Informale degli anni Cinquanta, ad un immaginario fortemente attratto dal contesto urbano e dalle icone della società e del consumo di massa, ma anche dal recupero dell'immagine e della figurazione storica dei movimenti italiani del primo Novecento, su tutti il Futurismo e la Metafisica.

Uomini statistici (fondo blu) 1961 - R. Mambor
Del resto sono proprio i nuovi miti, le esigenze del nuovo ceto urbano nell'epoca del boom economico, che in parte spingono questi artisti ad interagire con la vita stessa della popolazione.