La Fondazione Merz fino al 19 giugno 2016 presenta "Society, you're a crasi beed" un progetto inedito degli artisti Botto&Bruno concepito come un'unica grande installazione
che si relaziona al luogo che la ospita e in particolare si sofferma sul valore simbolico che esso rappresenta: l'edificio industriale dismesso è divenuto centro di cultura.
Gli artisti, nati e vissuti sempre in quartieri operai, raccontano un mondo con duro realismo mettendo in relazione visione e realtà, inquietudine e sogni, incanto e macerie.
La mostra può avere diverse letture: può rappresentare quello che resta di un mondo distrutto dalla mancanza di un progetto, un mondo sognato, uno sguardo sul futuro, ma anche un'ipotesi di cosa avverrà se ognuno di noi non riprenderà a far dialogare la ragione con il sentimento e non si ritrova un intenso e rispettoso rapporto tra i luoghi.
Il nuovo progetto degli artisti, a partire dal titolo tratto dal brano Society di Eddie Vedder e colonna sonora del film Into the Wild, è una sorta di grido per riflettere sul futuro delle nostre città e sulla follia contemporanea che tende ad azzerare la memoria per costruire su macerie un presente senza storia.
Society, you're a crasi beed è un immenso paesaggio fotografico che ricopre quasi per intero le pareti perimetrale e la pavimentazione, un fitto intreccio di immagini stampate con inchiostri ecosostenibili che riproducono generici scenari di margini urbani uguali e diversi, in tante parti del mondo dove lo spettatore entra e ne diventa parte.
Sono le periferie degli artisti, la rappresentazione di come il benessere ha trasformato i paesaggi delle civiltà arcaiche e contadine facendoli diventare luoghi di accumulo e di degrado.
Society, you're a crasi beed è un immenso paesaggio fotografico che ricopre quasi per intero le pareti perimetrale e la pavimentazione, un fitto intreccio di immagini stampate con inchiostri ecosostenibili che riproducono generici scenari di margini urbani uguali e diversi, in tante parti del mondo dove lo spettatore entra e ne diventa parte.
Sono le periferie degli artisti, la rappresentazione di come il benessere ha trasformato i paesaggi delle civiltà arcaiche e contadine facendoli diventare luoghi di accumulo e di degrado.
All'interno di questo scenario degradato Botto&Bruno individuano alcuni luoghi di riflessione e creano tre strutture (un silos, un muro e un cinema) concepiti dagli artisti come "ristori dell'anima".
Silos |
Il silos, simile per dimensioni e forma a quelli che occuparono lo spazio esterno della Fondazione, ex Officine Lancia, è un luogo dove l'opera distruttrice dell'uomo si è fermata. Le immagini che lo ricoprono interamente riproducono una natura che si rimpossessa delle rovine, un luogo dell'immaginazione, che riporta all'antico rapporto con la terra e con la natura
Interno del silos - A sinistra, più chiaro, l'ingresso al silos |
Un secondo elemento particolarmente simbolico è rappresentato da una porzione di muro sporgente da cui, sulla sommità, escono frammenti di carta, parole e frasi che si disperdono sulle pareti: sono messaggi, sogni ... che si potrebbero trovare su ogni muro in ogni parte del mondo
Procedendo nella visita ci si avvicina ad un terzo elemento:
una piccola sala cinematografica denominata Cinema Lancia (ricostruita sul disegno della facciata dell'ex edificio industriale ora sede del museo) dove l'immaginazione ha la possibilità di relazionarsi con il pubblico.
All'interno è proiettato in loop l'ultimo e inedito video degli artisti Kind world 2016 con musiche da loro composte insieme a Bartolomeo Migliore.
La mostra è curata da Beatrice Merz e Maria Centonze.
"La storia futura non produrrà più rovine. Non ne ha il tempo..." Marc Augé
Hanno partecipato a numerose rassegne internazionali tra le quali nel 2000 al Palazzo delle Esposizioni a Roma con la personale dal titolo “Under my red sky”. Nel 2001 sono presenti alla 49° Biennale di Venezia curata da Harald Szeemann con un progetto intitolato “House where nobody lives”. Nel 2002 sono invitati alla Biennale internazionale di Busan in Corea e nel 2003 al Mamco di Ginevra con una mostra monografica. Nel 2004 sono chiamati a fare un progetto site specific alla Caixa forum di Barcellona. Sempre nel 2004 una personale al Mamac di Nizza .
Nel 2005 realizzano i costumi e l’arredo scenico per il Don Giovanni di Mozart per il Teatro Carlo Felice di Genova con la regia di Davide Livermore.
Nel 2006 progettano un lavoro permanente per la stazione di piazzale Augusto a Napoli.
Nel 2007 per il Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci di Prato realizzano un progetto negli spazi del museo.
Nel settembre del 2008 presentano una nuova installazione per “Le Printemps de Septembre” a Toulouse curata da Christian Bernard.
Nel 2009 partecipano ad una collettiva allo IAC di Villeurbanne a Lione ed alla Kunsthalle di Helsinki.
Sempre nel 2009 realizzano le scene per lo spettacolo teatrale “Quattro atti profani” per il Teatro Stabile di Torino con la regia Valter Malosti.
Nel 2010 sono invitati alla 8th Biennale di Shanghai e realizzano per la centrale Ecotermica ETS di Ivrea una installazione pubblica permanente.
Nel 2011 sono presenti alla collettiva presso il Parc du la Villette a Parigi
Nel 2012 vincono il premio Madrid Photo e sono invitati dall’Istituto Italiano di Cultura di Madrid per una personale.
Nel 2013 realizzano un lavoro site specific al Pav di Torin
Nel 2014 realizzano una installazione permanente alla Galleria Nazionale d’arte Moderna di Roma.
Nel 2015 installano alla Cittadella di Giustizia di Venezia un’opera permanente.
Hanno allestito mostre personali nelle gallerie Alberto Peola a Torino, Alfonso Artiaco a Napoli, S.A.L.E.S. a Roma, Oliva Arauna a Madrid, Magda Danysz a Parigi, Laure Genillard a Londra.