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martedì 29 settembre 2015

Raffaello. Il Sole delle Arti



La visione di Ezechiele - Raffello Sanzio 1515-1518 
Dal 26 settembre 2015 al 24 gennaio 2016 alla Reggia di Venaria  saranno in mostra centotrenta opere tra dipinti, arazzi, maioliche, incisioni, piatti e altro di autori diversi che si sono ispirati o sono stati ispirati da Raffaello.
La mostra presenta l'artista come un grande comunicatore, in grado di diffondere attraverso le cosiddette arti "congeneri" (così definite da Giorgio Vasari ne "Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti") i modelli, le tecniche, le invenzioni figurative che ne hanno fatto uno dei protagonisti del Rinascimento.
La mostra intende quindi accostarsi alla geniale personalità di Raffaello anche da un punto di vista inconsueto e imprevedibile mostrando come  nel corso del Cinque - Seicento venissero prodotti arazzi, monete, cristalli, smalti 
... che si ispiravano al suo lavoro e come queste fossero il veicolo privilegiato per la diffusione e la conoscenza in Italia e nel resto dell'Europa delle invenzioni figurative del grande pittore Urbinate.
La visita si apre con il racconto degli anni giovanili di Raffaello, della formazione artistica tra Urbino e Città di Castello, fino alla prima maturità, tra Perugia, Siena e Firenze: si possono ammirare alcuni dipinti del padre Giovanni Santi, morto quanto Raffaello aveva solo 11 anni ma che aprì al figlio le porte di Palazzo Ducale di Urbino facendogli conoscere i grandi del Rinascimento,  i grandi maestri che ebbero un ruolo fondamentale nella prima fase, da Luca della Robbia, al Perugino, al Pinturicchio e a Luca Signorelli.
Tre grandi ritratti eseguiti da Raffaello: "Giovane con mela" 1505 - "Elisabetta Gonzaga" 1502 - "Ritratto di donna (detta la muta) 1507 mostrano come il lavoro di Raffaello si sia modificato  con lo studio dei grandi artisti come Leonardo e i sorrisi delle sue donne passando da una pittura descrittiva ad una pittura introspettiva ed enigmatica.


















Nella sala "Le Madonne di Raffello e la loro fortuna" si vede come Raffaello sia ispiratore di stili e modelli iconografici, vero e proprio "Sole delle arti"
Madonna con bambino e San Giovannino
Girolamo della Robbia 1510-15
Altorilievo centinato in terracotta invetrata parzialmente policroma


Madonna col bambino e San Giovanni Battista
Raffaello Sanzio 1507 - dipinto
















e come egli stesso abbia attinto da altri artisti

Madonna col bambino detta Madonna della mela
Luca della Robbia 1441-1445
Terracotta invetriata
Madonna col bambino detta Madonna del Granduca
Raffaello Sanzio 1504 pittura













Uno spazio è dedicato alle incisioni tratte dalle opere di Raffaello firmate dal bolognese Marcantonio Raimondi

Madonna del catino - incisione
Marcantonio Raimondi 1520
Agostino Veneziano, Marco Dente di Ravenna e Ugo da Carpi

La fuga di Enea - U. Carpi 1518
A partire dal primo quarto del Cinquecento vi fu un proliferare di oggetti a queste ispirati, dalla maiolica istoriata, alle placchette in metallo, vetri, armature e agli intagli lignei, tra i quali una delle porte delle stanze vaticane, quella tra la Stanza di Eliodoro e la Sala di Costantino (presente in mostra).
In chiusura una spettacolare sezione con gli arazzi i cui cartoni erano stati commissionati da Leone X per la Cappella Sistina. Tra i pezzi presenti, riferiti alla "Pesca miracolosa", 

Cartone colorato realizzato da Raffaello

Manifattura di Jan van Tieghem et al.
Arazzo con la Pesca miracolosa, 1550 ca.
Mantova, Palazzo Ducale
Pieter Coecke van Aelst (da Raffaello).
 Arazzo con la Pesca miracolosa, 1516 ca.
Città del Vaticano, Musei Vaticani





e quello appartenente alla serie conservata nel Museo Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto, restaurato dal Centro di Venaria.

