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mercoledì 30 gennaio 2019



Fino al 17 marzo 2019 al Museo Nazionale della Montagna "Duca degli Abruzzi" di Torino è possibile visitare la mostra POST-WATER,  una riflessione sul valore dell'acqua e sul concetto di narcisismo della società contemporanea.
La tendenza della società odierna è di specchiarsi e di riflettere nella propria immagine di potenza, la sua fiducia nell'equazione consumo=crescita=felicità ci sta conducendo verso un inevitabile fallimento collettivo di proporzioni globali. Rassicurati dai progressi della scienza crediamo che le nuove tecnologie siano in grado di fornire soluzioni a tutti i problemi che l'azione smisurata dell'uomo produce sull'ambiente e la fusione dei ghiacciai, l'inquinamento dei mari e degli oceani, la desertificazione dei laghi e dei fiumi sembra non interessarci o comunque non coinvolgerci direttamente perché l'acqua continua a scorrere dai nostri rubinetti.
La riflessione sui possibili scenari futuri che la crescita forsennata sarà in grado di generare è però un dovere e la mostra ci invita al cambio di atteggiamento e alla presa di  coscienza effettiva della situazione per ristabilire un contato autentico con tutti i cicli naturali.
Non dobbiamo solo attendere le misure correttive che la politica internazionale sembra aver difficoltà a mettere in pratica, ma essere protagonisti attivi collaborando nel nostro piccolo a creare un grande sforzo comune di responsabilità collettiva.
L'acqua, il più essenziale elemento naturale che genera e garantisce il mantenimento della vita è solo uno dei beni che soffrono la crisi acuta del senso di responsabilità collettiva del nostro tempo, ma da qualche parte bisogna pur cominciare.
In mostra video, fotografie, pittura, disegno e scultura per un progetto che include i lavori di circa venti artisti internazionali insieme a documenti storici che appartengono all'Area Documentazione del Museo della Montagna e opere che provengono dal Castello di Rivoli - Museo d'Arte Contemporanea, dal MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna, dal Vajle Kunstmuseum e dalla Collezione La Gaia di Busca.
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