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mercoledì 29 marzo 2017

L'Italia di Magnum - Da Henri Cartier- Bresson a Paolo Pellegrin




Fino al 21 maggio 2017 presso CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia - è possibile visitare la mostra che, per il settantesimo anniversario della fondazione di Magnum Photos, racconta la storia, la cronaca ed il costume dell'Italia, dal dopoguerra ad oggi, attraverso l'obbiettivo dei fotografi dell'agenzia più importante del mondo.
Magnum Photos nacque nel 1947 a New York dove, sul terrazzo del MoMA, Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, David Seymour, George Rodger e William Vandivert ne ufficializzarono la fondazione. Fin da principio, la tutela del diritto d'autore,  il rispetto della creatività e della verità furono i cardini dell'agenzia cooperativa. I negativi, per la prima volta, restavano  di proprietà dei soci e i fotografi erano al sicuro dalle prevaricazioni degli art director e dei direttori dei giornali. Una nuova libertà di agire secondo il proprio stile personale i propri interessi e la propria autorialità fu incoraggiata fin dall'inizio. Grazie a questi principi molti dei più importanti nomi del mondo della fotografia entrarono a far parte di Magnum permettendone un rapido successo.
Negli anni Settanta, 92 fotografi contribuirono alla storia di Magnum e oggi 40 membri continuano a portare avanti i suoi originari valori, la tutela dei diritti dei fotogiornalisti, la garanzia di rispetto e onestà verso il suo pubblico.
La mostra è introdotta da un omaggio a Henri Cartier-Bresson e al suo viaggio in Italia negli anni Trenta e procede cronologicamente con l'esposizione di oltre duecento fotografie più o meno note che immortalano luoghi, persone e vicende italiane.
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Sezione Anni Qaranta 
Rober Capa - Cerasuolo dicembre 1943
Gli anni Quaranta rappresentano per l'Italia e per i paesi coinvolti nel secondo conflitto mondiale il decennio più travagliato.
Il nostro paese, uscito da cinque anni di guerra, è distrutto dai bombardamenti, è in estrema difficoltà e povertà oltre ad essere fragilissimo sotto l'aspetto politico.
C'è però allo stesso tempo un profondo desiderio di ripartenza e una forte spinta al cambiamento che investe la società civile, le famiglie, i giovani. E' il periodo in cui nasce il Neorealismo che spinge scrittori, registi ed intellettuali ad esprimere il proprio impegno civile attraverso nuovi soggetti lontani dalla retorica del ventennio fascista: al centro della loro narrazione c'è la guerra con le sue distruzioni, la difficile vita per la sopravvivenza, l'attenzione ai personaggi di strada. 
Sezione Anni Cinquanta
La spinta al rinnovamento messa in moto nel dopoguerra prepara il terreno a quella che sarebbe stata la vera rinascita in termini economici e sociali, e che avrà il suo culmine a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
La vita economica italiana conosce un'eccezionale fase di espansione grazie all'aumentano degli investimenti industriali che hanno riflessi consistenti sulla struttura sociale del paese.
Straordinarie trasformazioni riguardano lo stile di vita, il linguaggio e i costumi degli italiani.
Circolano la Fiat 600 e la Topolino  prodotti del "miracolo italiano", si costruiscono le prime autostrade moderne, nascono le prime "gite fuori porta" e le vacanze al mare ma sono anche gli anni della nascita della televisione che diventa una finestra sul mondo e fa scoprire i nuovi modelli di vita che arrivano da oltreoceano e si mescolano alla tradizione. 
L'industria cinematografica esplode a Cinecittà e la Holliwood sul Tevere accoglie quegli attori americani che contribuirono alla nascita della "Dolce vita".



Roma - Studi di Cinecittà 1958 -Preparazione del set di Ben-Hur
Gli Anni Sessanta

