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mercoledì 30 dicembre 2015

MONET E LE STAMPE GIAPPONESI



L'impressionismo rappresenta la conquista progressiva della luce assunta come principio fondamentale, il suo naturale campo di sviluppo sarà perciò il paesaggio nel quale i contorni si aboliscono nella vibrazione dell'atmosfera. Alle ricerche di luce e di colore si affiancano quelle sugli studi di figure  che pongono problemi analoghi riguardanti la forma, lo spazio, la composizione. Si va elaborando un generale rinnovamento della visione pittorica, largamente favorito dalla moda delle stampe giapponesi.
Le rivoluzioni artistiche nel loro duplice movimento di rottura e di creazione, tendono ad appoggiarsi sulle autorità di stili esterni, arcaici, esotici o primitivi, ma ogni artista, a seconda della sua natura e delle sue tendenze vi attinge sollecitazioni diverse.
Per la generazione di Manet, Degas, Monet, il fascino nuovo dell'arte giapponese sta nella freschezza decorativa, nella scomposizione ironica e vivace del mondo, nei rapidi contrasti di toni chiari e scuri. 


Dopo la riapertura, avvenuta nel 1854, del mercato giapponese chiuso da secoli, le prime stampe giapponesi affluiscono in Europa sotto forma di carta da imballaggio. L'incisore Bracquemond scopre Hokusai in questo modo nel 1856. Nel 1862, una certa Madame Saye che aveva vissuto in Giappone apre, sotto i portici di rue de Rivoli, un negozio che chiamerà la Porte chinoise, ben presto frequentato da pittori e scrittori che cominciano a distinguere le "giapponeserie" dalle "cineserie" e a collezionarle con passione.
In occasione della mostra su Monet presso la Gam a Torino,  al Museo d'Arte Orientale di Torino (MAO) vengono esposte stampe e dipinti giapponesi in dialogo con le opere del grande maestro impressionista per presentare come l'arte giapponese abbia influenzato quella francese dell'Ottocento.
La maggior parte delle opere sono di Utawaga Hiroshige, un pittore paesaggista giapponese vissuto nella prima metà dell'Ottocento e considerato, insieme a Kitagawa Utamaro e KatsushiKa Hokusai, uno dei principali innovatori della xilografia ed uno dei primi artisti ad essere apprezzati dagli Impressionisti europei.
L'esposizione presenta un interessante excursus attraverso le grandi trasformazioni estetiche e stilistiche dell'arte ottocentesca, in un continuum di rimandi visivi tra le opere giapponesi e le opere di Monet
Il profilo sfuggente


 La donna con l'ombrello

 Paesaggi innevati


Scorci d'acqua

Il Giappone divenne per Monet quello fu l’Africa per Picasso e l’Oriente per Matisse. La summa della suggestione giapponese fu il suo giardino di Giverny,  con i suoi vialetti nascosti, i salici piangenti, il ponte giapponese sullo stagno delle ninfee

 
i fiori dalla mille sfumature. Le ninfee divennero, per l’artista impressionista, le icone di un pensiero al di là del dipinto, una visione astratta della natura. Fu un grande collezionista delle stampe giapponesi (ne possedeva oltre 230) e le esibiva nella sua abitazione di Giverny. Nel Salon Blue della sua villa era presente, infatti, la “Grande onda al largo di Kanagawa” del celebre Hokusai, di cui il Mao possiede una copia
Monet fu appassionato dalla particolare filosofia di vita dei maestri giapponesi, in comunione panteistica e spirituale con la natura, percependo l’esistenza di una risonanza cosmica che abbraccia il creato intero.


domenica 27 dicembre 2015

GIO PONTI E LA RICHARD-GINORI L'eleganza della modernità

Fino al 29 febbraio 2016 Palazzo Madama a Torino presenta la mostra dedicata a Gio Ponti e alla Richard-Ginori.
La mostra consente di ammirare le straordinarie invenzioni che Gio Ponti creò nel decennio 1923 - 1933 per Richard-Ginori, la fabbrica di Sesto Fiorentino di cui divenne direttore 
Gio Ponti
artistico all'età di 32 anni, chiamato da Augursto Richard. 
L'esposizione presenta settantacinque opere in porcellana e maiolica e un'ampia selezione di lettere e disegni di Ponti, tutti provenienti dal Museo Richard-Ginori di Sesto Fiorentino (attualmente chiuso al pubblico).