Una mostra da non perdere per la sua particolarità: Raffaello ispiratore ma soprattutto collaboratore di grandi maestri delle "arti congeneri"...

domenica 27 settembre 2015

DE ARTE GYMNASTICA. ESERCIZIO FISICO, GIOCO, IMMAGINE



Ad integrazione delle attività culturali previste per l'anno Torino Capitale Europea dello Sport, l'Accademia Albertina sino al 15 novembre 2015 propone una selezione di opere fra il XVII e XVIII secolo che permettono di riflettere sul tema del corpo.
La rappresentazione del corpo umano in movimento, a partire dall'antichità, occupa una posizione centrale tra i temi affrontati da scultori, pittori, disegnatori.
La mostra si concentra su due contesti storici in cui la relazione tra esercizio fisico e immagine è stata esplorata con particolare attenzione e con intenti specifici, l'età dell'Ancien Regime e la contemporaneità.


Il titolo è direttamente ispirato all’omonimo trattato del medico Girolamo Mercuriale, pubblicato in prima stesura a Venezia nel 1569, in cui è affrontato in modo sistematico e originale il legame tra esercizio fisico, salute, gioco ed educazione.







Nella prima parte del percorso della mostra le opere esposte documentano il legame che si instaurò tra il '600 e '700 tra la formazione del principe e l'attività fisica, intesa quale preparazione all’esercizio delle virtù militari e delle qualità necessarie per il governo, con particolare attenzione all’epoca di Cristina di Francia e di Carlo Emanuele II di Savoia e ai generi del ritratto e della pittura allegorica e mitologica ma anche ai grandi balletti di corte voluti dalla stessa regina sulla scia di quelli organizzati dal Re Sole.



Il gioco della palla a Torino 1740
La coeva pittura di genere illusta attraverso numerosi esempi la diffusione sul territorio delle pratiche ludiche, considerate come espressione di destrezza e come momento di svago e di socializzazione, cui i pittori bamboccianti  come Domenico Olivero dedicarono anche in Piemonte un’attenzione costante. 
Accanto ai dipinti delle collezioni museali torinesi  (tra cui il dipinto poco noto della Pinacoteca Albertina attribuito a Isidoro Bianchi (1581-1662), immagine della mostra 



 nel quale tre putti alati giocano al tiro alla fune), ad opere provenienti da residenze sabaude,
e dal Museo Mansi di Lucca, un insieme di preziosi manoscritti, volumi e incisioni sei-settecenteschi allarga l’ambito della mostra ai temi complementari della fisiologia del movimento da una parte, del balletto e dell’abbigliamento dall’altra.
Fa da contrappunto a questo percorso storico una selezionata presenza di opere di artisti contemporanei, che individuano nella disciplina corporea un passaggio necessario per l’esperienza del limite e della concentrazione del pensiero o che analizzano lo sport nelle sue valenze sociali e antropologiche. Questa sezione è costituita da fotografie, 


Arno Rafael Minkiannen, «Self PortraitZ, 1996

video e interventi installativi, che vanno dalla  fine degli anni Sessanta fino ad oggi con artisti come Paolo Gioli, Paolo Grassino o Marzia Migliora.


59 Passi - video 2001 M. Migliora


Nella Rotonda del Talucchi nel 
cortile dell'Accademia Albertina sono esposte le opere degli studenti che hanno lavorato sui temi della mostra e tra le quali saranno selezionate quelle destinate a ricevere borse di studio.




martedì 22 settembre 2015

DIVISIONISMO TRA TORINO E MILANO - DA SEGANTINI A BALLA


La mostra presso la Fondazione Accorsi Ometto via Po 55 a Torino, si concentra sulla pittura divisionista proponendo gli autori attivi nell'area piemontese e lombarda.
Alla fine del 1800 Milano e Torino erano terreno fertile per la nascita e lo sviluppo della innovativa tecnica del colore diviso che segnava il passaggio dal realismo ottocentesco al travaglio dell'età moderna.
La funzione avanguardista delle due città era connessa al processo di industrializzazione e alla conseguente rivoluzione sociale, aspetti che in arte stimolavano la ricerca di nuovi linguaggi e contenuti.
La mostra apre con Vittore Grubicy de Dragon 