In pieno "miracolo economico", l'Italia si guadagna un posto fra le grandi nazioni europee. Gli anni Sessanta rappresentano il culmine 
Cesenatico 1960 - Erich Lessing
di una trasformazione già in corso e si delineano come il decennio caratterizzato dal più importante rinnovamento generazionale che il secolo scorso abbia visto.
Le aspirazioni, i valori e lo stile di vita delle giovani generazioni sono profondamente influenzati da nuovi movimenti culturali. Si affermano la cultura beat e quella pop, mentre la figura femminile tradizionale è soppiantata dall'informalità della minigonna.
Cesenatico 1960 - Erich Lessing
Il benessere porta ad un nuovo tipo di consumismo: in molte case entrano i frigoriferi e le lavatrici, radio e televisori.  Le vacanze al mare diventano una vera e propria conquista sociale.
In questo grande fermento nascono anche le contestazioni del Sessantotto ed i giovani entrano a far parte della scena politica e culturale.
Gli anni Settanta
Dopo un processo di sviluppo ininterrotto dal dopoguerra in poi, culminato negli anni '60, il decennio successivo si rivela molto più complesso sia dal punto di vista economico che sociale: la crisi petrolifera del 1973 avvia un periodo di "austerità" a cui gli italiani non erano più abituati e la politica è scossa da nuovi movimenti di ispirazione rivoluzionaria. 
I valori da tempo radicati nel nostro paese vengono scardinati: gli italiani sono chiamati a confrontarsi su tempi importanti come il divorzio, la parità giuridica dei coniugi, la liberalizzazione dell'aborto, la chiusura dei manicomi.


Manicomio a Venezia - Leonard Freed
Purtroppo il fermento di questi anni è funestato da forze eversive extraparlamentari e da apparati deviati dello Stato che mettono in atto azioni violente  volte ad accentuare le tensioni  sociali e a portare la paura tra la popolazione. La "strategia della tensione" sarà piena di atti terroristici come la strage di Piazza della Loggia a Brescia nel 1974 e al sequestro e delitto di Aldo Moro a Roma nel 1978.
Gli Anni Ottanta
L'Italia degli anni '80 è molto più distaccata dalle battaglie ideologiche e politiche del decennio precedente.
Sono gli anni del "riflusso" in cui si assiste al ritorno del privato e, superata la stagnazione economica, il vero motore produttivo sono le piccole e medie imprese, che diffondono il "made in Italy" nel mondo.
Sono gli anni della moda e della televisione commerciale, nasce Canale 5
Milano 1986 Silvio Berlusconi  - Ferdinando Scianna
si assiste al rilancio del turismo: si assiste all'esposizione dei Bronzi di Riace a Firenze e le città italiane si popolano di gruppi organizzati di turisti, in maggioranza stranieri.
Dopo anni di paura è sufficiente una partita di calcio per risvegliare l'orgoglio nazionale: la nazionale vince i campionati del mondo battendo la Germania per 3 a 1.
Ma l'Italia è tutt'altro che stabile, unita  e moderna, in questo periodo infatti nascono i fenomeni di corruzione civile e politica e le mafie sono attive per il controllo di intere regioni. 
Napoli 1982 Squadra anticamera - Patrick Zachmann
Gli Anni Novanta e Duemila
In questi anni si assiste a grandi avvenimenti come la caduta del muro di Berlino, la crisi in Jugoslavia, 


Mare Adriatico 1999 Sesta flotta degli Stati Uniti, gruppo tattico della
 Nato, durante il conflitto con la Serbia in Kossovo - Peter Marlow

la guerra del Golfo, il terrorismo jiadista, la crisi finanziaria che sconvolgono il pianeta,  ma anche all'avvento del "world wide web" che sgretola le frontiere e ridisegna il modo di pensare, agire, informarsi.
In questo caos internazionale l'Italia è investita da una serie di scossoni interni: Tangentopoli, la fine della Prima Repubblica, la nascita di Forza Italia, le stragi di mafia, l'introduzione della moneta unica europea e le numerose crisi di governo.
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La mostra documenta gli avvenimenti in modo preciso e suggestivo coinvolgendo lo spettatore in un susseguirsi di eventi. Molti ritroveranno in tutto o in parte periodi del loro passato immortalati da grandi nomi della fotografia.
A conclusione della mostra sono esposte le opere di Paolo Pellegrin (membro della Magnum dal 2005)  facenti parte della collezione Intesa Sanpaolo


