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domenica 8 febbraio 2015

Donne nell'arte - CINDY SHERMAN

Cindy Sherman, artista tre le più importanti e influenti del panorama contemporaneo, ha sperimentato un modo concettuale e nuovo di utilizzare la fotografia.
Nel suo lavoro lo scatto è sempre preceduto da un'idea e su di essa è costruito secondo precisi riferimenti culturali altre arti, come la pittura o il cinema.
Nella sua serie di fotografie più note, sempre senza titolo come se si trattasse di quadri astratti, ha rappresentato i diversi cliché femminili, dalla pin-up alla moglie tradita, dalla quarantenne fragile all'amante sensuale.
Si è concentrata sulle identità che abitano il mondo occidentale, quello del culto dell'immagine  e del consumismo. Una serie di autoritratti  per rappresentare gli altri. Una rappresentazione  della sua idea non della sua immagine, infatti la Sherman vuole che  la gente che guarda le sue opere non cerchi sotto il trucco e la parrucca un comune denominatore, il riconoscibile, ma vuole che le persone guardando i suoi lavori riconoscano qualcosa di se stesse e non di lei.
La sua opera mostra un'ambiguità tra realtà e finzione che la porta alla creazione di un mondo immaginario ispirato da ciò che la circonda e nel quale lo spettatore può riconoscersi.

La realtà viene mostrata come in un film, un romanzo in pellicola. Nella celebre serie Untitled Film Stills (1977-1980) Cindy Sherman in settanta immagini interpreta varie tipologie femminili ambientate in ipotetici films di serie b degli anni cinquanta-sessanta. Donne dimenticabili, senza le fattezze da star, nelle quali ci si può identificare.




A cavallo tra gli anni ottanta e novanta Cindy Sherman presenta una nuova serie: History portraits. Si tratta di un excursus storico attraverso i capolavori della storia dell'arte. Nel 1989 soggiorna per qualche mese a Roma e lì visita diversi musei della città,  tornata a New York presenta 35 ritratti che, visti nel loro insieme, illustrano la rappresentazione del ritratto nella storia della cultura occidentale dal XV al XVII secolo .


Anche se il riferimento agli originali è facilmente rintracciabile, non si tratta di un semplice omaggio ai grandi artisti del passato, l'artista scava nelle piaghe del carattere o nella psicologia dei soggetti e in certi casi fa delle rivisitazioni della pittura antica in chiave comico - grottesca
la pittura viene citata con accuratezza nel costume, ma con un clamoroso pettorale posticcio da travestimento carnevalesco.
La Sherman rianima soggetti fissati nei capolavori della storia dell'arte come nel caso della Fornarina o del Ritratto di Elisabetta Gonzaga di Raffaello


















Nel 2004 l'artista presenta una nuova serie, a oggi la più recente, sulla maschera dell'immaginario collettivo, il clown. 

Contrariamente a quanto popolarmente si crede, il clown non è leggero intrattenimento ma incarna un personaggio tragico, intrappolato nel suo ruolo.
Cindy Sherman lo sceglie come sintesi della sua ricerca trentennale e lo usa come metafora della schizofrenia e delle paure della società occidentale, evidenziando i disagi della stessa divisa tra interno ed esterno proprio come il clown.