Lettera con disegno per il calamaio Il corriere
Calamaio Il Corriere
(porcellana decorata a cromo e dipianta a mano)













Convinto che il legame tra Arte ed Industria fosse una condizione imprescindibile per la creazione di uno stile e di un gusto veramente moderni, Gio Ponti rinnovò profondamente la produzione della manifattura Richard-Ginori, fino a quel momento ancorata ad un gusto storicistico legato alle forme e ai decori in uso nella manifattura nel Settecento e nell'Ottocento. 
Ponti, con un'intelligente scelta di modernità, impose temi nuovi che riportarono nuovamente la fabbrica all'attenzione del mercato internazionale.

Tra le opere esposte a Palazzo Madama alcuni dei più alti capolavori creati da Gio Ponti come il vaso Delle donne e delle Architetture, la Mano della Fattucchiera e la Mano fiorita, nonché le porcellane celadon, gli oggetti con decoro labirintica, Circo e Giungla, che evidenziano la profondità del linguaggio pontino e la complessità delle sue rielaborazioni, le sue riflessioni sulla classicità ed il contemporaneo, i riferimenti al movimento futurista e all'Art Decò.



Coppa Funérailles de Thais
Rispetto alle precedenti tappe della mostra (Palazzo Marini di Firenze e Triennale di Milano), a Torino vengono presentate alcune prestigiose novità come le urne Grottesca e Archi e corde,

la Coppa Ostiense, l'alzata con le Attività Gentili il piatto Pontesca, la Coppa Fantini e il Grande Vaso con reticolo in rilievo.

Archi e corde
Grande Vaso
Di grande interesse quanto 
emerge dalla corrispondenza con cui Gio Ponti, dalla sua residenza milanese, seguiva a distanza ogni fase del processo produttivo della Richard Ginori. 
Le lettere scambiate con Luigi Tazzini, direttore esecutivo, getta luce sulla genesi di opere, forme e decori e sul modo di operare del geniale architetto: dalla prima idea, spesso presentata sotto forma di un schizzo, al suo sviluppo. 

Cartolina pubblicitaria
Il suo intervento si spingeva fino a progettare gli annunci pubblicitari, le confezioni, le etichette per i prezzi da applicare agli oggetti, i marchi da apporvi al fine di curare tutti gli aspetti di promozione della Richard-Ginori. 
Ruolo centrale nel rinnovamento dell'architettura, dell'arredamento e delle arti decorative sarà la rivista "Domus" fondata da Ponti nel 1928.
La rete delle sue committente e i legami con i critici Ugo Ojetti e Margherita Sarfatti, con esponenti dell'alta borghesia finanziaria ed industriale milanese, restituiscono inoltre uno spaccato dell'élite intellettuale ed economica italiana del tempo.
Ad arricchire il percorso in mostra viene presentata la proiezione di "Amare Gio Ponti" il primo film documentario sul maestro del '900 (curato da Francesca Molteni): è un insieme di testimonianze degli eredi ed interviste ai protagonisti di oggi tra cui Vittorio Gregoretti, Enzo Mari, Sandro Mendini, Nanda Vigo, Bob Wilson e molti altri.


















