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martedì 15 novembre 2016

AROUND AI WEIWEI PHOTOGRAPHS 1983-2016 (Centro Italiano per la Fotografica Torino fino al 12 febbraio 2017



La mostra presentata da Camera mette in evidenza i diversi stadi del percorso artistico di Ai Weiwei orientando lo spettatore verso la comprensione della formazione del suo personaggio (considerato ormai un prodotto globale di origine cinese)  e stimolando una riflessione sul modo in cui   l'ambiente contemporaneo lo abbia trasformato. 
Lo spettatore non troverà le opere monumentali della mostra di Palazzo Strozzi a Firenze ma foto, video-interviste, documentari e alcune opere di piccolo formato.
Unica opera monumentale è Soft Ground ricordo della crisi di Piazza Tienanmen e rappresenta un momento clou nella storia cinese contemporanea. Per più di dieci anni, questi eventi ebbero impatto sugli artisti in tutto il Paese e tutt'oggi costituiscono un trauma ancora da superare.
Si tratta di un tappeto lungo 45 metri con una riproduzione fotografica in scala 1:1 delle tracce lasciate dai carri armati su una carreggiata a sud-ovest di Pechino  che ricorda quelle dai carri inviati in Piazza Tienanmen durante le proteste del 1989. Man mano che camminiamo lungo i segni dei cingolati all'interno dello spazio espositivo, la dimensione e la portata dell'incidente storico si rivelano. L'artista è riuscito a trasportare in un altro contesto una vicenda storica di cui noi abbiamo solo sentito parlare, facendoci camminare nella storia per non dimenticare.
 

Lungo il muro, alla destra del tappeto, sono esposte 80 fotografie selezionate tra le 1000 della serie dal titolo New York Photographs 1983-1993: costituiscono una sequenza di momenti privati ed incontri che l'artista fece quando visse negli Stati uniti in quel periodo di tempo.
Dopo questa passeggiata introduttiva la mostra si sviluppa in modo cronologico e per capitoli tematici.
Nella prima sala alcune opere video documentano, attraverso riprese di paesaggi urbani e frammenti di vita, le radicali trasformazioni che investono Pechino nei primi anni 2000 presentando una città in continua metamorfosi.
Nella stessa sala è presenta una rara video-intervista dal titolo Before Ai Weiwei condotta da Daria Menozzi e risalente al 1995. Il documentario ci offre uno scorcio dei primi anni del ritorno in Cina dell'artista dopo il soggiorno newyorkese e conferma il decisivo contributo di Ai Weiwei all'interno del discorso intellettuale, culturale e artistico nella Cina degli anni Novanta, rivelando anche l'essenza del suo pensiero e della sua attività artistica durante quel periodo.
Vista dal finestrino dell'aereo, da New York a Pechino
La serie di 226  fotografie dal titolo Beijing Photographs 1993-2003 (Fotografie di Pechino, 1993-2003) presentate in quattro sale  testimoniano il ritorno dell'artista in Cina. 
Ai Weiwei è molto cambiato come lo è anche Pechino rispetto al momento in cui l'artista l'aveva lasciata. Come nella serie delle fotografie del suo soggiorno a New York ci invita a scoprire spazi privati: la sua casa in Dongsishisantiao e l'Est Village di Pechino.
Nella sala n. 5 troviamo l'immagine guida scelta da Ai Weiwei per riassumere e illustrare la mostra è The Forbidden City during the SARS Epidemic . In questo autoritratto l'artista è solo nella Città Proibita, svuotata dall'epidemia che ha isolato la Cina dal resto del mondo per sei mesi.



Ai Weiwei rimane solo in un luogo quasi spettrale l'unica presenza umana è la sua, quella dell'artista provocatore e controverso in atteggiamento di sfida del potere: la Città Proibita di Pechino, il centro del potere.
In mostra anche sculture di Ai Weiwei che seguono il tema autobiografico della mostra. Esse diventano simboli dello svolgimento della vita dell'artista nel corso di quarant'anni. I ready made e le opere in porcellana rappresentano le  molteplici capacità e le ricche sfumature espressive che l'artista utilizza.
One man show 
Ruyi
Free Speech Puzzle
Ogni scultura si manifesta come punto di riflessione, come una sospensione del tempo che i visitatori possono avvertire nelle sale della mostra.
L'ultima sezione offre un'anteprima di uno degli ultimi progetti di Ai Weiwei, Refugee Wallpaper, ovvero 17.000 immagini scattate dall'artista durante il suo continuo contatto con l'emergenza rifugiati.  
Il dramma della migrazione sta diventando spettacolo, ma vedere così tante immagini crea un'azione di voyeurismo che provoca un senso di disagio oppure ci permette di capire qualcosa di più di queste persone? 
Ai Weiwei vuole scuotere le coscienze, la sua arte è rivolta alla ricerca del significato più profondo dell'essere umano.