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mercoledì 21 settembre 2016

Federico Piccari AMIANTO




Alla Fondazione 107 a Torino, fino al 20 novembre 2016 è visitabile la mostra antologica dell'artista torinese Federico Piccari dal titolo "Amianto".


Un percorso espositivo che accompagna attraverso la ricerca e la sperimentazione di tecniche e materiali che l'artista ha sperimentato ed utilizzato dal 1990 ai giorni nostri.  Silicone trasparente, peli di barba, capelli, resine, carta abrasiva, candeggina, timbri e per ultimo l'amianto che hanno dato vita ad opere in bilico tra la scultura e la pittura.
L'utilizzo dei materiali, in una "pittura di processo" è dettato da una forte connotazione e specificità intrinseca al materiale prescelto che entra dichiaratamente nell'opera completandone la percezione e la comprensione.
Anche il tappeto è protagonista sin dagli anni Novanta, tappeti a cui viene sostituito il naturale ordito tessile con le pietre,



le scarpe, le piastrelle fotografiche, le bottiglie ed i vetri, le cravatte, i giornali economico-finanziari, oggetti recuperati, tutti elementi che rendono il tappeto un territorio circoscritto e definito, luogo di incontro  ma anche di conflitto partendo dalla sua valenza interculturale. Nello spazio delimitato dal tappeto nascono situazioni e formule di convivenza  forzata talvolta implose su un territorio che è già reso ostile dai materiali utilizzati per la sua realizzazione.



Uno dei video del trittico "My Time" che ben rappresenta la difficoltà di
conservare  il proprio spazio nel timore che altri occupino ciò che si è
conquistato e come il territorio (il tappeto su cui si volge la performance) 
venga modificato e disgregato dalla presenza umana in continuo passaggio.
Il tappeto diventa così spazio metaforico della società


E' un'estetica del rischio quella che cifra molti lavori di Federico Piccari, in particolare i cicli con i tappeti e più recentemente quello con gli ondulati in eternit, il cui pericolo non è semplicemente rappresentato, ma appartiene alla concretezza materiale delle opere e al rischio che potrebbero far correre al pubblico e all'artista stesso. 

E' ben noto quanto l'eternit sia un materiale ad alto rischio cancerogeno


AMIANTO 2015
(amianto foglia oro, foglia argento, foglia rame)
mentre i tappeti di sassi, su cui si articolano delle performance di personaggi a piedi nudi di diversa provenienza etnica che li attraversano o vi si spogliano, comportano la concreta possibilità di ferirsi.
Il rischio ed il pericolo  però possono essere rappresentati anche dal rapporto con l'altro, dall'ansia di relazionarsi con gli altri, di stabilire un contatto o, al contrario, di negarlo.
In un'epoca di globalizzazione, migrazione ed integrazione, la riflessione estetica di Piccari si divide su due binari: la presa di coscienza di uno stato di allerta generale e la necessità di un ritorno all'ascolto del corpo, dei suoi slanci, delle sue capacità percettive. Da un lato un aspetto socio-politico, dall'altro puramente fisiologico, tutti aspetti che nell'opera dell'artista viaggiano in parallelo ormai da quasi vent'anni.

Già nei primi anni Novanta la serie dei "siliconi", gli uomini trasparenti attraversati dalla luce, hanno dato i primi segni di interesse per la condizione degli individui reclusi ai margini della società, invisibili, fragili e inconsistenti agli occhi degli altri, incapaci di coglierne un'identità.
Nel 1998 i "ritratti con peli di barba e capelli" potevano generare una repulsione nello spettatore: entrare in contatto con i residui organici dell'altro può esser destabilizzante. 
Così Piccari ha cominciato a porsi il problema dell'accettazione da parte dell'uomo delle differenze altrui alludendo al disagio/ipersensibilità di un soggetto al contatto con gli altri, un male dei nostri tempi, tipico della società occidentale messa in crisi dal doversi confrontare con altri popoli, dai flussi migratori, con diversità culturali che innescano meccanismi di accoglienza o discriminazione.
Per quanto riguarda le opere tridimensionali, la sua ricerca inizia con i lavori degli anni '90, strutture minimaliste (elementi geometrici con illuminazione interna) e la variegata serie dei Colletti
Sono di dieci anni fa i quadri in cui appaiono essere umani allo stato fetale che si muovono, come fluttuanti nel liquido amniotico, in contenitori e su superfici impregnate di cera. Questi personaggi diafani protagonisti anche di allegoriche scene che rimandano a scene di violenza e di guerra: ci sono feti che maneggiamo mitra, che vagano in mezzo a carri armati, che sono maculati come le tute mimetiche. Tutto appare in una dimensione apparentemente ludica, ma il cortocircuito fra nascita e morte diventa quasi subito molto inquietante
Déjeuner sul l'erbe - 2007
L'articolata ricerca di Francesco Piccari è contraddistinta da un filo rosso comune definibile come una sottile ma profonda inquietudine di matrice umanistico-esistenziale, che nasce dalla tensione dialettica, sempre irrisolta e contraddittoria fra presenza ed assenza, fra interiore e mondo esteriore, tra realtà e apparenza, e qualche volta angosce. In lui la volontà vitalissima subisce continuamente degli slittamenti verso i territori suggestivi ma inquietanti dell'indeterminato.
Zattera III - cotone, camicie, resine epossidiche,
smalto da carrozziere, legno
Forse per lui il destino dell'uomo, fin dalla sua fase prenatale, è quello di un viaggio verso il nulla, 
che può addirittura andare inesorabilmente alla deriva come la sua Zattera (accumulazione di camice e cotone su legno in memoria dei morti delle Twin Tower), sorta di contemporanea riedizione di quella dipinta da Gericault.
Anche se l'impegno per uscirne fuori è sempre in cima ai suoi pensieri, Piccari sembra quasi rassegnato al fatto che la condizione degli uomini è fatalmente quella di essere nel nulla dell'esistenza.