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martedì 22 settembre 2015

DIVISIONISMO TRA TORINO E MILANO - DA SEGANTINI A BALLA


La mostra presso la Fondazione Accorsi Ometto via Po 55 a Torino, si concentra sulla pittura divisionista proponendo gli autori attivi nell'area piemontese e lombarda.
Alla fine del 1800 Milano e Torino erano terreno fertile per la nascita e lo sviluppo della innovativa tecnica del colore diviso che segnava il passaggio dal realismo ottocentesco al travaglio dell'età moderna.
La funzione avanguardista delle due città era connessa al processo di industrializzazione e alla conseguente rivoluzione sociale, aspetti che in arte stimolavano la ricerca di nuovi linguaggi e contenuti.
La mostra apre con Vittore Grubicy de Dragon 

Bosco 1887-1912
considerato il padre del divisionismo poiché con i suoi numerosi viaggi in Belgio, Olanda e Francia aveva letto e studiato l'innovativa tecnica a colori divisi (si pensi agli studi del chimico francese Michel Eugène Chevreul che nel 1839 pubblicò uno studio rivoluzionario sulla colorazione tessile, sulla luce e il coloro disegnando il cerchio cromatico noto in tutto il modo) ed individuato la sua idoneità a trasmettere valori ideali ed universali.
Tornato in Italia Vittore convince il fratello Alberto a creare la prima galleria d'arte in Italia sull'esempio della famosissima Galleria Goupil di Parigi (oltre all'acquisto delle opere la galleria otteneva i diritti di riproduzione delle stesse cosa che aumentava la  possibilità di guadagno) e ad organizzare la prima "scuderia" di pittori che utilizzavano la stessa tecnica (impresa non riuscita al mercante d'arte fiorentino Luigi Pisani con i macchiaioli ). 
Prosegue con Giovanni Segantini punta di diamante della galleria e in mostra rappresentato da opere fondamentali tra cui "Alpe di maggio" del 1891 esempio del concetto segantiniano di armonia della natura e di tessitura del colore secondo l'andamento strutturale delle forme e non a caso scelta come immagine della mostra.


Dalle opere di Giovanni Segantini emergono suggestioni create dallo studio della luce che viene utilizzata per narrare momenti della vita: la donna, in un paesaggio silenzioso, prega un dio che si rende esplicito nella luminosità del sole
Ave Maria sui monti 1890
ma anche rimandi ad altri artisti
L'Angelus dopo Millet 1880 - V. Van Gogh
Angelus 1857-2959 - J. F. Millet












Di Giuseppe Pellizza da Volpedo sono state scelte due opere ispiratie ai temi eterni ed universali, facenti parte del ciclo degli "Idilli": 

L'amore nella vita
La vecchia nella stalla















 due pezzi di un pentittico realizzato tra il 1901 e il 1904.
Angelo Morbelli, seguace rigoroso dei principi scientifici della divisione del colore, ma più vicino al pointillisme, è presente in mostra con Vecchie curiose del 1891


e Le Parche




esempi fondamentali del ciclo pittorico del Pio Albergo Trivulzio (ospizio per vecchi nel quale aveva il suo studio) e del rigore tecnico del loro autore.
I temi religiosi e allegorici di Gaetano Previati (cavallo di battaglia della scuderia Grubicy che smetterà di dipingere alla morte dell'amata moglie) caratterizzano l'ispirazione dei suoi paesaggi ideali, pronti a congedare i vincoli con la realtà per approdare a visioni simboliche. Ne è un esempio Calvario dove Maria nella sua ascesa al luogo della morte del Figlio, rappresenta perfettamente il la grande sofferenza di una madre



Di Emilio Longoni, pittore anarchico più volte arrestato ed i cui quadri venivano firmati Segantini da Alberto Grubicy per poter essere venduti, compaiono due opere mai viste in altre esposizioni: sono Il ritorno dal bosco e Ghiacciaio di Cambrena del 1897



quest'ultimo, in particolare, mostra come il successo di Segantini  aveva creato nei collezionisti una predilezione per i paesaggi montani e quindi anche gli altri pittori del periodo, per vendere, dovevano adattarsi a tale genere.
Carlo Fornara è rappresentato dal quadro Autoritratto del 1916 opera mai più presentato dopo il passaggio, avvenuto nel lontano 1928, nelle sale della storica Galleria Pesaro di Milano.
Totalmente inedito Paesaggio del vigezzino Giovanni Battista Ciolina, mentre di Matteo Olivero viene esposto il noto e grandioso Solitudine, opera più volte premiata tra il 1909 e il 1910
Lussuria 1910. Cominetti
La presenza di autori come Giovanni Sottocornola, Achille Tominetti, Cesare Maggi, Andrea Tavernier, Angelo Barabino, Giuseppe Cominetti ognuno con una propria interpretazione autonoma del divisionismo, introduce il percorso ai linguaggi del XX secolo, fortemente influenzati dalla poetica visionaria di Gaetano Previati.
La schiera delle giovani leve che avrebbero animato, a partire dal 1910, il gruppo dei "futuri Futuristi" di area lombardo-piemontese, annovera la presenza in mostra di Umberto Boccioni (Campagna lombarda - uno degli esisti conclusivi dell'attenzione boccioniana per la natura, opera composta con una tessitura del colore fortemente analitica), Giacomo Balla (la sua poetica viene segnalata da tre varianti paesaggistiche dell'amata Villa Borghese e da una Periferia, tutte contraddistinte dalla tecnica aerea, filante e trasparente del pastello), Carlo Carrà (autore notoriamente più votato al realismo, si conferma artista di impianto robusto nello scenografico Autunno - Ritratto di Emilio Colombo, rivisitazione del genere del ritratto in chiave moderna e di forte impatto cromatico) e Leonardo Dudreville (attratto dalla tecnica segantiniana e affiliato alla "scuderia" divisionista Grubicy, dipingeva tra il 1907 e il 1908 secondo una personale tecnica divisa, rappresentata dal cristallino e abbagliante Meriggio a Borgotaro e da un pressoché inedito Studio per "Le voci del silenzio".

Meriggio a Borgotaro 1908
Insomma una mostra da non perdere sino al 10 gennaio 2016.