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mercoledì 6 gennaio 2016

ADOLFO WILDT




Di umili natali Adolf Wildt (1868-1931), nonostante il nome di origine germanica nasce e svolge la sua attività a Milano seguendo un percorso insolito: fa il suo ingresso nella vita artistica come aiutante nella bottega del celebre scultore Giuseppe Grandi, prima di apprendere la lavorazione del marmo con Federico Villa ed il sapere pratico gli fa raggiungere una perizia tecnica eccezionale, ben superiore a quella dei giovani scultori dell'accademia.
Nel frattempo frequenta i corsi di diseno all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano: copia e ammira le copie di gesso di statue antiche e studia molte opere del Rinascimento, soprattutto attraverso riproduzioni fotografiche.

Inizia la sua carriera personale verso il 1885 con uno stampo di tipo naturalista, conforme al gusto dell'epoca, ma che rinnegherà successivamente. La classicheggiante Atte, detta anche Vedova, è per l'artista la sua prima vera opera, per la quale preferisce tornare all'esempio di Canova: con questa scultura la carriera dell'artista spicca il volo, grazie all'interesse suscitato nel mecenate prussiano Franz Rose, che nel 1894 visita l'artista nel suo studio. E' l'inizio di un'amicizia incondizionata che li unirà fino alla morte di Roze avvenuta nel 1912. Questa amicizia, basata su un rapporto di mecenatismo esclusivo, assicurerà a Wildt   una solida stabilità finanziaria per diciotto anni.

Ritratto di F. Roze 1913
L'incontro con Roze sega una svolta nella vita di Wildt, consentendogli di viaggiare, seguire direzioni più personali e staccarsi dal contesto accademico milanese. Wildt sviluppa un'arte ricca di riferimenti, con soggetti spesso enigmatici e che esplora le possibilità di diversi tagli della figura.


La musica e la poesia - 1920
inchiostro e oro su pergamena
Pur avendo vissuto nella Milano in fermento, terreno fertile della Scapigliatura di Giuseppe Grandi, della cultura impressionista di Medardo Rosso, del giovane movimento futurista, pur legato all'arte germanica degli anni Venti del '900 ed accomunato  al gruppo del Novecento italiano da Margherita Sarfatti, fu sempre un artista
indipendente da ogni influenza, che rimase  al margine delle avanguardie mantenendo un solido legame con la tradizione artistica italiana, dall'Antichità al Barocco con una predilezione per la pittura Rinascimentale.

        
Mater purissima . 1918
Filo d'oro - 1927 














Il puro folle (Parsifal) - 1930


Tra i numerosi allievi della Scuola del marmo aperta dal maestro milanese nel 1922, spiccano due artisti che hanno fondato l'arte del dopoguerra: Fausto Melotti e Lucio Fontana. 
Nonostante le loro ricerche plastiche prendano poi direzioni diverse, fino all'astrazione, entrambi riconosceranno sempre il debito verso il loro maestro.
Scultura n. 17 - 1935 (1968)
F. Melotti
Concetto spaziale - 1960
L. Fontana















Alla Gam di Milano fino al 14 febbraio 2016 è possibile visitare la mostra  monografica dello scultore dal titolo
"Adolfo Wildt (1868-1931) l'ultimo simbolista".



Studiamo i Maestri, teniamoli sempre davanti come guida, ma conseguiamo altra vetta senza toccare, senza manomettere, senza contaminare ciò che da loro è stato raggiunto. Con loro ho in comune solamente l'ansa di scolpire per il domani. Dal domani attendo la sanzione. 
(lettera di A. Wildt a Ugo Ojetti - 17 luglio 1928)