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venerdì 8 gennaio 2016

FONDAZIONE PRADA MILANO: le mostre


Il Progetto architettonico della Fondazione Prada sviluppato dallo studio OMA, guidato da Rem Koolhass, espande il repertorio delle tipologie spaziali in cui l'arte può essere esposta e condivisa con il pubblico.
Caratterizzata da un'articolata configurazione architettonica che combina sette edifici preesistenti a tre 
nuove costruzioni.
La sede occupa una superficie di 
19.000 metri quadri ed è il risultato 
della trasformazione di una distilleria   anni Dieci del Novecento . Nel progetto coesistono due dimensioni: l'opera di conservazione e l'ideazione di una nuova architettura che, pur rimanendo distinte, si confrontano in un processo di continua interazione.
La Torre, in via di completamento, sarà aperta al pubblico in una fase successiva.

Nella  Haunted House (Casa degli spiriti) la cui superficie esterna è stata rivestita di uno stato di foglia d'oro e per questo denominata "torre dorata" è presente un'installazione permanente che presenta opere di Louise Bourgeois (1911-2010) e di Robert Gober (1954).
Concepita dallo stesso Robert Gober, l'installazione occupa tre piani della torre: al primo piano si trovano le opere della Bourgeois e ai piani superiori i lavori di Gober densi di suggestioni legate all'infanzia e al corpo.
L'accesso è ad orari fissi ed è regolato da un pass che viene consegnato dalla biglietteria al momento dell'acquisto del ticket di entrata alla Fondazione.
Nel complesso Cinema -1 un'altra installazione permanente "Processo grottesco" di Thomas Demand.
Si accede da una scala, proprio come se si entrasse in una grotta.
Al termine della scala, percorrendo un breve corridoio si intra in una sala dove l'artista presenta il processo creativo che gli ha permesso realizzare nel 2006 l'opera fotografica Grotto.

                         

Nell'edificio Nord è presenta "Recto Verso"  mostra tematica ideata dal Thought Council della Fondazione Prada espone opere d'arte della Fondazione ed altre in prestito che portano in primo piano il fenomeno occultato, dimenticato, negletto del retro in contrapposizione alla tradizione artistica che vede le opere come oggetti frontali (recto) il cui retro (verso) ha un valore secondario, poiché è destinato a rimanere nascosto al pubblico e visibile solo agli artisti, ai collezionisti o al personale dei musei e delle gallerie.
Lutte, échec, nouvelle lutte
Gastone Novelli - 1968
Le tracce che gli artisti lasciano sul retro di un quadro possono essere di varia natura e contenere un livello di internazionalità variabile nello svelare un contenuto non visibibile: dal messaggio esplicito, che durante la Biennale di Venezia del 1968 Gastone Novelli decide di mostrare esponendo un suo quadro al contrario, come un muro su cui scrivere slogan politici, fino a vere e proprie immagini riportare sul retro della tela come nei lavori di Giulio Paolini che diventano visibili solo se mostrati al contrario, mettendo così in discussione la prevalenza del recto sul verso.
Antologia G. Paolini - 1974

In Recto Verso artisti di diverse generazioni e vari ambiti espressivi trasformano un semplice gesto in una pregnante analisi della realtà, dell'illusione e delle modalità di guardare.
Nella Cisterna, un è edificio che opinava tre grandi serbatoi per la produzione di distillati, è ospitato "Trittico" una strategia espositiva dinamica  che riunisce tre lavori selezionati dalla Collezione Prada che vengono esposti a rotazione: la prima serie ha ospitato Case II (1968) di Eva Hesse e 1 Metro Cubo di Terra (1967) di Pino Pascali insieme a Lost Love (2000) di Damien Hirst , la seconda selezione ha ospitato Untitled (2002) di Tom Friedman, Lost Love (2000) di Damien Hirst e Pinne di Pescecane (1966) di Pino Pascali.
Nella terza selezione in mostra fino al 10 gennaio 2016 sono esposti Did you know I am single too? (2014) di Paola Pivi e Turisti (1997) di Maurizio Cattelan accanto all'installazione Lost Love (200) di Damien Hirst.


Nel complesso Podium la mostra Gianni Piacentino curata  (fino al 10 gennaio 2016) Germano Celant che presenta a ritroso dal 2015 al 1965 il percorso dell'artista italiano. L'esposizione rende avvio dalle opere più recenti
per arrivare a quelle degli anni di formazione, evidenziando sia la serialità della produzione sia la differenza tra i singoli lavori, i dettagli tecnici della costruzione, l'assolutezza dei colori e dei materiali.



Nel lavoro di Gianni Piacentino elementi architettonici e d'arredo, veicoli da corsa con due o tre ruote, biplani e idrovolanti sono negati nella loro funzione e si trasformano in entità lineari e di superficie destinati ad essere osservati per l'intensità e l'energia formale e cromatica.
In fine nella galleria Sud, ex laboratorio del precedente complesso industriale che sfocia negli ampi spazi del Deposito è presentata "An Introduction" un'esposizione di opere nato dal dialogo tra Miuccia Parada e Germano Celant, un percorso espositivo che mette in luce il modo di ricercare e collezionare, un intreccio tra studio e passione per l'arte che ha portato la collezione a diventare pubblica e quindi all'istituzione e all'apertura della Fondazione.
Onement VI - 1953
Barnet Newmann 
De Fire Screen 1975
Der Ofnschirm



La sequenza degli spazi e la scelta dei lavori (tutti della collezione Prada), installati in relazione a colori e materiali d'epoca, suggeriscono una crescita di interessi e di impegno. 

Si inizia con le vicende artistiche degli anni Sessanta, dal Dada alla Minimal Art
Nozioni e passioni si traducono in collezione, documentata nel finale da una quadreria



   

The Giacometti Variations J.B. - 2010
che indica un oscillare aperto e curioso verso l'arte e le sue manifestazioni, e a due grandi installazioni d'artista concepite dagli artisti Natalie Djurberg (2008) e John Baldessari (2010) in occasione delle loro personali presso la Fondazione Prada.
The Potato - N. D. - 2008

L'idea di utilizzare uno spazio industriale in disuso non è nuova ma qui la varietà del progetto architettonico contribuisce allo sviluppo di una programmazione culturale aperta e in costante evoluzione.