mercoledì 23 dicembre 2015

Le donne nell'arte: SONIA DELAUNAY

Tutti la conosciamo come Sonya Delaunay, ma il suo vero nome è Sarah Stern.
Nacque a Gradisk (Ucraina) nel 1885 e a cinque anni fu affidata dai genitori, operai, ad un parente agiato affinché ricevesse un'educazione adeguata.
Dopo aver studiato disegno per un breve periodo all'Accademia d'arte di Karlsruhe in Germania, nel 1905 si trasferì a Parigi e si iscrisse all'Accadémie de la Palette.
Osteggiata dai familiari che ritenevano  che una carriera professionale nell'arte non fosse consona al suo rango, per non tornare in Russia, nel 1909 sposò Wilhelm Uhde, un amico collezionista e mercante d'arte presso la cui galleria di Parigi, un anno prima, aveva tenuto la sua prima personale di dipinti figurativi. Le opere selezionate per la mostra rispecchiavano il suo interesse per Van Gogh, Gauguin, Matisse e l'espressionismo tedesco e fu ben accolta dalla stampa.
Sempre alla galleria Uhde, nel 1908 conobbe l'artista Robert Delaunay che sposò nel 1910 dopo aver divorziato dal marito. Fu l'inizio di una collaborazione creativa che sarebbe durata trent'anni, fondata su idee estetiche comuni, su un intenso confronto e una reciproca influenza
Rytheme, joie de vivre - 1931
                           Robert Delaunay 
Rhythm Colour no. 1076 - 1930
Sonia Delaunay













In realtà era Sonia a provvedere alla sicurezza economica della famiglia e ciò la costrinse a lasciare la pittura. Questa ripartizione dei compiti ebbe implicazioni a lungo termine, infatti ancora oggi esistono opere di consultazione che contemplano l'opera di Robert Delaunay ma non quelle di Sonia. 
Nonostante il felice debutto come pittrice, nel 1909 Sonia passò alle arti applicate (la sua prima opera fu una coperta patchwok per il lettino del figlio Charles).
Nel 1912, mentre l'avanguardia parigina era nel pieno di un dibattito estetico concernente colore e luce staccati da ogni riferimento oggettivo, lei era impegnata a realizzare oggetti di uso quotidiano, come paralumi e tende, intrisi di vera luce.
Insieme al marito Robert studiò la teoria del colore effettuando esperimenti e ideò una nuova forma di pittura astratta detta simultanéisme, fondata sull'impiego di composizioni dinamiche luminose costituite da blocchi geometrici di colore concepiti in modo da essere registrati simultaneamente. Realizzarono  opere come Contrastes simultanés (che fa pensare ad un paesaggio assolato) e Formes Circulaires, Soleil
 Contrastes simultanés
Sonia Delaunay
Formes Circulaires, Soleil
Robert Delaunay





















Sonia trasferì il principio ad altri oggetti e capi di abbigliamento


e nel 1913 iniziò a disegnare abiti "simultanei" e le sue sorprendenti  creazioni in ogni genere di materiale, caratterizzate da colori e forme geometriche contrastanti, sembravano incarnare quella sintesi di arte e vita metropolitana cui mirava l'avanguardia dell'epoca




                                     










In una serata di tango al Bal Bullier, una sala da ballo parigina, Sonia Delaunay sfoggiò uno spettacolare abito aderente di sua creazione che la avvolgeva in una composizione astratta; di quest'abito Cendras scrisse: "Sul vestito indossa un corpo". Robert Delaunay definì gli abiti simultanéiste della sua compagna dei "veri dipinti viventi".




Oltre a disegnare i costumi per i Ballets Russes di Diaghilev e per l'opera teatrale "Le Coeru Gaz" (1923) di Trustan Tzara, si dedicò al disegn industriale, progettando, tra le altre cose, gli interni di auto Citroen ed una collezione di tessuti per un produttore di Lione. Nel 1925 in coincidenza con l'Exposition des Arts Décoratifs a Parigi, insieme al creatore di moda Jacques Heim aprì la Boutique Simultané di moda ed accessori . Il negozio annoverava tra le sue clienti star del mondo della moda e del cinema del calibro di Coco Chanel e Greta Garbo.
Nei primi anni '30 Sonia Delonay tornò alla pittura astratta anche perché la depressione del 1929 l'aveva costretta a chiudere la boutique e nel 1932 diventò membro del gruppo di artisti Abstraction-Création.
Però fu solo negli anni '50 che le furono dedicate delle mostre nei musei e cominciò a raccogliere i primi successi. Alla fine degli anni '90 più di uno stilista prese a citare le idee che caratterizzano le sue creazioni, e successivamente il rapporto tra moda e arte sarà al centro di una serie di mostre nei musei.

