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sabato 29 settembre 2018

LA SINDONE E LA SUA IMMAGINE - Storia, arte e devozione

Dal 28 ottobre 2018 al 21 gennaio 2019 il Museo di Arte Antica di Palazzo Madama propone la mostra La Sindone e la sua immagine.
L'allestimento è ambientato nella Corte Medioevale di Palazzo Madama ed il percorso espositivo ripercorre la storia della Sindone e le diverse funzioni delle immagini che l'hanno riprodotta nel corso di cinque secoli, da quando il Sacro lino fu trasferito da Chambéry a Torino nel 1578, per volere di Emanuele Filiberto di Savoia, fino ad oggi.
Organizzata in collaborazione con il Polo Museale del Piemonte, la rassegna presenta al pubblico pezzi provenienti dal Castello di Racconigi, dalla Fondazione Umberto II e Maria José di Savoia  (con sede a Ginevra), dal Museo della Sindone di Torino e dalle stesse collezioni di Palazzo Madama. Le opere avute in prestito da Racconigi e da Ginevra fanno parte della collezione raccolta dal Re Umberto II. Molti dei quadri erano già stati esposti nel 1931 a Palazzo Madama in occasione del matrimonio di Umberto di Savoia con la principessa Maria del Belgio.
Oggi Palazzo Madama, in voluta concomitanza con la riapertura della Cappella della Sindone di Guarino Guarini, restaurata dopo il devastante incendio dell'11 aprile 1997, 


dedica una mostra a La Sindone e la sua immagine che raccoglie un centinaio di piccole e grandi opere d'arte realizzate tra il 1500 fino al 1900 raffiguranti la Sindone con intenti devozionali e celebrativi.


Piero Piffetti "Cristo crocifisso"  - 1740/1745 - avorio scolpito e legno intagliato
(particolare del basamento decorato con la Sindone e i simboli della passione) 
Filiberto Pingone "Sindon evangelica" - 1581 (Storia della Sacra Reliquia) e Libro di preghiere - 1559
La Sindone di Torino è una realtà misteriosa e dibattuta, oggetto di devozione secolare, storicamente documentata per la prima volta alla metà del 1300 nell'attuale regione Grand est di Francia. Gli storici scrivono che il Lenzuolo venne a quel tempo depositato dal prode cavaliere Geoffrey de Charny  nella chiesa del suo feudo di Lirey, terminata nel 1353.



Nel 1453 Marguerite de Charny (1390-1460), ultima discendente della famiglia, legata alla dinastia sabauda, cedette la Sindone al duca Ludovico di Savoia. Dopo vari spostamenti, nel 1506 il Lenzuolo trovò definitiva collocazione nella Saint-Chapelle del castello di Chambéry e una bolla papale di Giulio II ne sancì il culto al pubblico.
Dopo il trasferimento della capitale del ducato di Savoia da Chambéry a Torino, avvenuta nel 1563, Emanuele Filiberto ordinò di portare la Sindone nel capoluogo piemontese, ufficialmente per abbreviare il pellegrinaggio di San Carlo Borromeo.
Il Sacro Lino giunse così a Torino il 5 settembre 1578 trovando varie collocazioni tra cui la Cappella privata di Palazzo dedicata a San Lorenzo, il Duomo e la chiesa di San Francesco, sempre custodita all'interno di un cofanetto ligneo cinquecentesco con decoro in madreperla, in cui resta racchiuso fino al 1606.


Cofanetto (XVI sec.) - legno intagliato con tracce di madreperla
La cassetta, in origine ricoperta di scaglie di madreperla, venne
usata per trasportare la Sindone a Torino nel 1578
Cofanetto (metà del XIX sec.) - legno intagliato e scaglie di madreperla
copia della cassetta utilizzata per il trasporto della Sindone eseguita
 per ordine della Marchesa Falletti di Barolo per contenere le reliquie di
S. Michelenella chiesa parrocchiale di Alterano
Nel 1694 fu poi trasferita nella Cappella appositamente progettata dall'architetto Guarino Guarini all'interno dell'attuale Palazzo Reale (in mostra una serie di incisioni presentano l'interno della cappella e l'altare della Santa Sindone).



La "Reliquia dinastica" rimase di proprietà di Casa Savoia fino al 1983, anno della morte di Re Umberto II, il quale per testamento fece dono della Sindone alla Santa Sede.
I Savoia dedicarono al culto della Sindone un'importanza decisiva: il Sacro Lino diventò strumento di legittimazione del potere e la sua ostensione accompagnò i grandi eventi dinastici e politici della casata, dall'arrivo della reliquia a Torino fino all'età moderna, rendendo solenni gli avvenimenti lieti della famiglia,


"Ostensione della Sindone alla presenza della corte con Vittorio Amedeo II bambino
(Pittore piemontese - 1675 circa)
ottenendo il favore divino per gli eserciti, invocando la liberazione dalle pestilenze.
L'ostensione seguiva regole precise e rappresentava un momento saliente del cerimoniale di corte. L'evento venne documentato con illustrazioni diverse in cui i personaggi della corte si avvicendavano sotto il baldacchino o all'interno del padiglione predisposto per l'occasione davanti ai palazzi reali.

"Veduta di Piazza Castello in occasione dell'ostensione della SS. Sindone"
(Pieter Bolckmann - 1686)
Oggi la Sindone è conservata nella cappella del transetto sinistro del Duomo di Torino, completamente distesa ed in condizioni controllate per garantire la corretta conservazione.



Suddivisa in sezioni tematiche, la mostra apre con l'arrivo della Sindone a Torino nel 1578, prosegue raccontando la storia dei Savoia e la Sindone, presenta gli oggetti della devozione tra XVII e XVIII secolo, racconta del rapporto tra la Sindone e i Santi e la città di Torino  e chiude con la macchina fotografica portatile di Secondo Pia, avvocato torinese e fotografo dilettante, il primo a scattare un'immagine fotografica della Sindone il 25 maggio 1898. 
Un anello che si chiude con  un gruppo di opere che illustra la grande mostra Sindonica del 1931, organizzata proprio a Palazzo Madama in occasione dell'Ostensione di quell'anno.
Una mostra interessante anche per coloro che non credono che la Sindone abbia avvolto il corpo di Cristo dopo la crocifissione.

"Ed ecco un uomo di nome Giuseppe, membro del Consiglio, uomo buono e giusto, che non s'era associato alla deliberazione e all'operato degli altri; era nativo di Arimatea  città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Egli andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. E dopo averlo calato giù, lo avvolse in un lenzuolo e lo pose in un sepolcro scavato nella roccia .... (Vangelo di Luca 23, 50-53)

(Gran parte di quanto scritto dall'autrice del presente articolo è stato tratto dal comunicato stampa del 27/9/18 diffuso in occasione della presentazione della mostra)