Bosco 1887-1912
considerato il padre del divisionismo poiché con i suoi numerosi viaggi in Belgio, Olanda e Francia aveva letto e studiato l'innovativa tecnica a colori divisi (si pensi agli studi del chimico francese Michel Eugène Chevreul che nel 1839 pubblicò uno studio rivoluzionario sulla colorazione tessile, sulla luce e il coloro disegnando il cerchio cromatico noto in tutto il modo) ed individuato la sua idoneità a trasmettere valori ideali ed universali.
Tornato in Italia Vittore convince il fratello Alberto a creare la prima galleria d'arte in Italia sull'esempio della famosissima Galleria Goupil di Parigi (oltre all'acquisto delle opere la galleria otteneva i diritti di riproduzione delle stesse cosa che aumentava la  possibilità di guadagno) e ad organizzare la prima "scuderia" di pittori che utilizzavano la stessa tecnica (impresa non riuscita al mercante d'arte fiorentino Luigi Pisani con i macchiaioli ). 
Prosegue con Giovanni Segantini punta di diamante della galleria e in mostra rappresentato da opere fondamentali tra cui "Alpe di maggio" del 1891 esempio del concetto segantiniano di armonia della natura e di tessitura del colore secondo l'andamento strutturale delle forme e non a caso scelta come immagine della mostra.


Dalle opere di Giovanni Segantini emergono suggestioni create dallo studio della luce che viene utilizzata per narrare momenti della vita: la donna, in un paesaggio silenzioso, prega un dio che si rende esplicito nella luminosità del sole
Ave Maria sui monti 1890
ma anche rimandi ad altri artisti
L'Angelus dopo Millet 1880 - V. Van Gogh
Angelus 1857-2959 - J. F. Millet












Di Giuseppe Pellizza da Volpedo sono state scelte due opere ispiratie ai temi eterni ed universali, facenti parte del ciclo degli "Idilli": 

L'amore nella vita
La vecchia nella stalla















 due pezzi di un pentittico realizzato tra il 1901 e il 1904.
Angelo Morbelli, seguace rigoroso dei principi scientifici della divisione del colore, ma più vicino al pointillisme, è presente in mostra con Vecchie curiose del 1891


e Le Parche




esempi fondamentali del ciclo pittorico del Pio Albergo Trivulzio (ospizio per vecchi nel quale aveva il suo studio) e del rigore tecnico del loro autore.
I temi religiosi e allegorici di Gaetano Previati (cavallo di battaglia della scuderia Grubicy che smetterà di dipingere alla morte dell'amata moglie) caratterizzano l'ispirazione dei suoi paesaggi ideali, pronti a congedare i vincoli con la realtà per approdare a visioni simboliche. Ne è un esempio Calvario dove Maria nella sua ascesa al luogo della morte del Figlio, rappresenta perfettamente il la grande sofferenza di una madre



Di Emilio Longoni, pittore anarchico più volte arrestato ed i cui quadri venivano firmati Segantini da Alberto Grubicy per poter essere venduti, compaiono due opere mai viste in altre esposizioni: sono Il ritorno dal bosco e Ghiacciaio di Cambrena del 1897



quest'ultimo, in particolare, mostra come il successo di Segantini  aveva creato nei collezionisti una predilezione per i paesaggi montani e quindi anche gli altri pittori del periodo, per vendere, dovevano adattarsi a tale genere.
Carlo Fornara è rappresentato dal quadro Autoritratto del 1916 opera mai più presentato dopo il passaggio, avvenuto nel lontano 1928, nelle sale della storica Galleria Pesaro di Milano.
Totalmente inedito Paesaggio del vigezzino Giovanni Battista Ciolina, mentre di Matteo Olivero viene esposto il noto e grandioso Solitudine, opera più volte premiata tra il 1909 e il 1910
Lussuria 1910. Cominetti
La presenza di autori come Giovanni Sottocornola, Achille Tominetti, Cesare Maggi, Andrea Tavernier, Angelo Barabino, Giuseppe Cominetti ognuno con una propria interpretazione autonoma del divisionismo, introduce il percorso ai linguaggi del XX secolo, fortemente influenzati dalla poetica visionaria di Gaetano Previati.
La schiera delle giovani leve che avrebbero animato, a partire dal 1910, il gruppo dei "futuri Futuristi" di area lombardo-piemontese, annovera la presenza in mostra di Umberto Boccioni (Campagna lombarda - uno degli esisti conclusivi dell'attenzione boccioniana per la natura, opera composta con una tessitura del colore fortemente analitica), Giacomo Balla (la sua poetica viene segnalata da tre varianti paesaggistiche dell'amata Villa Borghese e da una Periferia, tutte contraddistinte dalla tecnica aerea, filante e trasparente del pastello), Carlo Carrà (autore notoriamente più votato al realismo, si conferma artista di impianto robusto nello scenografico Autunno - Ritratto di Emilio Colombo, rivisitazione del genere del ritratto in chiave moderna e di forte impatto cromatico) e Leonardo Dudreville (attratto dalla tecnica segantiniana e affiliato alla "scuderia" divisionista Grubicy, dipingeva tra il 1907 e il 1908 secondo una personale tecnica divisa, rappresentata dal cristallino e abbagliante Meriggio a Borgotaro e da un pressoché inedito Studio per "Le voci del silenzio".