Torino 2011 - Piazza della Repubblica

I fotografi in mostra: Bruno Barbey, Heri Cartier-Bresso, René Burri, Robert Capa, Raymond Depardon, Thomas, Kworzak, Elliott Erwitt, Leond Freed, Thomas Hoepker, Erich Lessing, Herbert List, Alex Majoli, Peter Marlow, Martin Parr, Mark Power, Ferdinando Scianna, David Seymourm Chris Steele-Perkins, Patrick Zachmann, Paolo Pellegrin (di quest'ultimo, membro della Magnum dal 2005, sono esposte opere della collezione Sanpaolo





venerdì 17 marzo 2017

KEITH HARING. About art - Palazzo Reale Milano fino al 18 giugno 2017





Conosciamo Keith Haring (1958-1990) leggendo i suoi diari. Il 18 marzo 1982 scrive: "sono nato nel 1958, la prima generazione dell'era spaziale; sono nato in un mondo di televisione, tecnologia e gratificazione immediata, figlio dell'era atomica. Cresciuto in America durante gli anni Sessanta, ho saputo cos'era la guerra attraverso i servizi di Life sul Vietnam. Ho guardato le rivolte in televisione, comodamente al sicuro in un caldo soggiorno di un'America middle-class. Non credo nelle soluzioni. ... Non sogno di cambiare il mondo. Non sogno di salvare il mondo. Comunque, sono nel mondo e sono un essere umano. Nel 1982, con i telefoni e le radio, i computer e gli aeroplani, le notizie dal mondo e i videoregistratori, i satelliti e le automobili, gli uomini sono spaventosamente simili agli esseri umani di duemila anni fa. Ho paura della morte.
Penso di essere nato artista penso di avere la responsabilità di riuscirci.....  Ho imparato studiando le vite degli altri artisti e studiando il modo .... il mio contributo al mondo è la mia abilità nel disegnare. Disegnerò il più possibile, per tutte le persone possibili, il più a lungo possibile. Disegnare è fondamentalmente sempre la stessa cosa dai tempi della preistoria. Unisce l'uomo e il mondo".
Anche se Haring è stato, insieme a Basquiat, il massimo protagonista del graffissimo come forma d'arte, la mostra al Palazzo Reale di Milano è stata concepita con un taglio inedito poiché presenta l'artista in un modo insolito evidenziando la sua raffinatezza e la sua capacità di rileggere l'arte del passato con citazioni dotte e ricorrenti che vanno dall'antica Roma 

Parti della Colonna Traiana dialogano con l'opera di K.Haring
su lastre di metallo che ricoprono l'intera stanza
La lupa capitolina e l'opera Untitled 1982
a Wharol

Untitle 1985 (Andy Mouse)

Le opere di Haring si affiancano a quelle di autori di epoche diverse come J. Pollock, J. Dubuffet, P. Klee, P. Picasso, 

Femme nue 1907 Picasso

Egg head for Picasso 1987 Haring




















Derain, Michelangelo, Mondrian,
Untitled N. 6 1988
alle maschere  delle culture del Pacifico, ai dipinti del Rinascimento italiano, all'arte antica senza tralasciare la mitologia

Untitled 1985 (Medusa)
Ad esse l'artista si è ispirato reinterpretandole con il suo stile unico ed inconfondibile.
Keith Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento, un artista capace di forti prese di posizione nei confronti di temi scottanti come il razzismo, la droga, l'Aids, capace di parlare a livello universale utilizzando un linguaggio efficace ed immediato fatto di simboli e forme semplici.
Una mostra da non perdere, un artista visto sotto una luce diversa...






"Vivo la vita a modo mio e faccio in modo che gli altri (artisti) mi influenzino solo come riferimenti  esterni o come punti di partenza" dai diari di K.Haring - 29/4/1978


