Vanessa Beecroft è nata a Genova nel 1969 ma vive e lavora in America.
Ha studiato pittura presso l'Accademia Linguistica di Belle Arti di Genova e ha poi proseguito i suoi studi in scenografia presso l'Accademia di belle arti di Brera a Milano.
Le sue performance-sculture-quadri viventi, intitolate (come tutti i suoi lavori) con un codice le cui prime lettere sono le iniziali del nome e del cognome, sono ritratti di gruppi di gruppo o individuali tridimensionali, con ragazze e donne in carne ed ossa. Queste occupano un determinato spazio per un determinato tempo;vestite succintamente dall'artista stessa, oppure nude, indossano parrucche e non entrano mai in contatto con il pubblico.
Ne risulta un'atmosfera fredda, misteriosa, le ragazze si muovono appena e sembrano in attesa di qualcosa. L'artista anglo-italiana imposta la sua ricerca sul tema del corpo, è interessata al rapporto tra le figure umane come donne vere e la loro funzione di opera d'arte o immagine, i suoi lavori sono difficili da classificare perché potrebbero essere considerate performance o "sculture vive"
VB 62, 2008 |
come quelle degli inglesi Gilbert & George oppure una forma moderna di ritratto, o ancora di nature morte dalla valenza psicologica composte con oggetti vivi.
In una delle sue prime esposizioni del 1994, la Beecroft presentò 30 ragazze in uno show-room al quale il pubblico non aveva accesso. L'evento era visibile solo attraverso una finestra rettangolare che dava la sensazione di sbirciare da uno spioncino. Le ragazze avevano tutte una corporatura simile, non atletica e indossavano scarpe e gambaletti neri , biancheria intima grigia e magliette nere o grigie. L'abbigliamento uniforme produceva nello spazio una composizione visiva di grande effetto ed era completato da parrucche gialle, alcune con le trecce. Alcune ragazze erano sedute, altre erano appoggiate alle pareti, altre ancora camminavano avanti e indietro lentamente. Nessuna di loro sembrava aspettarsi che succedesse qualcosa, si trattava di una scena svolta in un noioso lasso di tempo. Il titolo dell'opera era A Blonde Dream, l'evento era concepito per avere luogo in una galleria tedesca ed alludeva esplicitamente al cliché dell "bellezza ariana" diffuso durante il Terzo Reich.
Sempre nel 1994 negli spazi e P.S.1 Contemporary Art Center di New York realizza un altro lavoro che esponeva il corpo femminile agli occhi del visitatore:
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il gruppo delle modelle con la parrucca magenta era tenuto unito in un angolo del P.S.1 da alcune coperte militari blu cucite insieme, il titolo che tradotto letteralmente significa Lotte combatte contro le montagne, evocava nell'azione limitata delle modelle la frustrazione e le difficoltà di superare i limiti fisicamente e psicologicamente.
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Dalle performance dei primi anni novanta, con sparuti gruppi di ragazze, è avvenuto un significativo excursus. Le prime e più fragili presenze infatti, individuate per i piccoli gruppi in cui le ragazze spesso indossavano vistose e colorate parrucche o impermeabili, col passare degli anni si sono sviluppate in compagini articolate di alte e statuarie modelle inserite in vasti e raffinati tableaux vivants. Le performance, quasi completamente statiche, poi immortalate in scatti fotografici o discrete registrazioni video, esibiscono spesso un teatro enigmatico della nuda presenza: le modelle perdono la loro umanità e sensualità e diventano simili a manichini o a statue di marmo che non guardano negli occhi lo spettatore
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Pur facendo ricorso alle potenzialità di una sorta di teatralità sospesa, di pura presenza, l'artista ha sempre posto l'attenzione su una serie di proiezioni e di fantasie sull'idea di femminilità, soprattutto grazie ad un costante processo di eliminazione e di concentrazione incentrate su dettagli essenziali.
La produzione dell'artista include disegni di notevole sensibilità, come le enigmatiche teste femminili tra le quali si impone la folta criniera di capelli rossi di Lotte, 1994 .
Vanessa Beecroft ha impiegato anche il libro come mezzo espressivo: all'inizio della sua carriera cominciò ad annotare gli aspetti salienti della sua attività artistica in una sorta di diario intitolato Despair 1983-93, dove descrisse le sue abitudini alimentari, confessò i suoi sensi di colpa e svelò dettagli intimi riguardanti il rapporto con i genitori. Questo autoritratto letterario fu presentato a Milano in occasione della prima esposizione dell'artista.
Senza titolo Biennale 2015 |
Al Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2015 ha presentato un'opera non fotografica, un lavoro con cui la Beecroft recupera, in chiave concettuale, il linguaggio classico della scultura, per condurre verso i territori di una statutaria senza tempo. Come in Étant donnés di Marcel Duchamp, la scena è percepibile solo a distanza attraverso una fessura incisa in due pareti di marmo... Se guardiamo scorgiamo un giardino di pietra che ci rimanda alle avanguardie degli inizi del XX secolo o alle antiche rovine.
"Non si muove nessuno, non succede nulla; non c'è nessuno che dia inizio a una cosa qualsiasi, nulla che sia condotto a termine."
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