Translate

giovedì 8 ottobre 2015

MARTIAL RAYSSE



Radieuse des nuages - 1912


Aperta fino al 30 novembre 2015 la Mostra MARTIAL RAYSSE è la prima monografia dedicata all'artista al di fuori della Francia dal 1965.
L'esposizione, curata da Caroline Bourgeois in stretta collaboratore con Martial Raysse,  presenta 300 lavori tra pitture, sculture, installazioni al neon e video di cui circa la metà mai esposti al pubblico.
Il percorso espositivo non è cronologico ma tematico ed offre un nuovo punto di vista sul lavoro di Martial Raysse: da un lato sottolinea la varietà della sua produzione artistica e dall'altro mette in evidenza il dialogo e la risonanza continua che l'artista è riuscito ad instaurare tra le sue opere nel corso di sessant'anni di carriera. Ma lo scopo della mostra è anche affrontare la storia a ritroso per mettere a confronto epoche diverse da un punto di vista contemporaneo, a partire cioè dalle sue opere più recenti (2015-1958 / 1958-2015).
Fondatore nell'ottobre 1960 del gruppo Nouveaux Réalistes  insieme ad Arman, Y. Klein, D. Spoerri, J. Tinguely, F. Dufrene, R. Hains, J. Villeglé ed il critico d'arte e filosofo Pierre Restany, Raysse fa parte di quel ristretto novero di artisti per i quali la vera posta in gioco è il confronto con la "grande" storia dell'arte e tale confronto, messo in atto fin dall'inizio della sua attività artistica, è avvenuto attraverso la presa di distanza, lo humor o la riproduzione delle opere dei grandi maestri. L'artista si appropria dell'arte antica che egli opera in pastiches accordardati all'immaginario pop. 
Made in Japan-La Grande Odalisque 1964
Ingres, Tintoretto, Cranach e Botticelli vengono passati al filtro del "martialcolor", ingranditi al massimo, ripresi e trasformati nell'insieme dell'opera, di cui rimane esemplare la seria Made in Japan. Che si tratti dell'opera Sur 3 roses del 1963  o delle grandi composizioni pittoriche come Délice un peu tendue del 2009, il genere classico del ritratto è sottoposto al filtro Kitsch che amplifica il carattere affettato e artificiale di volti presi a prestito dal mondo del cinema o dalla storia dell'arte antica. 
Délice un peu tendue


Nel 1959, dopo le prime sperimentazioni pittoriche prossime all'astrazione informale, con un gesto forte Martial Raysse abbandona i legami con una pratica e uno stile pittorico che giudica obsoleti e si rivolge verso gli oggetti moderni da cui è circondato. Con occhio ironico ed allegro preleva dalla società dei consumi la plastica, le strane mercanzie da supermercato di cui è inondato il quotidiano, la moltitudine dei nuovi prodotti e li trasforma con assemblaggi poetici diversi dai lavori di altri Nuovi Realisti come Arman o Hains perché "l'igiene della visione" di Raysse è sinonimo di quel desiderio insaziabile per la novità, segno di una società che si sta ricostruendo dopo la seconda guerra mondiale.

Etalage, Hygiène de la Visione 1960                                        
              
Bird of Paradise 1960                  















Tableau dans le style français II
1966
Strettamente contemporaneo dei ritratti pop di Andy Warhol o dell'immaginario di Roy Lichtestein, il lavoro sul volto femminile attraversa l'insieme dell'opera di Raysse.
Peinture à haute tension 1965
In sintonia con una generazione di artisti americani e francesi affascinati dalla luce artificiale (Dan Flavin, Joseph Kosuth), a partire dal 1962 introduce nelle sue opere tubi al neon, simbolo della vita moderna. Concepito come un materiale pittorico vero e proprio, il segno luminoso ravviva un dettaglio, straripa dalla cornice del quadro e si fa scultura



America America 1964
America America 1964
























Nel percorso espositivo si è cercato di mostrare tutti gli aspetti del lavoro dell'artista: sono proposte le scatole, gli astucci, i reliquiari degli anni '70,












i disegni preparatori alle opere di grandi dimensioni, i bozzetti in vista di grandi composizioni pittoriche, fino alle piccole e grandi sculture frutto di un lavoro che va anche al di là del complesso apparato di riferimenti storici e stilistici e diventano una fonte inesauribile di umorismo di cui fa parte anche Bénie coccinelle del 2012

Fort le type! 2011




Bénie coccinelle - 2012
Una mostra da vedere per la sua bellezza e la grande quantità e qualità delle opere esposte.








In conclusione, lasciamo la parola all’artista: 
“Ho sempre pensato che il fine dell’arte fosse cambiare la vita. Ma oggi l’importante, mi sembra, è cambiare ciò che ci circonda a ogni livello dei rapporti umani. C’è chi pensa che la vita debba essere copiata. Altri sanno che va inventata. Rimbaud non si cita, si vive”.


“Il ruolo sociale del pittore? Mostrare la bellezza del mondo per incitare gli uomini a proteggerlo, ed evitare che si dissolva.” 
“Si è detto, a proposito del mio cambio di rotta: ‘Martial torna alla pittura’. È falso. Ci arrivo appena. Di fronte c’è una pagina bianca, la situazione è esattamente la stessa che nel Medioevo. Non è cambiato nulla.”