martedì 14 marzo 2017

L'EMOZIONE DEI COLORI NELL'ARTE - GAM Torino dal 14/3/2017 al 23/7/2017

Scala di accesso alla mostra
 Prismatic Zobop - installazione
dell'artista Jim Lambie
La mostra "L'emozione dei COLORI nell'arte, aperta fino al 23 luglio 2017 avrà due sedi: la Galleria d'Arte Moderna di Torino e la Manica Lunga del Castello di Rivoli.
L'esposizione presenta una raccolta di 400 opere d'arte realizzate da oltre 125 artisti provenienti da tutto il mondo. 
La mostra collettiva ripercorre la storia, le invenzioni, l'esperienza e l'uso del colore nell'arte moderna e contemporanea occidentale, nelle culture non occidentali e nelle culture indigene presenti nel modo oggi ed affronta l'uso del colore da svariati punti di vista tra i quali quello filosofico, biologico, quello antropologico e quello neuroscientifico.
Alla fine del Settecento Isaac Newton scoprì che i colori che vediamo corrispondono a specifiche e oggettive onde elettromagnetiche non assorbite da materiali.
Johann Wolfgang von Goethe, che nel 1810 pubblica "La teoria dei colori", affermava che i colori sono prodotti dalla mente e non oggettivi. Goethe scopre il fenomeno degli Afterimage colors, cioè il fatto che l'occhio umano percepisce come immagine residua il colore complementare a un colore osservato con persistenza su di una superficie piana.
L'Ottocento è anche il secolo del grande sviluppo della chimica e della scoperta dei colori sintetici derivati dal catrame di carbone. Il  chimico francese Michel Eugène Chevreul  comincia a studiare in modo scientifico la teoria del contrasto simultaneo, cioè l'influenza reciproca che hanno due colori accostati. Il suo cerchio cromatico a 72 colori, elaborato nel 1861, influenzerà direttamente gli artisti post-impressionisti (Seurat la adotterà nel 1885).
Nell'Ottocento e Novecento si assiste alla  standardizzazione industriale dei colori con i vari codici RAL e Pantone.
L'emozione dei colori nell'arte riflette sul tema sull'utilizzo del colore da un punto di vista che tiene conto della luce, delle vibrazioni e del mondo affettivo, pone in discussione la stantardizzazione nell'uso del colore nell'era digitale, standardizzazione che riduce sensibilmente la nostra capacità di distinguere i colori nel mondo reale.
In mostra si possono ammirare lavori di Wassily Kandinsky, Henri Matisse, Piet Mondrian

Paul Klee 
Giacomo Balla, Luigi Russolo, Fontana, Giulio Turcato, Edvard Munch, Andi Warhol, Dan Flavin, Gerard Richter, Carlos Cruz-Diez, Nicola de Maria, Depero, Paul Klee e molti altri.
Molte le artiste preseti tra cui Hilma af Klint (1862-1944)


Sonia Delonay

Sonia Delonay, Maria Morganti (1965), Irma Blank (1934), Annie Besant (1847 - 1933), Marianne von Werefkin (1860 - 1938), Camille Henrot (1978), Lara Favaretto (1973),e  la principessa Fahrekbussa Zeid (1901-1991)


Nel corso della mostra, il neuroscienziato Vittorio Gallese, (che insieme a Giacomo Rozzolati ha scoperto i neuroni specchio) dirigerà per la prima volta a livello mondiale, un laboratorio di studio neuroscentifico incentrato sull'esperienza del pubblico di fronte a opere d'arte.



"Ciò che desideravo era proporre una apertura sul mondo del colore, una finestra aperta sulla libertà di impregnarsi in modo infinito e senza limiti nell'incommensurabile situazione colorata" (Yves Kein, L'avventura monocroma - 1958).


domenica 12 marzo 2017

GLOSSARIO DI TECNICHE PITTORIALISTE


Tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento i fotografi "pittorialisti" utilizzarono differenti tecniche per creare un'immagine pittorica partendo dalla fotografie. L'intento era quello di elevare la fotografia al pari della pittura e della scultura.
Scopriamone le tecniche.

Gomma bicromatata: un foglio di carta è ricoperto da un sottile strato di una soluzione di gomma arabica e un pigmento a scelta. Con l'esposizione, a contatto con il negativo, la gomma arabica è resa insolubile proporzionalmente alla luce ricevuta. Il foglio è quindi immerso in acqua fredda nella quale la gomma non esposta si scioglie, e con essa viene asportato anche il pigmento.
Ozotipia: è un processo brevettato nel 1899. Un foglio ricoperto di gelatina viene sensibilizzato con una soluzione di bicromico e sale di manganese. Dopo l'esposizione a contatto di un negativo, il foglio è messo a contatto con un foglio di carta al pigmento impregnato di una soluzione di acido acetico e idrochinone. Si provoca così l'indurimento della gelatina pigmentata in modo proporzionale alle modificazioni prodotte dalla luce sullo strato contenente il bicromico. L'immagine è infine rivelata per mezzo dell'acqua calda.
Oleotipia: descritta nel 1904, è costituita da un foglio di carta, ricoperto di uno spesso strato di gelatina, sensibilizzato con il bicromico ed esposto alla luce sotto un negativo. Con l'esposizione, la gelatina si indurisce proporzionalmente alla luce ricevuta. Dopo un lungo lavaggio in acqua fredda, il foglio è asciugato superficialmente e, ancora umido, inchiostrato con un inchiostro grasso mediante un rullo o un apposito pennello. 
L'inchiostro aderirà alle parti più indurite e verrà respinto da quelle più gonfie d'acqua.
Bromolio: questa tecnica fu introdotto nel 1907. Un ingrandimento su carta commerciale all'argento viene sbiancato con un bagno che provoca il contemporaneo indurimento della gelatina. 
Dopo il rigonfiamento in acqua fredda, si può procedere all'inchistratura come per l'oleotipia.
Bromolio trasferto: il procedimento parte da un ingrandimento su carta al bromuro d'argento sbiancato da un bagno chimico che provoca il contemporaneo indurimento della gelatina. Dopo il rigonfiamento in acqua fredda, si può procedere all'inchiostratura  ottenendo così un brontolio che, nella versione "trasferto", sarà riportato su carta da disegno mediante un torchio da acquaforte.
Ozobromia (processo Carbro): è un processo precettato nel 1906. Una stampa all'argento viene imbevuta in una soluzione mediante la quale, messa a stretto contatto con una carta alla gelatina/pigmento, si provoca l'indurimento della gelatina pigmentata in modo proporzionale alla quantità d'artento nella stampa. Un lavaggio con acqua calda asporta la gelatina non indurita dall'azione del bagno.
Resinotipia: è un porcesso brevettato nel 1922. Un foglio di carta, ricoperto di uno spesso strato di gelatina, viene sensibilizzato con il bicromico ed esposto alla luce sotto un positivo. Con l'esposizione, la gelatina si comporta come per l'oleotipia. 

