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sabato 2 aprile 2016

I SEE A DARKNESS - Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (31marzo - 12 giungo 2016). Continua ...

I See a Darkness è una mostra collettiva che presenta lavori video e audio di sette artisti internazionali (Victor Alipiev, Marine Hugonnier, Ragnar Kjartansson, Joao Onofre, Laure Prouvost, Cerith Wyn Evans, Meris Angioletti).
Un modo inconsueto di effettuare proiezioni su grandi schermi poichè inserite nelle sale di un museo anziché in quelle cinematografiche.
L'oscurità è comunque condizione necessaria per l'apparizione dell'immagine poiettata e quindi per la visione, ma è anche metafora di uno stato psicologico dominato dalla malinconia, dal desiderio, dal ricordo, emozioni che ricorrono in tutte le opere  in mostra.
Il titolo è tratto dall'opera di Joan Onofre che mette in scena la performance musicale di due bambini che, in uno studio di registrazione, eseguono la celebre canzone di Will Oldham citata nel titolo; 
l'effetto straniante prodotto dalla forte contraddizione tra l'età dei musicisti e la serietà in cui interpretano la propria parte, il contesto e la struggente ballata sul male di vivere, è enfatizzato dal gioco di luci: dall'oscurità iniziale dell'ambiente si passa ad una luminosità accecante.
Musica e melanconia una coppia protagonista anche nella imponente video-installazione di Ragnar Kjartansson, The End, opera composta da cinque proiezioni che immergono lo spettatore nel paesaggio sublime delle Rocky Mountains canadesi.


L'artista ed il suo collaboratore suonano una canzone country tramite l'uso di cinque diversi strumenti ad una temperatura di molto sotto allo zero, al limite della resistenza umana. Con il suo lavoro Kjartansson si interroga rispetto alla natura dell'arte al confine tra arte e vita.
Nel film The Last Tour, di Marine Hugonnier, viene raccontato un futuro immaginario in cui i siti turistici sono chiusi al pubblico, dove lo spettatore è invitato ad un ultimo tour, via terra o su una mongolfiera, del Parco Nazionale del Matterhorn in Svizzera.

 


Il nesso natura/sentimento ritorna anche nell'onirico Deer di Victor Alimpiev, che pone al centro la dinamica erotica di una coppia divisa, presa in desiderio ardente


La malinconia nell'opera di Cerith Wyn Evans parte invece da un fatto storico, l'omicidio di Pasolini sulla spiaggia di Ostia. Il video Firework Text ci mostra una delle sculture performative dell'artista in cui il testo, sostenuto dalla struttura in legno, esiste solo per il tempo che impiega a bruciare. Il film muto è girato sulla stessa spiaggia in cui è avvenuto l'omicidio.

Realtà e finzione si mescolano nel lavoro di Laure Prouvost, che intorno alla presunta scomparsa del nonno nei meandri oscuri di un tunnel, intesse una narrazione sentimentale che ripercorre luoghi e oggetti, vissuti ed immaginati.


Un progetto speciale è quello di Meris Angioletti che presenta l'installazione audio e luci Stanzas, prodotta dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per la Biennale di Venezia 2011.
L'artista richiama alla memoria un personaggio mitico della storia dell'arte, Aby Warburg. Il lavoro della Angioletti esplora i meccanismi della percezione e della memoria tramite l'uso sinergico della narrazione e del linguaggio scientifico, contaminato spesso da altre discipline come la psicologia e la fisica.
Le installazioni di luce e suoni, caratteristiche delle produzione dell'artista, creano inediti spazi fisici e di pensiero, che mirano a stimolare nuove visioni e nuove riflessioni nello spettatore... immergetevi nella stanza e provatene le sensazioni!