"Ho avuto tre vite: una per Robert, una per mio figlio e i miei nipoti e una più breve per me stessa. Non rimpiango di non essermi dedicata di più a me stessa. Non ne ho avuto proprio il tempo" (S.D.)








mercoledì 16 dicembre 2015

LUIGI ONTANI Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro

Un piacevole incontro ieri sera alla Gam con Luigi Ontani 
in occasione della presentazione della sua opera "Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro" girata negli anni Settanta a Palazzo Taverna a Roma in occasione degli Incontri Internazionali d'Arte e restituita alla visione dopo alcuni decenni poiché è stato possibile riversare il contenuto del master e quindi garantire la certezza della futura preservazione.
Luigi Ontani è tra gli artisti che più hanno utilizzato il film e il video in Italia. Le sue numerose opere in Super8 e in video sono conservate nella raccolta della VideotecaGAM sin dal 1999.
L'opera mostra il giovane Luigi Ontani ripreso di spalle, con il volto contro il muro, nella tipica posizione di colui che conta ad alta voce nel gioco del nascondino.
Ma, mentre nel gioco del nascondino i bimbi contano generalmente fino a trenta, Ontani sceglie di contare fino a 1972, anno della realizzazione del video.
Soltanto dopo una puntuale elencazione degli anni trascorsi tra la nascita di Cristo ed il 1972 (e lo scandire degli anni ci fa inevitabilmente pensare ai principali avvenimenti della storia) l'artista si gira come risvegliatosi nel presente e dichiara: Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro, facendo


così coincidere la fine della sua azione con l'annuncio sotteso di un inizio.
Numerosi artisti utilizzavano in quegli anni la durata del nastro per mettere in scena un'azione ripetitiva che potesse distendersi monotona, senza cesure e variazioni narrative, per l'intera durata del video facendo del tempo contenuto nel nastro un tempo solido, concretizzato da un unico gesto ripetuto, secondo uno schema compositivo lineare che molto doveva alla musica minimalista (vedasi per esempio l'opera IN "C" di Terry Riley - 1972).
Apparentemente Ontani fa qualcosa di simile, ma è ancor più radicale nel suo far coincidere la durata temporale con un atto che è l'enunciazione stessa del passare del tempo: è come se l'artista, con la leggerezza di un bambino, avanzasse rapido attraverso il tempo, come un nuovo angelo della storia, ma volto verso il futuro, come rapito dal desiderio d'incominciare a giocare e agire sotto il segno dell'arte, in quel presente la cui soglia si apre al numero 1972.
In mostra proiettate anche le prime opere girate da Luigi Ontani con una cinepresa Super8 presso lo studio Bentivoglio di Bologna nel 1969 e sette stampe fotografiche realizzate dall'artista negli stessi anni, composte da alcune sequenze tratte dalle foto di scena
Svenimento 1969 (particolare)
Tetto 1969 (particolare)












Le opere sono visitabili nella Videoteca della Gam sino al 14 febbraio 2016.