Dopo un lungo lavaggio in acqua fredda, il foglio è immerso per pochi minuti in acqua calda in modo che la gelatina raggiunga il suo massimo rigonfiamento. Il foglio viene poi asciugato superficialmente e cosparso, per mezzo di un pennello morbido, di una polvere composta da una fusione i resina e pigmento.
Stampa al carbone o ai pigmenti: un foglio di carta ricoperto di uno strato di gelatina pigmentata è sensibilizzato con bicromico ed esposto a contatto con un negativo. Dopo l'esposizione, il foglio viene accoppiato ad un altro, ricoperto di sola gelatina indurita e messo sotto dei pesi in modo che i 

due strati di gelatina si incollino l'uno con l'altro. Questo sandwich è immerso in acqua calda: la gelatina non esposta si scioglie permettendo così di asportare la carta che sosteneva la gelatina pigmentata.
Stampa al platino/stampa al palladio: E' un processo brevettato nel 1873, ma praticato solo intorno al 1880 con la nascita della Platinotype Company. La carta è sensibilizzata con un sale di ferro e contenente un sale di platino.
 Con l'esposizione a contatto con un negativo il ferro reagisce alla luce e con i bagni successivi provoca la formazione di un'immagine costituita da platino finemente suddiviso, di colore nero. Essendo un metallo inalterabile, la stampa mantiene immutate
le sfumature originali, al contrario delle stampe all'argento che possono deteriorarsi. 
A causa dei costi elevati del platino, nel 1916 si iniziò ad utilizzare il palladio, meno costoso. La caratteristica di inalterabilità permane, ma i toni delle stampe tendono al bruno.
Stampa bruna Van Dyke: è un tipo di stampa che all'inizio del Novecento veniva usata per riprodurre interrogativi di grande formato, a basso costo, per la riproduzione di documenti. La soluzione sensibile è costituita da un sale di ferro e nitrato d'argento. A contatto con un negativo, si forma un'immagine che necessita solo di acqua per il suo sviluppo completo, al quale segue un blando bagno di fissaggio.
Carta salata: è uno dei primi processi fotografici di stampa, coeva al dagherrotipo. Un foglio di carta è impregnato di una soluzione di cloruro di sodio, e successivamente resa sensibile pennellandola con nitrato d'argento. Esposta alla luce a contatto di un negativo, si forma un'immagine che necessita solo di un lavaggio in acqua e di un fissaggio.
L'immagine è formata da argento metallico finemente suddiviso e, per questo motivo, facilmente soggetta a degrado che però si può prevenire mediante un viraggio all'oro.
Cianotipia: è una tecnica risalente al 1842, ma non fu mai impiegata per molti decenni a causa del colore blu, poco gradito. Fu usata per fare copie di documenti dagli anni '80 dell'Ottocento fino agli anni '30 del Novecento, oppure per provini di contatto. Ciononostante, alcuni fotografi usarono ugualmente questa tecnica da sola o in combinazione con la stampa al platino/palladio. La carta viene preparata con una soluzione di citrato ferrico e ferricianuro di potassio. Dopo esposta, è sufficientemente sottoporla ad un lavaggio con acqua.
Autocromia: è il primo processo a colori facilmente praticabile, commercializzato dai fratelli Lumière nel 1907 e consiste in una diapositiva su vetro. Su una lastra di vetro viene fatta aderire una polvere costituita da granuli di fecola colorati con i tre colori complementari. Si chiudono gli interstizi con del nerofumo e si completa con la stesura di uno strato di gelatina al bromuro d'argento pancromatica. La lastra veniva sviluppata con la stessa modalità della diapositiva in b/n e allo stesso modo poteva essere osservata.
Accessori per lo sviluppo e la
stampa fotografica