Meriggio a Borgotaro 1908
Insomma una mostra da non perdere sino al 10 gennaio 2016.

domenica 13 settembre 2015

Andrea Bruno PROGETTARE L'ESISTENE



E' stata prorogata l'interessante mostra al Castello di Rivoli omaggio all'architetto  che ha eseguito i lavori di restauro rendendo possibile la creazione del più conosciuto museo di arte contemporanea.
"Progettare l'esistente" questo è da sempre l'impegno dell'ottantenne architetto Andrea Bruno. Con il suo lavoro ha fatto rinascere cattedrali distrutte, castelli danneggiati dall'incuria, dalle guerre e dal tempo  intervenendo con rispetto su strutture cariche di storia.


Castello di Rivoli "prima" e "dopo"
Allestita al terzo piano della residenza sabauda la mostra "Andrea Bruno. Progettare l'esistente", è l'occasione per ripercorrere l'ampia e articolata attività professionale dell'architetto alla luce di una riflessione che rappresenta l'idea che lo accompagnò sin dagli esordi: "Ogni luogo, sito, monumento, si definisce unico ed irripetibile in base a tratti e caratteristiche che si sono addensati nel tempo. La ricerca e lo studio dei materiali, delle memorie, degli oggetti permettono di far riemergere l'autenticità del luogo ed è questo che sta alla base di ogni progetto di Andrea Bruno.
Partendo dai primi progetti degli anni Sessanta, tra i quali i rilievi e gli interventi di emergenza del castello  di Rivoli abbandonato dopo la seconda guerra mondiale, si arriva fino alla più recente pianificazione del restauro della Cattedrale di Bagrati in Georgia avvenuto tra il 2011 e il 2013 e richiesto a Bruno perché effettuasse un intervento simile a quello realizzato a Rivoli (richiesta che sorprese l'architetto stesso)

Esterno
Interno
La mostra presenta l'operato che da oltre cinquant'anni verte sul potenziamento di edifici storici, sulla progettazione di musei, sul censimento e la salvaguardia di siti archeologici in vari luoghi del mondo svolto sotto l'egida dell'Unesco, di cui Bruno è consulente dal 1974 continuativamente in Afganistan.
L'esposizione parte dai luoghi della visione dell'architetto: lo spazio dello sporto da lui definito "il pensatoio" perché durante il restauro gli permetteva di riunire in un'unica visione il progettato costruito, il disegno incompiuto di Juvarra e il suo immaginario completato e quindi da lì studiare e seguire i lavori
Lo sporto è l'appendice sporgente in alto a destra
In basso la pianta del progetto, la manica
lunga realizzata e a sinistra l'incompiuto




Sporto panoramico - interno
Sporto panoramico - esterno










Dipinto del Castello di Rivoli
Torino - Palazzo Madama
e la sala voltata un ambiente in cui coesistono il museo e la memoria del passato perché  lo spettatore  vede proiettati sul muro i diversi aspetti presenti al momento dell'interruzione del cantiere (il modello costruttivo di Juvarra, i dipinti che ne illustrano l'auspicio di completamento) 


Modello in legno  del Castello di Rivoli visibile a
 Palazzo Madama - Torino
e la sua riprogettazione (i modelli della Manica Lunga risultato del progetto di ridefinizione del luogo).
Continuando il percorso di visita si arriva a Fare rifare disfare dove viene riallestita la mostra presentata a Venezia presso la Fondazione Wilmotte: essa illustra la storia professionale di Andra Bruno, vengono presentati documenti originali, disegni, prospetti, fotografie e modelli delle principali opere realizzate, con particolare attenzione al restauro del castello la cui storia comincia alla fine degli anni Sessanta e termina nel 1998 con l'annessione al complesso mussale della cosiddetta Manica Lunga










La mostra prosegue presentando un focus sull'Afganistan definito dall'architetto "museo a cielo aperto". Egli vi si reca per la prima volta nel 1960 in occasione di una missione svolta per conto del Ministero degli Esteri alla ricerca del Minareto di Jam e dei Budda della Valle di Banuyan (ora distrutti dai talebani)