mercoledì 9 dicembre 2015

DAGLI IMPRESSIONISTI A PICASSO


Al Palazzo Ducale di Genova fino al 10 aprile 2016 si può visitare una mostra che permette di fare una panoramica su opere che vanno dall'Impressionismo alle Avanguardie. Un percorso nei cinquant'anni in cui in Europa gli artisti sperimentano nuove modalità espressive, nuovi modi di dipingere, un periodo che porrà le basi della nostra modernità.
In mostra sono presentati 52 capolavori provenienti dal Detroit Institute of Arts che permettono di ripercorrere la storia dell'arte europea a cavallo tra Ottocento e Novecento facendo una sintesi del percorso artistico dei vari protagonisti del periodo: si parte dall'Impressionismo con i suoi famosi esponenti Monet, Degas, Pisarro, Renoir
J. A. Renoir - Il Pierrot bianco 1894
Pisarro - Il sentiero 1889
Monet - Gladioli 1876

J. A. Renoir - Donna in poltrona 1874

si procede attraverso i lavori postimpressionisti di Cézanne, Van Gogh e Gauguin, 

P. Gauguin - Autoritratto 1893
V. Van Gogh - Sponda dell'Oise ad Auvers 1890

Paula Moderson-Becket
Vecchia contadina 1905
F. Vallatton
 Nuda con vestaglia sul ginocchio 1904
dei Nabis e del del silenzioso intimismo di Bonnard e Vallotton, per proseguire fino agli artisti dell'Ecole de Paris come Modigliani, Soutine, Matisse, Dufy

R. Dufy - Natura morta 1914
E. Matisse - Papaveri 1919


ed arrivare ai lavori dell'Espressionismo di Nolde,
E. Nolde - Girasoli 1932


Kirchner, Rottluff, alle spinte verso l'astrattismo di Kandinsky
W. Kandinsky
Studio per Dipinto con forma bianca 1913
alla Nuova Oggettività di Otto Dix 
O. Dix - Autoritratto 1912
Ragazza che legge 1938
Testa di Arlecchino 1905
sino alle opere di Pablo Picasso che presentano l'evoluzione stilistica dell'artista.






Capolavori che mostrano la sorprendente avventura del collezionismo americano che va di pari passo con il rapido sviluppo del capitalismo industrializzato. I grandi imprenditori, infatti, diedero origine ad una forma di mecenatismo che permise di aprire un nuovo immaginario culturale, alimentato dagli stimoli delle avanguardie europee che proprio in quegli anni venivano raccolte e diffuse dal Detroit Institute of Arts.
L'esposizione presenta sei sezioni principali:
Cercando il sole. La nascita dell'Impressionismo (il 15 aprile 18724 si inaugura la prima mostra degli Impressionisti nello studio parigino del fotografo Nadar)
Degas, lezioni di stile (sala dedicata unicamente alle opere di Edgard Degas): l'artista parigino più aristocratico

E. Degas - Violinista e giovane donna 1871

E. Degas - Ballerine nella stanza verde 1879





Cézanne solitario e geniale (sala dedicata alle opere dell'artista): la sua esistenza riservata di tranquillo benestante, si compie nella stessa zona e nei medesimi anni in cui si consuma il dramma umano ed artistico di Van Gogh
P. Cézanne - La montagna Saint Victoir 1904-1906
P. Cézanne - Tre teschi 1900









Oltre l'impressione. Proposte prospettive: il mondo va sempre più veloce: trasporti e tecnologia, innovazioni e scienza. Anche l'arte esplora nuove strade, tra l'intimità ed il sogno di mondi lontani.
A. Modigliani
L'uomo con il cappello 1919
Matisse e l'Ecole de Paris: nel 1906 e nel 1907 le mostre retrospettive di Gauguin e di Cézanne offrono una formidabile spinta agli artisti internazionali per superare l'eredità dell'Impressionismo
Espressionismo, l'Avanguardia che parla tedesco: l'Espressionismo si afferma nella cultura tedesca del primo Novecento. Scenari sghembi, figure aspre, contrasti tra ombra e luce emergono anche nei capolavori del cinema dell'epoca
Picasso. Cubismo e classicità per l'arte del Novecento: Picasso dipinge e vive senza limiti: l'espressione della sua energia creativa è la manifestazione di un uomo che partecipa intensamente al suo tempo e al suo mondo, mentre cerca il confronto con la storia.