Sostanze chimiche per lo sviluppo, il viraggio e la
stampa fotografia



Se nella negativa il fotografo ricerca ora "l'impressione" anziché l'accuratezza del dettaglio, è nei diversi trattamenti di stampa che egli può liberamente rendere l'espressione del proprio sentimento ... (Cesare Schiapparelli, "La Fotografia Artistica" 1909)

(Mostra Pittorialismo - Museo Nazionale del Cinema Torino - Alberto Novo Gruppo Rodolfo Namias)









venerdì 10 marzo 2017

TONALITA' TANGIBILI. Peretti Griva e il pittorialismo italiano




Al Museo del Cinema di Torino fino all'8 maggio 2017 è visitabile la mostra fotografica TONALITA' TANGIBILI. Peretti Griva e il pitturassimo italiano".
Il ricco percorso espositivo presenta, organizzate per temi, 250 fotografie originali di 70 autori provenienti dalla collezione del Museo Nazionale del Cinema, da istituzioni italiane e da collezioni private.
Il "Pittorialismo" ebbe il suo momento di massimo splendore tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento negli Stati Uniti e nelle nazioni più industrializzate d'Europa perdurando fino agli anni Trenta in Italia. 
Con la nascita e la diffusione della fotografia alcuni fotografi utilizzarono tecniche differenti per  creare un'immagine pittorica partendo della fotografia. L'elemento di unità dei fotografi pittorialisti fu imposto da un preciso concetto estetico, al fine di legittimare la fotografia come espressione artistica alla stessa stregua della pittura o del disegno.


Interno con giovane donna seduta e bimba 1911
(Guido Rey- stampa alla gelatina sali d'argento)
Germinal 1940
( D.R. Peretti Griva-stampa al bromolio trasferito)
I pitturasti italiani si confrontarono alla pari con i maestri pittorici europei partecipando e affermandosi ai vari Salon internazionali di fotografia artistica.
Tra i maggiori protagonisti della fotografia pittorialista italiana vi erano principalmente persone che svolgevano professioni classiche o scientifiche, individui dotati di una spiccata cultura artistica, letteraria e linguistica e che sceglievano di dedicare gran parte del loro tempo libero all'arte fotografica intrattenendo rapporti artistici con colleghi italiani e stranieri.
Primo fra tutti Domenico Riccardo Peretti Griva (1882-1962)  con le sue poetiche "impressioni fotografiche". 
Vaporosità (stampa al brontolio di Peretti Griva)
Formatosi nella Scuola Piemontese di Fotografia Artistica, propose i concetti del pittorialismo soffermandosi principalmente sul tema della natura ed ispirandosi ai grandi pittori dell'Otto-Novecento anche piemontesi, in particolare ad Antonio Fontanesi (1818-1882)

Paesaggio (olio su tavola di A. Fontanesi)

Fu particolarmente affezionato alla tecnica al bromolio, dove interveniva ritoccando manualmente lo sfocato e il contrasto.
Espose frequentemente in Italia e all'estero con grande successo.
A lui è dedicato lo spazio sottostante i grandi schermi nell'Aula del Tempio.
La mostra prosegue lungo la rampa elicoidale, dove i grandi maestri italiani del pittorialismo si confrontano con alcuni autori contemporanei che a loro volta dialogano con la produzione storica


Ophelia 2011 (stampa digitale di Silvia Camporesi)


Ophelia 1852 (olio su tela J. E. Millais)
non presente in mostra
Il percorso della mostra è completato da una serie di apparecchi fotografici, attrezzature per lo sviluppo e la stampa, i libri e le riviste che appartengono alle collezioni del Museo del Cinema.