Le statue dei Buddha di Bamiyan nel 1976
e vi ritorna per compiere operazioni di censimento e salvaguardia del patrimonio archeologico.
La stessa sala mostra fotografie della realizzazione di sale per mostre Torinesi ed è arricchita dalla presentazione, per la prima volta in un museo (l'architetto ne è molto geloso), di un grande numero di libretti: i quaderni di appunti sui quali Bruno annota ma soprattutto disegna le sue idee. Essi diventano per il visitatore una chiave di lettura per comprende il suo modus operandi. Si susseguono immagini della Torino anni Cinquanta, disegni eseguiti in occasione di viaggi nel mondo alla ricerca di segni storici da esplorare (dalle iperboliche costruzioni di New York alle immagini delle distruzioni talebane dei Budda di Bamiyan e ai relitti dei carri armati sovietici nelle montagne dell'Afganistan).
Il disegno è per Andrea Bruno innanzitutto un modo per conservare la memoria delle cose.
Originale il dialogo delle opere della collezione del Museo con il lavoro dell'architetto: Romulus Circle di Richard Long e Igloo di Mario Merz sono state utilizzate per rappresentare due architetture esemplari che illustrano differenti modi di vivere lo spazio (il cerchio di pietra con i suoi massi/mattoni sintetizza l'idea di fondamenta della costruzione, l'igloo, casa simbolica e nomadica, gli fa da contraltare esaltando l'idea di reversibilità e provvisorietà, temi ai quali Bruno guarda costantemente nel suo lavoro).
Igloo (Tenda di Gheddafi) 1968-81
Romulus Circle (Cerchio di Romolo) 1994








La mostra termina con Napoli Square un'opera dell'artista Carl Andre che ribadisce il dialogo serrato tra l'architetto ed il museo: l'opera, un grande pavimento in acciaio laminato a caldo, evoca l'immagine di un orizzonte piano e ideale e, sottolineando la funzione dell'arte nella reinterpretazione del reale, riconferma l'importanza della visione e dello sguardo nella progettazione dell'esistente.


Naple Square (Quadrato di Napoli) 2010


Nato a Torino nel 1931, con studi professionali a Torino e a Parigi, si è laureato alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino nel 1956. Docente di Restauro Architettonico alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e di Torino. Presidente del "Centre d'Etudes pour la Conservation du Patrimoine Architectural et Urbain" presso la Katholieke Universiteit di Leuven (Belgio). Membro de l'Académie Royale de Belgique.
Consulente dell'UNESCO dal 1974 per il restauro e la conservazione del Patrimonio Artistico e Culturale. Ha coordinato vari progetti in Medio Oriente e in particolare i primi studi sulla Valle di Bamyan, il museo di arte islamica a Ghaznì, il restauro del complesso monumentale di Herat e quello del minareto di Jam (Afghanistan). 
Nel 2002 è stato incaricato del ruolo di consigliere per l'Afghanistan per la Divisione Culturale dell'UNESCO. 
Alcune realizzazioni Castello di Rivoli (Torino) - Museo di Arte Contemporanea 
Conservatoire des Arts et Métiers (Paris) - Museo delle Scienze 
Palazzo Carignano (Torino) - Museo del Risorgimento 
Fort Vauban a Nimes (Francia) - Facoltà di Economia 
Cittadella di Corte (Francia) - Museo Etnografico della Corsica 
Castello di Lichtenberg (Francia) - Auditorium e centro culturale 
Musée Romain Rolland a Clamecy (Francia) 
Museo dell'Acqua a Pont-en-Royans (Francia) 
Museo Archeologico di Maa (Cipro) 
Complesso monumentale romano di Tarragona (Spagna) - La Porta del Tempo 
Istituto di Riposo per la Vecchiaia (Torino) - Facoltà di Economia Commercio 
Casa-studio per l'artista Ezio Gribaudo (Torino) 
Ambasciata d'Italia a Kabul (Afghanistan) 
Istituto Italo-iracheno di Restauro a Baghdad (Iraq) 
Abbazia della Novalesa (Val di Susa - Piemonte) 
Cappella della Brigittines (Bruxelles) - Recupero a destinazione teatrale 
Museo di antichità (Torino) - Esposizione "Afghanistan i tesori ritrovati"   
Palazzo Mazzonis (Torino) - Allestimento del Museo di Arte Orientale 
Cittadella di Damasco (Siria) - Progettazione e creazione di un centro visitatori